Ambiente

Vicomoscano, cassettoni degli abiti usati utilizzati come pattumiera

Ci chiedono un appello ma francamente non sappiamo neppure a cosa appellarci. All'intelligenza di chi utilizza i contenitori come i cassonetti della rumenta in maniera sistematica?

VICOMOSCANO – L’utilizzo dei cassettoni delle associazioni che si occupano del recupero di capi d’abbigliamento usati a mo’ di cassonetti dei rifiuti è costume molto antico. A volte chi li utilizza non ci arriva che ciò che è inutilizzabile o irrimediabilmente andato andrebbe depositato nell’indifferenziato e smaltito da chi si occupa di rifiuti. Si fa prima: un sacco, tutto dentro, e via andare. Non impariamo mai nulla, o quasi e i furbi crescono come i funghi dopo la pioggia e a differenza dei funghi non hanno un tempo di decadimento e non si spengono mai.

Il primo cittadino di Casalmaggiore, Filippo Bongiovanni, consapevole del problema, aveva spiegato non molto tempo fa dal suo profilo facebook, correttamente, di non utilizzarli nel periodo dell’emergenza perché tanto nessuno sarebbe venuto a svuotarli. Ma neppure questo è servito, anche perché il problema non è solo questo. Gli analfabeti funzionali possono leggere pure avvisi di tre parole, probabilmente non li capirebbero e non li ascolterebbero lo stesso.

Ieri la segnalazione ci è giunta da Vicomoscano. A fianco della chiesa parrocchiale, nell’area parcheggio, c’è il cassettone della Caritas. “Tappeti per cani , vestiti rovinati e cuscini che fanno letteralmente schifo. Il Signore addetto alla raccolta si è rifiutato di caricare, e ha fatto bene” ci spiega Flavio Visioli che 20 metri più avanti ha la sua attività commerciale di frutta e verdura. “Siamo stanchi – spiega Francesca Belli – stiamo lottando da anni contro certi ignoranti che hanno scambiato il raccoglitore della CARITAS per discarica e ogni 2/3 giorni siamo costretti a turno a scrivere alla Casalasca Servizi”.

Ci chiedono un appello ma francamente non sappiamo neppure a cosa appellarci. All’intelligenza di chi utilizza i contenitori come i cassonetti della rumenta in maniera sistematica? Al senso civico degli sporcaccioni? Alla consapevolezza di chi per liberarsi delle cose che non servono più – e sono utilizzabili – pensa che ci sia qualche ‘baluba’ a cui possono essere utili? Difficile sperare che il fenomeno cessi: servirebbero videocamere e sanzioni. O le famose trappole. Perché l’unico appello utile, per certa gente, è quello al portafoglio. L’unico apprendimento in grado (forse) di fare loro cambiar rotta.

N.C.

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