Per un altro Po: a Boretto
incontro affollato su
furti e bracconaggio

Nella foto, Marco Micolo e i partecipanti all’incontro sulla motonave Stradivari
BORETTO (RE) – Operatori fluviali ed esperti di Po a confronto, venerdì sera, a Boretto, sulla motonave Stradivari. L’incontro pubblico, che ha visto una larghissima partecipazione di persone, ha permesso di gettare le basi per la nascita di “Un altro Po – rete per la legalità sul fiume Po”; un processo partecipativo per la costituzione di una realtà composta da operatori del fiume che ha come obiettivo il ripristino della legalità sul maggiore dei corsi d’acqua italiani e la promozione del sistema idroviario italiano. L’incontro, moderato da Marco Micolo, presidente dell’associazione nautica Casalmaggiore, ha visto la partecipazione, come relatori, di Michele Valeriani, delegato del movimento Gruppo Siluro Italia che ha riportato un interessante dossier sul bracconaggio e sul rilascio di licenze professionali; Matteo Cortellazzi, consigliere del Carp Fishing Italia che si è soffermato sui problemi normativi, la sicurezza e la concessioni fluviali autogestite; Roberto Welser, del WallerCamp di Boretto e Mantova che ha relazionato su Turismo Europeo Sportivo in Italia e sulla concessioni fluviali viste come risorsa; Vitaliano Daolio, del Po Fishing Center di Motta Baluffi, che ha parlato invece dei pesca turismo, dei problemi normativi e delle concessioni fluviali volte a implementare posti di lavoro; Susanna Ravelli dell’Istituto Itard Lombardia per la presentazione del progetto comunitario per una rete internet che accomuni gli operatori fluviali (Progetto Guide di Pesca); Paolo Antonini, vicepresidente dell’Associazione Canottieri di Cremona e Piacenza che ha invece relazionato sulle problematiche fluviali e sul presidio del Po; Giuliano Landini, capitano della motonave Stradivari che ha riportato la sua esperienza in fatto di turismo fluviale; Alessio Picarelli dell’Autorità di bacino che è intervenuto su contratto di fiume e rete idroviaria; Roberto Mazzini, direttore del depuratore di Milano Nosedo che è entrato sul tema della depurazione delle acque reflue di Milano ed ha parlato del progetto per un centro di monitoraggio sul fiume Po presso l’Acquario del Po di Motta Baluffi; Paolo Panni, giornalista e coordinatore del gruppo “Vita in Campagna” che si è soffermato sull’importanza del giornalismo territoriale. Sono inoltre intervenuti Giuseppe Torchio, consigliere provinciale a Cremona e presidente del Gal Oglio Po (che ha lamentato il fatto che per la sicurezza sul fiume non ci sia più un solo centesimo ed ha sottolineato l’importanza di riprendere con forza il progetto “Valle del fiume Po” per il quale il Governo Prodi aveva stanziato 180 milioni di euro, poi interamente destinati ad altre necessità dal successivo Governo Berlusconi; Andrea Cappelletti che, anche a nome di Diego Tarozzi, della Mac di Cremona ha portato il suo contributo sul concetto di turismo fluviale e di fiume da cogliere come risorsa per la promozione dei territori; l’ingegner Marzio Azzoni, presidente della Canottieri Eridania di Casalmaggiore (a sua volta intervenuto sui problemi riguardanti la legalità sul fiume); Orlando Ferroni, consigliere comunale a Casalmaggiore (che con decisione ha parlato di grave mancanza di sicurezza sul Po) e il campione olimpico casalese Gianluca Farina.
Fra le problematiche più toccate, le corso dell’assemblea, quelle relative alla presenza di gruppi di pescatori dell’Est Europa che da tempo praticano la pesca di frodo; quella dei continui furti di motori alle imbarcazioni e quella delle differenze notevoli nella legislazione che riguardano le due sponde del Po e la scarsità di mezzi e risorse messe a disposizione delle forze dell’ordine per garantire legalità e sicurezza sul Po. Vitaliano Daolio, uno dei promotori dell’iniziativa ha detto come sia necessario regolamentare definitivamente la pesca sul fiume e sfruttarla a livello sportivo e turistico. “Spero – ha osservato – che i pesca turismi irregolari si mettano in regola o lascino il posto a chi vuole intraprendere questa attività di piccolo imprenditore col noleggio di imbarcazioni o come guida di pesca. Di attività irregolari sul fiume ne esistono una quindicina, le regolari si contano sulle dita di una mano, ma le imbarcazioni che operano in varie maniere sono circa 200 ed il volume di affari è da considerare in diversi milioni di euro. Quella del noleggio imbarcazioni è una categoria ancora sconosciuta ed i pescaturismi regolari se non si mettono assieme rischiano di vivere sempre nell’ombra col guadagno di pochi e l’impossibilità di creare un circuito moderno e funzionale. Aprire e gestire oggi una attività sul fiume è un’impresa ancora troppo complessa, che si scontra con la burocrazia ed a volte con l’incompetenza. Esistono troppi enti di riferimento e le lungaggini sono a volte imperdonabili”. Si è soffermato, Daolio, sulle diverse leggi che si trovano sulle due sponde del Po. “Il problema – ha commentato – è che nel fiume non esiste una linea di demarcazione, a volte una provincia ha competenza in tutte e due le sponde, in altre situazioni la stessa sponda è suddivisa in diverse province. Se si vuole portare il turismo sul Po, linfa vitale della nostra economia, bisogna in primo luogo portare la legalità. Occorre pensare a una gestione diversa, il Po deve diventare un fiume interregionale, con una unica gestione, con interlocutori che abbiano a cuore l’aspetto lavorativo, che abbiano a cuore il futuro delle piccole imprese che vivono del fiume e della natura. Noi pescatori dobbiamo essere pronti a gestire il nostro fiume. C’è bisogno di unire le forze – ha proseguito – di imbastire un tavolo di lavoro che comprenda i molteplici interessi che gravitano sul fiume. Bisogna che gli organi preposti legiferino per far diventare il Po un polo turistico, visto che abbiamo anche l’obbligo di una direttiva Europea sulla balneabilità dei nostri fiumi entro il 2020”. E quindi Daolio si è detto pronto a portare le autorità competenti direttamente sul Po per “vedere le loro reazioni di fronte all’incrociare di una barca di bracconieri, nel vedere piste di motocross sulle spiagge delimitate da gomme d’auto abbandonate, dall’impossibilità di pescare tranquillamente. Voglio comprendere cosa pensano nel vedere l’assenza dello Stato sull’acqua: l’ultima motovedetta dei carabinieri è stata smantellata 5 anni fa a Cremona. Guarda caso i problemi legati ai furti di motori e il bracconaggio indiscriminato sono iniziati in quel periodo, aumentando anno dopo anno in maniera incontrollata. Voglio sentire cosa dicono nel vedere immondizia scaricata lungo gli argini o nel fiume, con nessuna possibilità per un cittadino di avere un riferimento per denunciare in tempo reale quello che accade. Voglio stupirmi – ha aggiunto – nel sentire cosa pensano quando vedranno che quasi tutti gli attracchi sul fiume (spesso costruiti con finanziamenti pubblici), sono sprovvisti di energia elettrica, di acqua potabile, di approvvigionamento carburanti, ed in estate insabbiati, quindi inservibili per un turismo nautico moderno”. Ha osservato come per legiferare sia necessario innanzitutto conoscere ed ha auspicato che dall’incontro effettuato possa nascere un rete “che ci dia in tempo reale l’opportunità di un grande occhio sul fiume, creare un punto di riferimento che accomuni tutti i nostri interessi e ci renda partecipi dei nostri progetti. Bisogna spazzare via le rivalità fra le varie associazioni, specie quelle legate alla pesca. Non sappiamo ancora da grandi cosa faremo, se nascerà una associazione, un movimento, un gruppo che accomuni i nostri interessi. So solo che tutti insieme vogliamo un altro Po”. Deciso anche l’intervento del giornalista Paolo Panni che ha sottolineato come “in questi anni, in molti casi, siano state costruite ‘cattedrali nel deserto’, mi riferisco in particolare ad attracchi spesso inutilizzati e insabbiati. Realizzati senza che vi fossero le necessarie condizioni basilari per avere un fiume navigabile tutto l’anno”. In merito al problema del bracconaggio ha ricordato che “anni fa, quando si iniziò a parlarne sulla stampa, grazie alle segnalazioni degli operatori del Po, ci furono amministratori locali e provinciali che, nottetempo, organizzarono riunioni, guardandosi bene dall’invitare la stampa stessa, per parlare di notizie prive di fondamento, notizie ‘da ferragosto’. Erano, quelli, amministratori che non hanno la minima conoscenza del territorio, che forse non sanno nemmeno che cosa sia il fiume, né tantomeno dove si trovi. Il tempo ci ha dato ragione e ha fatto emergere quanto sia reale il problema. Lo confermano le stesse operazioni condotte dalle forze dell’ordine”. Ha parlato, Panni, anche dei famosi 180milioni di euro che il Governo Prodi aveva stanziato a favore del progetto “Valle del fiume Po”. “Fondi – ha lamentato – che sono poi stati interamente stralciati dal Governo successivo. Una parte sono stati stanziati al terremoto dell’Abruzzo, e su questo non c’è nulla da dire. C’è invece molto da dire su quei fondi che erano stati destinati al bacino del Po e sono stati invece dirottati a risolvere l’emergenza rifiuti in Sicilia, col beneplacito e il voto di quelli che poi, ogni anno, fanno poi folcloristiche e simpatiche discese, con le ampolline in mano, lungo il nostro fiume”. Ed ha infine auspicato che, da questo incontro, possa nascere davvero un grande movimento capace di portare, all’attenzione delle autorità competenti, proposte concrete e condivise, al fine di ripristinare la legalità e la sicurezza sul Po, ma anche di favorire il turismo fluviale, specie in vista di Expo 2015: occasione da non perdere.
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