Cronaca

Istat, dinamica della provincia:
meno abitanti, la Lombardia cresce

Cremona e la sua provincia nel secondo dopoguerra scontano una dinamica demografica negativa. La Regione invece si attesta a oltre 10 milioni di abitanti: il 3,5% sono cremonesi.

Cremona è una provincia che dal secondo dopoguerra ha conosciuto una dinamica demografica negativa che contrasta nettamente con quanto si è manifestato nel contesto territoriale della Regione Lombardia. L’analisi dei censimenti generali della popolazione dell’Istat rivela nettamente questa asimmetria. Nel Censimento del 1951 la provincia di Cremona contava 381.816 abitanti mentre, nel Censimento del 2021, i residenti in Provincia erano diminuiti a 351.654, con un saldo negativo di 30.162 persone, pari ad un calo del 7,9%. Nello stesso arco temporale i residenti in Lombardia sono passati da 6.566.154 a 9.943.004, con un incremento di 3.376.850 persone, apri al +51,4% (CLICCA QUI per i dati su base comunale relativi a popolazione e demografia).

La popolazione della Lombardia è aumentata costantemente tra il 1951 e il 2021, con un incremento significativo nel corso degli anni, con la provincia di Milano che ha registrato l’incremento maggiore, mentre Cremona ha subito una riduzione.

La popolazione in provincia di Cremona, in realtà era cresciuta, pur con qualche esitazione, dai 291.746 residenti del primo censimento nel 1861 fino ai 381.816 del 1951, guadagnando, in 90 anni, 90.070 residenti, pari al +30,8%; con una dinamica demografica comunque decisamente inferiore a quella della Regione che, tra il 1861 e il 1951, vede raddoppiare i residenti da 3.160.481 a 6.566.154 (+107%). Ma il divario si allarga e assume tratti nuovi negli anni ’50, poiché mentre la provincia di Cremona, tra il 1951 e il 1961, perde oltre 30mila abitanti (-8%) la Lombardia, nel suo complesso, cresce di 840mila residenti (+12,8%).

Nel decennio successivo, tra il 1961 e il 1971, mentre Cremona perde altri 17mila residenti (-4,8%) la Regione segna un incremento di 1,1 milioni di abitanti, pari al + 15,4%. Anche nel ventennio successivo, tra il 1971 e il 1991, pur rallentata, continua la riduzione della popolazione in provincia di Cremona che proprio nel 1991 tocca il suo punto più basso con 327.970 residenti, meno dei 329.536 del 1901. Tra il 1971 e il 1991 rallenta la crescita anche in Lombardia che, tuttavia, vede aumentare ancora di quasi 313mila i suoi residenti (+3,6%). Il Censimento del 2001 segna un modesto recupero per la provincia di Cremona che conta 335.939 (+2,4% rispetto al 1991), confermando il recupero anche nel 2011, con 357.623 (+6,5%) in linea con quanto accade nel contesto regionale, con un incremento del +2% tra il 1991 e il 2001 e del +7,4% tra il 2001 e il 2011; un trend che in Lombardia prosegue anche tra il 2011 e il 2021, con un ulteriore incremento del +2,5%. Non così, invece, in provincia di Cremona poiché, tra i 2011 e il 2021, la popolazione si riduce di quasi 6mila persone, pari al -1,7% e si ferma a 351.654 residenti. E siamo ai giorni nostri.

 La popolazione della provincia di Cremona, secondo l’ultimo Censimento al 31 dicembre 2023, pubblicato nel marzo 2025, ammonta a 352.965 abitanti, il 3,5% della popolazione residente in Lombardia arrivata a 10.012.054 residenti. Nel 1951 i 381.816 Cremonesi costituivano il 5,8% dei 6.566.154 di Lombardi. Questo ci raccontano i numeri. Poi c’è la storia. Negli anni ’50 e ‘60 l’Italia ha vissuto un forte processo di urbanizzazione: le persone si sono trasferite dalle campagne ai centri urbani per cercare lavoro nell’industria e nei servizi. Cremona, pur avendo alcuni centri urbani, è storicamente una provincia a vocazione agricola: molte persone hanno lasciato i piccoli comuni per trasferirsi in città più grandi come Milano, Torino o all’estero (soprattutto in Svizzera e Germania). L’agricoltura ha perso centralità economica, diventando sempre più meccanizzata, riducendo la necessità di manodopera nei campi, spingendo molti a emigrare. Il calo della popolazione in provincia di Cremona è, quindi, legato all’abbandono delle campagne e alla fuga dei giovani verso aree più dinamiche.

Elio Montanari

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