Trenord, la beffa
dopo il danno:
controlli pure a terra

Quella di venerdì è stata per i pendolari della tratta Mantova-Cremona-Milano una vera mattinata d’inferno. Non la prima, certo, ma di sicuro una delle peggiori della pur già disastrosa gestione di Trenord. Treni in ritardo e poi soppressi e un intasamento lungo la linea che non ha consentito ai lavoratori di arrivare prima della pausa pranzo in ufficio.
Piadena, si sa, è lo snodo essenzialmente per il casalasco nella tratta in questione. Abbiamo raccolto lo sfogo di un passeggero, non pendolare in questo caso, che ha raccontato del caos e della sensazione di impotenza vissuta sui binari. “Ci hanno detto” ha spiegato “che il treno era in ritardo di 40 minuti, poi di 70, poi sono saliti per farci scendere e metterci su un pullman. Dovevo arrivare a Milano alle 8.40, con partenza prevista alle 7.15 da Piadena: alle 10 non ero ancora sceso dal treno preso a Cremona, dopo avere viaggiato in pullman nella prima tappa”. “Ho visto scene da cinema, con gente che non ne poteva più” sostiene il nostro interlocutore e il suo sfogo è senza dubbio quello di tutti i passeggeri continuamente vessati da questi ritardi clamorosi.
Ma non è tutto: oltre al danno, infatti, rischia di aggiungersi la beffa. La denuncia è arrivata su Facebook sul gruppo apposito da Andrea Bertolini, che fa capo al comitato Pendolari per la zona di Mantova e del quadrante lombardo di riferimento (dunque anche di Piadena e del casalasco). Bertolini ha voluto avvisare i pendolari dello sgarbo di Trenord, che ha annunciato di voler riprendere, nei prossimi giorni, i cosiddetti controlli a terra. Tradotto: un addetto di Trenord potrà chiedere il biglietto anche a persone che sono in stazione e non necessariamente sul treno. “E’ una scelta che viola l’accordo stretto tra Trenord e pendolari nell’autunno scorso” racconta Bertolini “ed è un fatto grave”. “Troppo facile” risponde una ragazza sul social network “. Dovrebbero controllare sui treni per controllare anche che gente viaggia: ne va della nostra sicurezza”. “Tuttavia” ammonisce ancora Bertolini “ricordo a tutti i viaggiatori che il biglietto deve essere esibito in treno, non in stazione. Quindi chi vuole può rifiutarsi di mostrarlo senza subire multe. Non facciamoci intimorire”.
Una sorta di grido di guerra da parte di chi non ne può più. La misura è colma. Da un pezzo, in verità. E l’impressione è che il miglioramento promesso non sia affatto dietro l’angolo…
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