Il campo nomadi
diventa un quartiere
di Casalmaggiore

Nella foto, il campo nomadi Sucar Plaza di Casalmaggiore
L’approvazione dei lavori di urbanizzazione del campo nomadi di via del Porto, rende di fatto il villaggio di accoglienza Sucar Plaza un quartiere di Casalmaggiore.
Il progetto, approvato dall’amministrazione Toscani il 7 dicembre 2006 ed avviato ad inizio anno 2007, è arrivato ora a compimento, dopo lungaggini a lavori in corso e qualche polemica.
Con l’acquisto di bagni e casette prefabbricati, l’allacciamento delle condutture elettriche e di riscaldamento, è stata ultimata un’opera che, complessivamente, ha comportato la spesa di 265mila euro: 120mila euro rappresentano l’ammontare dei lavori, 99mila euro è il costo delle forniture dei prefabbricati, il restante è da suddividersi fra oneri ed Iva.
La messa in sicurezza dell’area, la dotazione di contatori per luce e gas, il posizionamento delle linee elettriche: sono alcuni degli interventi previsti dal progetto iniziale, che negli anni ha subìto ritardi legati anche al fallimento di una ditta impegnata nei lavori in via del Porto.
Il villaggio di accoglienza Sucar Plaza, ormai completo di numeri civici, può considerarsi a tutti gli effetti un quartiere di Casalmaggiore, nel quale vivono tre generazioni di sinti, per la maggior parte giovani sotto i trent’anni. Tre le famiglie principali dell’agglomerato: tre le zone in cui è suddiviso il campo nomadi.
L’ingegner Aldo Gerevini ha diretto i lavori, anche in sede di collaudo generale.
“E’ già tutto attivo”: spiega l’assessore ai Lavori Pubblici, Tiziano Ronda. “Dopo una gestazione un po’ travagliata, possiamo dire che siamo all’atto finale dell’opera di riqualificazione urbanistica del campo nomadi di Casalmaggiore”.
Oltre a rendere il villaggio di accoglienza Sucar Plaza un quartiere di Casalmaggiore, il progetto ha stimolato l’integrazione dei gruppi famigliari presenti nel campo nomadi (oltre una decina): un processo favorito dalla costituzione, nel 2008, dell’associazione Cittadini Insieme, mediatrice fra la minoranza dei sinti e il resto della popolazione casalese.
“Sul campo nomadi – chiosa l’assessore Ronda – vige un regolamento gestionale che le stesse famiglie sinti hanno sottoscritto. E’ una sorta di patto che hanno firmato insieme all’amministrazione comunale e che prevede norme abitative e restrizioni sul numero di persone da poter ospitare nel villaggio. Regole ad oggi rispettate”.
Simone Arrighi
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