Amerigo Orioli, 100 anni dalla nascita:
il bel ricordo di Raul Tentolini
Casalmaggiore, la vasta piazza con il Listone in marmo di Verona, il Palazzo Municipale, il Duomo con l’agile campanile. “Ecco, là ci sono i miei libri” esclamò Amerigo, “E là i Miei” aggiunse indicando con la mano il cimitero, “Là c’è la Madonna della Fontana”.

Karl Popper, anzi Sir Karl Popper, filosofo austriaco naturalizzato britannico, avrebbe tenuto una conferenza sul tema “Libertà e pensiero” a Milano nella sala del Grechetto di Palazzo Sormani di via Francesco Sforza. Casualmente colsi la notizia sul Corriere della Sera, i miei impegni di lavoro, per quel giorno, potevano cedere il passo alla cultura, chiamai l’amico Amerigo Orioli al telefono e gli proposi di accompagnarmi a quell’evento imperdibile. “Mi dai dieci minuti? Vedo di spostare a domani un impegno”. Dopo alcuni istanti si materializzò nuovamente la voce dell’amico Amerigo: “Sono libero!”. “Bene, allora passo subito a prenderti”.
Era un bel giovedì quel 13 gennaio 1983, sereno, non era prevista nebbia grazie all’effetto favonio (effetto Foehn, effetto stau, termini sconosciuti ai molti moderni “meteoimprovvisati” che discettano di cambiamenti climatici, di bombe d’acqua con sovrano disprezzo del ridicolo). Avevo un compagno di viaggio dotato di un bagaglio culturale invidiabile che mi parlava in modo piacevole e scorrevole di storia della filosofia. Milano fu raggiunta sveltamente e, con un po’ di fortuna, trovai un parcheggio nelle vicinanze. Tanti, troppi quel giorno volevano ascoltare Popper alla Fondazione Einaudi ove non si tenne un semplice convegno, ma qualcosa di più. Sir Karl Popper incantò i presenti parlando di libertà, verità, evoluzione umana e in particolare di quella del linguaggio. Fu un’esperienza toccante, entusiasmante, rallegrante.
A proposito di allegria non posso trascurare un fatterello accaduto nella tarda primavera di quell’anno. Avevo un’automobile Alfetta colore blu scuro che allora passava per una macchina importante, il corpulento Amerigo al fianco in occhiali scuri e, seduti dietro altri due amici, tutti rigorosamente abbigliati da congressisti rotariani (giacca scura, cravatta blu, camicia bianca) arrivammo a Voghera, diretti a Salice Terme. Alle porte di Voghera mi accostai a due vigili motociclisti, fermi a lato della strada, per chiedere informazioni sulla giusta strada. I due vigili non ci lasciarono il tempo di fermarci e ponendosi in movimento ci fecero cenno di seguirli; evidentemente erano in attesa di qualche autorità con auto blu.
Percorremmo buona parte della circonvallazione di Voghera preceduti dalla staffetta municipale che a sirene spiegate ci faceva largo; ad un tratto vidi un segnale stradale con indicazione Salice Terme e svoltai a sinistra mentre la staffetta proseguiva diritto e tutti, Amerigo per primo, eravamo ilari come spensierati ragazzi figurandoci l’espressione incredula degli impettiti vigili quando s’accorsero di aver sbagliato scorta. E Amerigo aviatore? Già, chi lo avrebbe detto. Sul mio libretto di volo, a pagina 72, in data 29 aprile 1980 figura un’annotazione: “Orioli”. Un volo locale Cremona-Cremona con passaggio su Casalmaggiore. Amerigo aveva accettato, con fiduciosa tranquillità, di volare con me ed aveva seguito con attenzione i miei meticolosi controlli pre-volo. Cinture allacciate e tese, “Via dall’elica” (gridato dal pilota), contatto, magneti entrambi, accensione del motore, controllo strumenti, prova magneti, flaps estesi, “Procedamus in pace” (mormorato dal considerevole passeggero), rullaggio, allineamento con l’asse pista, manetta avanti tutta in progressione, corsa sulla pista e decollo alle ore 19,44.
“Avevo sempre visto il Torrazzo guardando in su ed ora lo scorgo guardando in giù” osservò argutamente Amerigo. Il volo, in aria calma, si svolse regolarmente lungo l’asta del Po sulla nostra bella pianura, dove sono ancora evidenti le tracce della centuriazione romana con strade e campi orientati secondo il cardo e il decumano. Casalmaggiore, la vasta piazza con il Listone in marmo di Verona, il Palazzo Municipale, il Duomo con l’agile campanile. “Ecco, là ci sono i miei libri” esclamò Amerigo, “E là i Miei” aggiunse indicando con la mano il cimitero, “Là c’è la Madonna della Fontana”. Dietro le lenti scure del passeggero indovinavo la sua commozione mentre impostavo un’ampia virata per intercettare la rotta di rientro.
In vista di Cremona una voce irruppe dalla radio di bordo: “India Charlie Romeo Alfa Delta buonasera da Milano, vostra posizione, quota e intenzioni”. Avevo notificato all’ente di controllo aereo (Milano Informazioni) un volo locale Cremona-Cremona con sorvolo del Po fino a Casalmaggiore. “Buona sera Milano da India Alfa Delta in vista di Cremona 3000 piedi sull’acca lascia 3000 in discesa riporterà verticale porto canale 1500 piedi”. “Bene Alfa Delta contattate Cremona Radio e proseguite”. “Roger Milano lascio vostra frequenza e cambio su Cremona 123 punto 5”. “Come sei professionale” osservò Amerigo.
Alle ore 20,14 atterravamo e al parcheggio, mentre aiutavo il mio ospite a liberarsi della cintura e a scendere dal Cessna 172 per raggiungere il ristorante dell’aeroclub, gli notificai che gli ero riconoscente per aver condiviso con me la gioia del volo ed avendo ricevuto il “battesimo dell’aria” doveva accettare la cena, offerta dall’officiante, cioè dal pilota. Al che Amerigo, ricordandosi di essere stato Sindaco di Casalmaggiore e di essere un cattedratico molto stimato, assunse una posa solenne: “Gli amici non debbono mai farsi pregare” e aggiunse sorridendo “per sedersi a tavola”.
Raul Tentolini