Fuga di cervelli:
Alessandra Donini,
drizzonese in Germania
Una delle numerose storie riportate dal sito Casalaschi nel mondo riguarda Alessandra Donini, “una Drizzonese doc” come usa definirsi lei, “che ha lasciato la Bassa, ormai dal lontano 2007”.
Nata il 14 agosto del 1981, a Bozzolo, può essere considerata uno degli ormai tanti casi di cervelli in fuga dal nostro comprensorio. Diplomatasi al Polo Romani (Liceo Linguistico), Alessandra Donini ha poi scelto Economia e Finanza all’università di Brescia. Quindi, la fuga. Dopo un periodo da assistente in dipartimento “nella mia mitica EcoUniBs” (scrive Alessandra sul sito Casalaschi nel mondo), è venuto il momento del primo bando del Ministero degli Affari Esteri e la Crui: “Feci domanda, quasi per scherzo, per un posto di stage all’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) o OECD che dir si voglia. Mi presero e da lì non son più tornata nella Bassa, se non per farmi qualche giorno di vacanza a Drizzona, nota località turistica del Cremonese, come amo definirla”.
Quattro mesi a Parigi (“che cambiaron0 la mia vita”), in ambienti diplomatici ed economisti “a dare lezioni di politica economica ai vari capi di governo di turno”. “E poi un’altra application, ma stavolta per un master in economia, a Barcellona”. Un anno nell’università fiore all’occhiello dei Catalani, poi l’ennesima svolta per iniziare il dottorato. “Arrivò l’offerta dall’Universität Mannheim, 80km a sud di Francoforte, il miglior dipartimento di economia Tedesco. “E dov’é sto posto?” chiesi a mio padre, che di geografia ne ha sempre saputo più di me e la risposta fu “Ale, cun tüti i soold che guum spees a fate stüdiaa”. Controllai Wikipedia e nell’incoscienza più totale decisi di riprendere la mia valigia rossa, di togliere gli abiti estivi barcellonesi e di prepararmi al primo autunno teutonico della mia vita”.
Da allora, Alessandra Donini è a Mannheim per finire il PhD “che all’estero dura cinque anni e non tre come in Italia”. La borsa del Ministero dell’Istruzione Tedesco le permette di vivere dignitosamente: “mi dà la possibilità di insegnare economia in Inglese e mi lascia la libertà di fare ricerca nell’ambito che preferisco. Lavoro in macroeconomia, studio la formazione delle aspettative nei mercati finanziari per capire l’origine delle bolle speculative”.
“Mannheim non é un gran che – scrive Alessandra Donini –, il tempo si sa é quello che é, e la gente a volte pure. Appena arrivata presi la mia prima multa in bicicletta, sentii frasi pesanti sugli Italiani e ingoiai il rospo mille volte, fino a quando Mario Draghi fu eletto Presidente alla BCE e una fantastica Italia-Germania nello scorso Europeo fecero notare ai Tedeschi che dagli Italiani c’é sempre da imparare. Ho vissuto i pregiudizi più stupidi e infondati sulla mia pelle; all’inizio non stavo zitta, era come se dovessi difendermi dalle critiche che spesso erano rivolte al mio Bel Paese. Ora la gente qui mi conosce e non mi definisce più “una transizione tra uno Svizzero e un Italiano”, ma mi chiama per nome, anche se sbagliano ancora e lo scrivono con la doppia ‘l’ perché suona più Italiano. In molte cose mi son “tedeschizzata”: ora vado ovunque in bicicletta, uso i mezzi pubblici per qualsiasi spostamento, ho sempre una bottiglia d’acqua con me e arrivo ancora in ritardo, ma ora col senso di colpa”.
“Anche se qui c’é il Reno – prosegue Alessandra Donini, sulla pagina a lei dedicata nel sito Casalaschi nel mondo -, per me il Grande Fiume é sempre quello, anche se a volte mangio Bratwurst e bevo Riesling non vuol dire che mi sia dimenticata Culatello e Lambrusco…la Bassa ti resta nel cuore e te ne accorgi ogni volta che traduci dal Cremonese invece che dall’Italiano, ogni volta che qualcuno si lamenta di un poco di nebbia e tu ridi da sola perché ricordi tua nonna quando diceva “gh’eera ‘n nebioon che se pudiva tajaal cul curtel. E ti ripeti che in fondo anche quelle cose ti mancano, ma ora hai anche altro. E sai che dovrai ripreparare la valigia rossa di nuovo tra un anno, ma non sai ancora dove ti porterà”.
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