Bozzolo, don Luigi se ne
va, alcune (sentite) riflessioni

E’ difficile chiedere ad un parroco un parere sulla decisione del Vescovo di venir trasferito ad altra Parrocchia. Difficile e delicato perché anche in ambito religioso ci sono delle gerarchie, dei riguardi e degli obblighi da rispettare e a cui ottemperare.
Eppure spesso all’inizio di ogni estate giungono improvvise queste decisioni da parte dei vertici diocesani che ogni volta provocano incomprensioni e contrarietà all’interno delle diverse comunità coinvolte.
Don Luigi Pisani era arrivato nel 2017 a Bozzolo da cui adesso dovrà andarsene dopo soltanto sette anni di permanenza scendendo da quello spazio tra balaustra e altare che fu anche di don Primo Mazzolari.
Piu’ che un trasferimento si potrebbe parlare in questo caso di collocazione a riposo per raggiunto limiti di età avendo egli compiuto 76 anni il 21 giugno scorso. L’incarico ricevuto adesso è quello di collaborare, dalla nuova residenza di San Martino dall’Argine, con gli eventi e gli appuntamenti religiosi del territorio.
”Noi parroci siamo come le pedine di una scacchiera che un giocatore decide di spostare”. Il giocatore in questo caso è il capo della Diocesi che sceglie da solo senza nessun organo collegiale. Don Luigi poi fa anche un riferimento militare spiegando di appartenere ad una categoria paragonabile ad una truppa agli ordini di un generale. A cui ubbidire.
Accade un poco anche da altre parti come tra le Forze dell’Ordine, nelle direzioni delle banche e altri organismi istituzionali. Tranne, fortunatamente, in politica dove è ancora possibile per il cittadino esprimere delle preferenze e fare delle scelte. La gente di Bozzolo e dei paesi vicini si era affezionata a don Luigi che da settembre non officerà più qui le messe e altre funzioni religiose. Non si sentiranno più le sue omelie che pronunciava con emissioni di voce che passavano dai toni lievi e soavi a quelli più impetuosi quando doveva rimarcare una riflessione piuttosto grave ed importante.
Le sue sollecitazioni verso i ragazzi cercando di distoglierli dalla pigrizia giovanile ricordando loro che l’Oratorio non serviva solo per venirci a fare le partite al calcetto ma che era anche cosa giusta tornarci la domenica per la Messa in chiesa. Don Luigi lascia dei
progetti che aveva iniziato confrontandosi con i parrocchiani.Progetti e programmi di cui per ovvia discrezione non vuole parlare. Resterà incompleto anche quel suo famoso librone messo sul leggio accanto alla tomba di don Mazzolari per ospitare pareri,esperienze scritti a mano dalla gente.Testimonianze necessarie ad avvalorare momenti straordinari nel percorso pastorale di don Primo e utili nel processo di beatificazione in corso di cui sarebbe auspicabile un’accelerazione da parte degli organi incaricati sia romani che cremonesi.
E mancherà parecchio l’emozione trasmessa attraverso quel saluto “Cara la mia gente” con cui don Luigi per sette anni si rivolgeva ai fedeli in chiesa ogni domenica mattina.
Ros Pis