Oglio Po, Pronto Soccorso a rischio? CNC vuole vederci chiaro: "Le parole non bastano più"
visto l'abbandono di questa parte della Lombardia considerata e non solo dal punto di vista sanitario marginale, sarebbe forse meglio chiedere un'annessione all'Emilia Romagna. Da sud depresso della Lombardia a nord dell'Emilia

CASALMAGGIORE – La questione ospedale Oglio Po torna a farsi calda. Invero non si è mai raffreddata perchè, dalla fine di ottobre dell’anno scorso, da quando fu chiuso il punto nascite per una questione prettamente numerica, i numeri continuano a fare paura. A conti fatti, anche il Pronto Soccorso potrebbe – secondo la normativa regionale – essere a rischio non raggiungendo i parametri per poter funzionare 24 ore su 24. La questione era già stata sollevata a maggio dall’allora consigliere Orlando Ferroni ricevendo però garanzie dalla Regione stessa. Garanzie che nulla sarebbe cambiato.
Ma le parole qui sono solo una sequela di lettere poste l’una dietro l’altra e nulla più. La Regione, come ha già mostrato nella questione relativa al Punto Nascite, tiene unicamente conto dei numeri. Il territorio servito da Oglio Po – per dirla alla Metternich – è solo un punto (un po’ ampio) sulla cartina. E a contare, alla fine, sono unicamente le leggi con i loro parametri.
Venerdì sera, per fare il punto sulla situazione ed in vista del consiglio comunale convocato dalla stessa minoranza di CNC con un passaggio all’ordine del giorno, appunto l’ospedale, si è tenuta una conferenza stampa. A introdurre l’argomento la consigliera che più di tutti ed in questi anni ha seguito la questione ospedale, Annamaria Piccinelli: “È in corso, ormai da qualche anno – ha spiegato – una profonda riorganizzazione dei presidi, nella direzione di concentrare i servizi nei centri più grossi.
I criteri sono già tutti scritti nelle leggi statali e regionali e sono in gran parte numerici: bacini di utenza intesi come numero di abitanti e accessi intesi come utilizzo dei servizi. Marginali sono i criteri geografici, metereologici, demografici. Gli effetti di questa riorganizzazione li abbiamo già toccati con mano con il punto nascite, ma noi siamo convinti che sia solo l’inizio. Una prossima tappa, molto preoccupate, temiamo sia la riduzione del pronto soccorso da 24 a 12 ore.
Poiché ogni cambiamento in peggio, e soprattutto rispetto a tematiche così sostanziali, non può essere somministrato alla popolazione da un giorno all’altro, da un lato si lascia che ciò avvenga in sordina riducendo investimenti e progettualità, dall’altro edulcorando con periodiche e roboanti promesse.
La cosa che chiediamo, leggi alla mano, è che ci dicano chiaro e tondo cosa deve diventare il nostro ospedale. E non ci basta il ritornello che rimarrà ospedale per acuti perché dietro a questa definizione ci sono diverse variabili. Chiediamo che i sindaci diventino sempre più consapevoli e istituzionalmente attrezzati per introdurre, in questi cambiamenti, una forte componente ‘politica’ accanto a quella meramente numerica che oggi la fa da padrona. Chiediamo inoltre che i medici, infermieri e tutto il personale che opera sul terreno possa davvero esercitare il proprio ruolo consultivo e propositivo, riconosciuto per legge, ma ad oggi rimasto solo sulla carta. Chiediamo infine che i medici di base siano effettivamente coinvolti nelle progettualità affinché vi sia organicità tra richieste della popolazione e servizi erogati”.
A rimarcare il discorso il capogruppo in consiglio, avvocato Fabrizio Vappina: “A fronte della verifica normativa non ci si può nascondere – ha spiegato – perché il problema c’è. Abbiamo sentito parole di buona volontà dalla Regione, ma quello che ci impedisce di stare sereni sono le norme. Non bastano generiche promesse sull’Oglio Po perché non vorremmo trovarci con il Pronto Soccorso con la stessa situazione del Punto Nascite. Noi chiediamo di affrontare la questione in maniera tecnica”.
Provocatorio Pierluigi Pasotto, un altro di quelli che si è lungamente battuto per il mantenimento del punto nascite: “Non ancora passata la rabbia per quella vicenda – ha sottolineato il rappresentante di Rive Gauche – e del rimpallo triste tra regione e ministero. La Regione ha capacità di legiferare. Con i numeri attuali della normativa vigente il Pronto Soccorso non dovrebbe più funzionare h24. Ma la lettura non deve essere fatta sui numeri. Il nostro territorio è fortemente atipico. Non ci si può permettere quello che è già successo per il punto nascita: non si può scherzare su certe cose. Che succederebbe, a fronte della riduzione dell’orario, se qualcuno stesse male in piena notte e dovesse essere costretto a farsi i 40 km che separano Casalmaggiore da Cremona? Già abbiamo visto quali sono stati i risultati della chiusura del punto nascite: la gente va a partorire per lo più a Guastalla, fuori regione ed adesso che il ponte è stato riaperto è più vicina e raggiungibile anche Parma”.
Ancora sul Punto Nascita: “Noi non ci siamo arresi – ha concluso Pasotto – e non ci arrenderemo nemmeno questa volta. A meno che qualcuno in Regione non ci dica con franchezza quello che sta già avvenendo, una progressiva riduzione dei servizi, che va avanti verso questo destino. Non è solo una questione di Oglio Po, all’ospedale di Bozzolo va tutta la nostra solidarietà per la questione della riabilitazione cardiologica. Per farla adesso bisogna andare verso Pieve di Coriano, e tanti non sanno neppure dov’é. Mi chiedo quale sia la logica. Vogliamo più rispetto per le persone altrimenti, visto l’abbandono di questa parte della Lombardia considerata e non solo dal punto di vista sanitario marginale, sarebbe forse meglio chiedere un’annessione all’Emilia Romagna. Da sud depresso della Lombardia a nord dell’Emilia”. Naturalmente è una provocazione, ma ben chiarisce la percezione di come questo territorio sia stato considerato dalla regione di riferimento. “Tante promesse sono state disattese”.
Anche Mario Daina ha voluto dire la sua: “La Regione Lombardia è un animale strano, e lo si vede da come tratta un territorio, il nostro, sempre più mortificato. Viviamo in una situazione nella quale capisci che siamo un territorio sempre più isolato. Noi vogliamo sapere il futuro di questo plesso perché da quel che stiamo notando soprattutto nella sanità, la coperta è sempre più corta. Vorrei vedere un territorio in cui Casalmaggiore e Viadana siano realmente i capofila di richieste, ed un distretto al quale attribuire competenze attraverso le quali andare avanti. Casalmaggiore sta rinunciando al proprio ruolo guida e a Viadana sono chiare a tutti le divisioni politiche. Mi sembra incredibile ad esempio che in Regione si cambino i requisiti per il Pronto Soccorso e nessuno dica niente. Vogliamo un po’ di rispetto, e considerazione”.
Nazzareno Condina