Tra Macgyver, Machiavelli e Marco
Polo: Arcuri, Dakar è più vicina...
Siamo tutti un po' Bruno. Da casa certo, ma è anche grazie a lui, e grazie a un motoclub (il Bergamonti) che è capace di regalare emozioni anche a chi su una sella non ci è salito mai, che, su quella sella viaggiamo. C'è da arrivare a Dakar in fondo. E' lì, al calar del sole, distante solo le ultime dune...

Due ore in più non cambiano il mondo. Forse due ore in meno lo avrebbero un pochino fatto, ma solo per chi vede la competizione come chiodo fisso e non pensa al resto. Pensa ad altro invece Bruno Gabriel Arcuri, che si avvicina a Dakar pur restando pressoché fermo a Chami. La tappa glielo consentiva, il regolamento pure. Così è stato. Non sarebbe stato giusto star fermi, anche se vi era l’opportunità di aggiustarsi la moto rinunciando a partire. C’era da onorare il giro. La moto, però dopo poco gli si è fermata. Tappa a ramengo ma la possibilità – e non è cosa da poco – di rimettere in assetto il mezzo, la sua Honda 450 CFR, bisognosa di cure.
C’è da arrivare in Senegal, poche altre considerazioni vanno fatte: il pilota italo argentino di casa nostra lo ha bene in mente, così come lo ha bene in mente chi lo segue da casa. Bruno ha avuto tutto il tempo di lavorare alla moto, perché fondamentalmente adesso per le ultime tappe, dovrà mettercela tutta, e ancor di più. E’ vero che rispetto al profesionismo l’assistenza è minima, ma la possibilità di costruirsi un sogno su misura resta elevato.
Bisognava metterci anche un po’ di astuzia, come il Machiavellico Principe, e l’astuzia può servire nella vita. Come la conoscenza dei regolamenti. Lo stratega è – tra gli altri che hanno dato buoni consigli – Sante Granelli. Una sorta di diavolo con i motori, un elaboratore elettronico su gambe che si commuove tra la possibilità di realizzare un sogno di qualcun altro (e un poco anche il suo) seppur a distanza e l’opportunità di trovare una soluzione anche quando le soluzioni scarseggiano. Ieri Bruno era rilassato, poche chiacchiere, tanti sorrisi al paddok e qualche messaggio ai familiari e a Sante. Il direttore sportivo del Motoclub rilassato lo era un poco meno, ma fa parte del gioco. Il pilota italo argentino sa che quella di oggi sarà una tappa dura, così come lo sa Granelli. I piloti si confronteranno sui 395 km di speciale nel tragitto che li porterà da Chami ad Amodjar. Sabbia, ma anche sassi sotto sabbia e qualche sprazzo di vegetazione.
Sarà dura oggi. Ma tutto sembrebbe pronto, questa volta. Il resto della giornata di ieri ce la faremo raccontare in Italia, se la salute ci assiste un poco non mancheremo. A noi – e a Bruno – in fondo basta sapere che il sogno prosegue, che Dakar è già dentro, che esserci è importante ma ancora più importante è l’esperienza, è l’aver vissuto. Che quella moto, quella categoria che conserva poco spirito di competizione con gli altri, molta solidarietà, tantissimo sacrificio, una buona conoscenza di meccanica, una capacità di essere un po’ Marco Polo, un po’ il Principe e un po’ Macgyver, la voglia ancora di scherzare, di sorriderci, di rimettersi in sella come fosse un poco anche il viaggio alla scoperta di una parte di se stessi è un po’ quello che vorremmo fare – e forse facciamo – tutti i giorni pure noi. Un viaggio che sa di carburante, sa di notti nel deserto, di accampamenti, di materassi di fortuna poggiati a terra, e sa molto di vita.
Siamo tutti un po’ Bruno. Da casa certo, ma è anche grazie a lui, e grazie a un motoclub (il Bergamonti) che è capace di regalare emozioni anche a chi su una sella non ci è salito mai, che, su quella sella viaggiamo. C’è da arrivare a Dakar in fondo. E’ lì, al calar del sole, distante solo le ultime dune…
Nazzareno Condina