RFI e gli sprechi: in stazione sala d'attesa chiusa ma riscaldamento acceso...
Come mostra il colore giallo intenso, quelle due lampade sono chiaramente accese: già, ma cosa e chi stanno riscaldando? Nessuno, naturalmente. La foto è scattata a Casalmaggiore, ma sono tante le stazioni in queste condizioni nella nostra provincia e nel nostro territorio in generale, come diversi pendolari hanno confermato.

CASALMAGGIORE – Il problema non sarebbe nemmeno quello di aspettare qualche minuto al freddo: perché base a arrivare cinque minuti prima della partenza o dell’arrivo del treno, per non doversi congelare. Il problema casomai è sempre il solito: quasi mai quei convogli sono in orario e quando l’attesa si allunga a 15-20 minuti, e a volte anche oltre, aspettare al freddo non è il massimo.
Nei mesi contrassegnati dal Coronavirus, come noto, per evitare assembramenti e soprattutto per evitare di creare gli stessi all’interno di locali chiusi, Rete Ferroviaria Italiana ha deciso di chiudere le cosiddette sale d’attesa al pubblico. Dunque non si può entrare, in nessun orario, e spesso i treni più frequentati sono quelli che partono o arrivano di prima mattina, quando la temperatura è pure più rigida. Di recente la beffa nella beffa per i tanti pendolari del Casalasco è giunta osservando dentro la sala d’attesa quelle lampade del riscaldamento che erano state posizionate non più tardi di un anno e mezzo fa. Come mostra il colore giallo intenso, quelle due lampade sono chiaramente accese: già, ma cosa e chi stanno riscaldando? Nessuno, naturalmente. La foto è scattata a Casalmaggiore, ma sono tante le stazioni in queste condizioni nella nostra provincia e nel nostro territorio in generale, come diversi pendolari hanno confermato.
Beffa nella beffa, l’arrivo di quelle lampade si deve all’insistenza degli stessi pendolari che, tramite gli organi preposti, con il comune in prima linea nel dialogo con RFI, erano riusciti ad ottenere questo risultato: un sistema di riscaldamento – dopo che quello centralizzato era stato disattivato per favorire un maggiore risparmio – che rendesse più confortevole l’attesa. E’ servito a poco: e d’accordo che le vigenti norme sanitarie impongono di chiudere la sala d’attesa, ma quanto meno – se davvero si cerca il risparmio – si parta da piccoli gesti, come chiudere il riscaldamento quando palesemente non serve a nessuno, essendo il locale chiuso al pubblico.
G.G.