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Tari, come cambia il regolamento a Casalmaggiore: rincaro tra il 3.8 e il 4.2 per cento

La tariffa dunque aumenta e basta? “In realtà stiamo andando verso il trend che volevamo: dare cioè maggiore importanza agli svuotamenti a dispetti dei metri quadrati" ha precisato Poli prima del consiglio comunale.

CASALMAGGIORE – Cambia il regolamento della Iuc e cambia in particolare la parte tecnica legata alla Tari, la tassa sui rifiuti. Concetti difficili da spiegare in parole povere, ma abbiamo provato a fare il punto con l’assessore al Bilancio Marco Poli prima del consiglio comunale di venerdì sera, dove questo punto è inserito all’ordine del giorno. Spieghiamo subito che l’incremento pro capite della tassazione si attesterà tra il 3.8 e il 4.2 per cento e vediamo il motivo.

“Le parti che vengono modificate – spiega Poli – riguardano la rilevanza del bidoncino o del cassonetto, tanto che per chiudere l’utenza è obbligatorio riportare questi contenitori a Casalasca Servizi, per non disperdere tale materiale. Ma la parte più importante è la riduzione del coefficiente di abbattimento: la soglia minima di produzione passa cioè dal 50% al 30%. Cosa significa? Dato che il primo anno siamo rimasti abbastanza “alti” con questa soglia, ora l’abbiamo portata al 30%: quindi si paga il minimo soltanto fino al raggiungimento del 30% del coefficiente e non più del 50%. Le altre modifiche riguardano il lieve aumento del prezzo dal chilo, che passa da 0.15 a 0.16 euro, assieme al rinnovato rapporto di valorizzazione tra chilo e litro. Il bidoncino, infatti, è misurato in litri, ma Casalasca conferisce in chili: prima 1 litro era uguale a 0.085 chili, ora 1 litro equivale a 0.090 chili. Tradotto in euro, si passa da 42-45 centesimi a 54 centesimi a svuotamento”.

La tariffa dunque aumenta (tra il 3.8 e il 4.2 per cento, come detto) e basta? “In realtà stiamo andando verso il trend che volevamo – spiega Poli – : dare cioè maggiore importanza agli svuotamenti a dispetto dei metri quadrati. Ogni anno approviamo sempre un piano finanziario che per il 2016 porta a un totale di 2milioni 545mila e 297.20 euro, quindi i soldi che si vanno a reperire sono gli stessi. Semplicemente proviamo a spostare e indirizzare meglio il recupero sulla parte dello svuotamento rispetto ai metri quadrati”. Va detto che i costi del piano finanziario sono fissi, ossia al metro quadrato, e variabili: questi ultimi per le utenze domestiche sono legati o al corrispettivo (in base al numero degli occupanti) o ai cosiddetti variabili calcolati (imputati alla gestione degli svuotamenti). Il comune con Casalasca Servizi, almeno per il secco (che è comunque una parte minima della tariffa complessiva), intende fare pesare in particolare quest’ultimo aspetto. Il piano finanziario rispetto al 2015 è lievemente superiore (30mila euro circa), con costi fissi da 1 milione e 722mila euro e costi variabili pari a 822.627 euro, in parte a corrispettivo e in parte a calcolato.

Ultima questione è quella degli insoluti inesigibili, ossia quelli che non possono essere recuperati e vanno quasi considerati persi. Si tratta dagli inesigibili prescritti e risalenti a 5 anni fa, che ammontano a 200mila euro per l’anno 2011. L’anno scorso, in relazione dunque al 2010, gli insoluti erano pari a 160mila euro. “In questo caso – precisa Poli – si consegna la documentazione a Equitalia, ma sappiamo bene che il recupero è molto difficile: la differenza che porta a 200mila euro è quella che passa tra l’accertamento emesso, dove i soldi sono indicati, e l’incassato, dove i soldi ovviamente mancano. E’ importante sottolineare gli insoluti, perché Casalasca va a reimputarli sul piano finanziario in corso, dunque hanno una ripercussione anche nel presente”.

Giovanni Gardani

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