"Era una notte che pioveva": torna in vita la memoria di 156 Caduti di Piadena, Vho e Drizzona
Ai discendenti dei Caduti è stato fatto dono di una copia del libro. Intanto l’esposizione di cimeli bellici originali dell’epoca, che ha fatto da corollario, rimarrà aperta alla visita delle scolaresche o di privati per qualche giorno.

PIADENA/DRIZZONA – Una serata nel segno del ricordo, come tante ne sono state organizzate in questa fase in cui si celebra il Centenario della fine della Grande Guerra, ma anche una serata speciale. Con tante storie condensate in un libro che prende il titolo da un canto alpino “Era una notte che pioveva” e poi racconta le vite, le storie e il sacrifico di 156 cittadini di Piadena, Vho e Drizzona, caduti per la patria. L’interesse per la vicenda, che pure sembrava riposare nel passato, 100 o più anni fa appunto, c’è stato, eccome, se è vero che la sala consiliare del comune di Piadena, mercoledì sera alle ore 21, era gremita con i due sindaci Ivana Cavazzini e Nicola Ricci in testa al folto pubblico.
L’autore di questo volume, in vendita a 10 euro e ricco di fotografie, è Mauro Ferrari, operatore naturalistico e culturale nazionale del Club Alpino Italiano. Lo stesso ha saputo condensare, nelle pagine, la passione per la montagna, dove molti soldati hanno perso la vita specie sul fronte italiano in quel conflitto, e il legame con il territorio casalasco. Tutto nasce da lì, da quelle due pulsioni: Ferrari studia i monumenti ai Caduti di Piadena, del Vho e di Drizzona, analizza anche un quadro che reca i volti dei soldati morti in guerra o dispersi, contenuti in una teca in uno dei corridoi del palazzo municipale piadenese, “davanti al quale tutti noi passiamo – ha ricordato Ferrari – senza a volte renderci conto che ci sono, perché tanto i loro volti sono sempre lì, fissi”.
Da lì parte l’idea, che spinge l’autore a studiare le storie, le vite e i segreti di quei 156 Caduti, passando da archivi e parenti tuttora in vita in qualche caso, affinché oggi, a cento anni di distanza, non vengano dimenticati. Si parla di giovanissimi – anche se quelle foto li fanno già sembrare adulti, un po’ perché una volta si invecchiava prima e soprattutto per le condizioni estreme in cui si viveva – morti o sul campo o per le malattie provocate in qualche caso anche dalle durissime condizioni di vita nei campi di prigionia in Austria o in Germania. Il libro di Ferrari è stato accreditato quale progetto nel programma ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri per le commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale ed ha ottenuto il patrocinio dell’Unione Lombarda dei Comuni di Piadena e Drizzona, della Sezione di Bozzolo del Club Alpino Italiano e del Parco Oglio Sud.
Ai discendenti dei Caduti è stato fatto dono di una copia del libro. Mentre, con l’esposizione di cimeli bellici originali dell’epoca a fare da corollario e che rimarrà aperta alla visita delle scolaresche o di privati per qualche giorno, la serata – aperta dalla presentazione del Cai – si è chiusa con la lezione di storia di Giancarlo Rovigatti in merito ad antefatto e cause della disfatta italiana a Caporetto nell’ottobre 1917.
G.G.