Ponte: "La soluzione tampone fa acqua". Le osservazioni fatte fare da Ferroni
"Con riferimento alle armature di precompressione, si tende a dare più credito ai dati desunti dal progetto originale rispetto che a quelli dell’indagine ANAS del 2003; personalmente tenderei a credere di più al rilievo del 2003"

CASALMAGGIORE – Più che una controperizia, un parere tecnico. Che mostra le ‘falle’ dell’idea di tamponare il vecchio ponte. Una bomba – secondo Orlando Ferroni – che mette (o dovrebbe mettere) la parola fine all’intervento di rimessa in funzione della vecchia struttura sino alla realizzazione di quello nuovo.
Ad esaminare la relazione tecnica della provincia di Parma, a quanto riferisce lo stesso consigliere comunale, un ingegnere interpellato Casalmaggiore per la Libertà. Le osservazioni avrebbe voluto presentarle questa sera in consiglio comunale ma poi, in accordo col proprio gruppo di riferimento, ha optato per la soluzione immediata “Perché è giusto che si sappia da dove partiamo questa sera ed è giusto che ognuno prenda la propria decisione solamente alla luce di tutte le variabili in campo. E poi volevo che tutti arrivassero preparati al Consiglio Comunale”.
Naturalmente sono osservazioni ad una prima lettura, il gruppo si riserva di approfondirle in caso servisse. Questa la risposta ricevuta dal tecnico interpellato. “Alcune osservazioni e considerazioni sulla base di una prima lettura della relazione che hai mandato: é stato corretto escludere (par. 3.1.1.1.2, pag. 14 e par. 4, pag 25) interventi di tipo “Adeguamento sismico” o “Miglioramento sismico” (ai sensi delle Norme Tecniche per le Costruzioni 2008, cap. 8); l’intervento proposto è classificato, pertanto, come “Riparazione o intervento locale”. La norma (par. 8.4.3) dice che gli interventi di “riparazione o locali” devono riguardare singole parti e/o elementi della struttura e interessare posizioni limitate della costruzione; gli interventi proposti sono in verità piuttosto estesi, riguardando 16 campate (2 travi per ogni campata) su 39 (totale 156 travi): 41% delle campate; 21% delle travi”. Qui il primo problema. Può essere considerato riparazione un intervento così esteso?
Poi la risposta continua: “A pag. 13, par. 3.1.1.1.1, si afferma che “l’intervento di riparazione corre … il serio rischio di realizzare opere ingenti e dispendiose non garantendo la necessaria vita utile al manufatto”; nel par. 4, pag. 25 e 26, si afferma che è possibile, a seguito degli interventi di riparazione proposti, riaprire il ponte a doppio senso di marcia con carico massimo transitante pari a 20 t; dall’analisi delle tabelle riportate nella relazione mi sembra di poter desumere che al massimo si può aprire al traffico ai soli autoveicoli (peso inferiore a 3,5 t); forse intende che i mezzi da 20 t devono essere opportunamente distanziati tra loro (ad esempio di 50 m); non ho trovato riferimenti a calcoli svolti per giustificare questo tipo di accesso”
“Prima di fare l’intervento di riparazione sarebbero necessarie ulteriori indagini conoscitive (pag. 26: “surplus di indagini”), anche perché nella relazione, con riferimento alle armature di precompressione, si tende a dare più credito ai dati desunti dal progetto originale rispetto che a quelli dell’indagine ANAS del 2003; personalmente tenderei a credere di più al rilievo del 2003. Con riferimento ai dati sull’armatura di precompressione (diametro dei fili e residenza del materiale): nell’indagine del 2017 non è stato effettuato il controllo del diametro (vedi penultimo paragrafo a pag. 9); sembra che non siano state effettuate nemmeno verifiche di resistenza dell’acciaio su campioni prelevati dalle travi e mi sembra una mancanza grave, in quanto questi due parametri influenzano pesantemente la resistenza delle travi (confronta, ad esempio, i valori di momento resistente riportati nelle due tabelle di pagina 20)”
“I costi sommariamente riportati alla pag. 28 sommano tra 2.800.000 € e 5.200.000 € (considerando costi della sicurezza pari 1 15% del totale e aleatorietà pari a +20%); il costo del monitoraggio è stimato in circa 30.000€; giustamente si esclude la possibilità di aprire il ponte a senso unico alternato (pag.29)”.
Infine le conclusioni: “Per riassumere: allo stato attuale vanno considerati i dati delle indagini ANAS 2003 e non quelli di progetto originari;
sulla base di quanto sopra e sulla base dei dati riportati nelle tabelle della relazione, sia pur a seguito degli interventi di riparazione e della messa in opera del monitoraggio, risulta difficile giustificare anche la sola apertura ai veicoli fino a 3,5 t e con i marciapiedi interclusi al traffico ciclo-pedonale; anche dopo le riparazioni, è possibile che il ponte vada chiuso o subisca ulteriori limitazioni (veicoli fini a 2,3 t / singola corsia a senso unico alternato) se il monitoraggio evidenziasse valori anomali (pag. 27, ultimo paragrafo)”.
Tutta una serie di dubbi e perplessità a cui si dovrà rispondere prima di intraprendere una qualunque strada in merito alla risoluzione temporanea del problema. “A questo punto – conclude Ferroni – rifaccio la domanda. Vale la pena incerottare un ponte vecchio, ammesso che poi lo si possa fare, alla luce delle tante variabili in campo o vale la pena pensare ad una struttura temporanea che offre tutte le garanzie del caso e permette di smontare e ricostruire il ponte nuovo nel punto esatto in cui è adesso?”.
Stasera saranno i tecnici a chiarire i dubbi. “L’ingegnere strutturista presente sarà pronto a rispondere ad ogni tipo di domanda. I costi di massima verranno dati agli organi competenti, e non resi pubblici, per ovvie ragioni essendo poi prevista una gara se si decidesse per il ponte provvisorio. Si aggirano comunque sulla cifra che è circolata nei giorni scorsi. Ma già i dubbi che solleva questa osservazione da noi voluta sono piuttosto evidenti. L’operazione tampone fa acqua, non ci sono soluzioni diverse dal ponte provvisorio”.
Nazzareno Condina