Nuovo ponte, il nodo della rampa
casalese (che Anas dovrà risolvere)
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Oltre la buona notizia, che è indubbia e che era attesa, rispettando questa volta i tempi che parlavano di consegna entro la fine dell’estate, il progetto di fattibilità tecnico-economica del nuovo ponte di Casalmaggiore-Colorno presenta alcuni dettagli particolarmente interessanti.
Il costo, innanzitutto: quei 300 milioni che, come ha evidenziato anche il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni in un post su Facebook, vanno a triplicare la spesa inizialmente stimata di 100 milioni di euro. E poi anche il cronoprogramma di massima dei lavori: i progettisti, infatti, hanno suggerito di partire dalla parte colornese, dove i lavori dureranno all’incirca tre anni, per completare poi la parte casalese nell’ultimo anno, tenendo conto che serviranno poi dodici mesi circa per demolire il manufatto attuale. Di fatto, dal momento del via al cantiere, il ponte nuovo sarà pronto in quattro anni e, nel quinto anno, percorribile mentre il ponte a fianco (lato destro partendo da Casalmaggiore) verrà demolito a stralci.
Altra buona notizia riguarda la vita media del ponte attuale, che dunque non è più soltanto di 10 anni (il ponte incerottato aveva riaperto a giugno 2019), perché si prevede di poter aprire il nuovo ponte nel 2032, aggiungendo i tempi tecnici per stanziamento fondi e appalto.
Positivo pure il fatto di avere pensato soltanto a due pile in acqua, evitando così l’accumulo di detriti che tanti problemi ha dato in questi anni, mentre il vero dilemma – che non sarà di facile risoluzione e che potrebbe essere rivisto nel passaggio dal progetto di fattibilità a quello esecutivo – riguarda la sponda di Casalmaggiore.
Gli spazi di manovra della rampa che porta al ponte, infatti, sono risicati e non è facile oggi immaginare in quale modo e con quali margini il nuovo viadotto, che sorgerà a fianco dell’attuale, potrà innestarsi mediante una rampa. E’ questo il problema principale che Anas, alla quale ora la palla è passata, dovrà risolvere ed è forse il motivo per cui questo tema è stato lasciato in fondo anche nel cronoprogramma lavori.
Peraltro i disegni dei progettisti su questo specifico tratto – il cosiddetto punto B – non sono stati resi noti (si resta quindi nel campo delle ipotesi), ma trapela da Parma la possibilità che proprio questo snodo sarà oggetto di revisione da parte di Anas, che potrebbe in questo caso ideare una propria soluzione.
Più urgente reperire i fondi, che indubbiamente devono arrivare da Roma, e che potranno essere sbloccati solo a fronte di un progetto esecutivo, almeno nella loro totalità. Oggi – dunque nella prossima legge di Bilancio a dicembre – potrebbe essere stanziato un anticipo, comunque prezioso.
Il fatto che il nuovo ponte sia più alto di tre metri, al netto delle nuove tecnologie utilizzate che si spera possano dare vita più lunga al nuovo manufatto, dovrebbe aiutare a scongiurare chiusure in caso di maxi piene, anche se va ricordato che l’ultima piena davvero importante risale ormai a 25 anni fa (autunno 2000).
Giovanni Gardani (video Alessandro Osti)