Ponte Po, Ferroni: "Ma alla fine a Roma non si è deciso nulla. Una perdita di tempo"
“Se è vero che il cemento armato come dicono gli ingegneri ha una sua vita e il nostro ponte è già giunto al termine - spiega Orlando Ferroni - rischiamo di fasciare un moribondo e ritrovarci tra cinque anni con altri problemi"

CASALMAGGIORE – Dopo l’entusiasmo iniziale, un po’ più di cautela. L’incontro con Delrio non è stata l’apparizione della Madonna di Fatima con contemporaneo miracolo. Si è registrata la disponibilità dello Stato a fare la propria parte – non avrebbe potuto essere altrimenti – ma su ‘quale’, su come e in quale proporzione non si è capito un gran ché. Le decisioni sono state rimandate all’ennesimo tavolo. Una perdita di tempo per Orlando Ferroni. “Ma alla fine che hanno deciso a Roma? Tante parole per dire nulla. Tutto rinviato ad un ennesimo tavolo”. Tutto dipenderà dai riscontri tecnici degli uomini della provincia di Parma. Poche le indiscrezioni che trapelano e quelle poche non sono certo rassicuranti. Cinque (per altre fonti dieci) travi messe davvero male. Ed ogni volta che si mette a nudo una cancrena, aumentano le spese da prevedere per risanare. Tra una settimana (forse dieci giorni, ma non di più) arriverà l’esito definitivo. Solo allora si potrà prevedere verso quale strada si convergerà. Perché a quel punto tre dovrebbero essere le ipotesi sul piatto. La prima, quella di una riparazione possibile a costi non eccessivi rispetto al farlo nuovo. La seconda, riparazioni possibili a costi altissimi e la terza l’impossibilità di ripararlo. Anche sulle riparazioni ci sono perplessità “Se è vero che il cemento armato come dicono gli ingegneri ha una sua vita e il nostro ponte è già giunto al termine – spiega Orlando Ferroni – rischiamo di fasciare un moribondo e ritrovarci tra cinque anni con altri problemi. E’ come mettere una benda alla cancrena. Può essere funzionale quanto vuoi, la cancrena resta ed il problema è solo rimandato. Gli ingegneri con cui ho parlato mi hanno confermato una cosa, quando il processo di ossidazione è in atto c’è poco da fare. La mia impressione? E’ che le province stiano prendendosi tempo per giungere a fine anno quando la responsabilità dei ponti non sarà più la loro e che non vi sia idea di quel che c’è da fare”. Già, quel che c’è da fare. “Io vado avanti con l’idea del ponte, che può essere quello provvisorio o quello definitivo. E deve essere lì, dove è quello di adesso. Non capisco la foga per la TiBre. Poi il cittadino che fa? Entra ed esce da un casello quando deve andare a Parma? Presto avrò tutti i preventivi ed i progetti di massima. Serviranno? Ci saranno già, io sarò pronto. Noi dobbiamo riavere il nostro ponte, il ponte di Casalmaggiore, esattamente dove è quello di adesso. Tutto il resto è una grossa perdita di tempo. Che, peraltro, non possiamo permetterci”.
Nazzareno Condina