Centro a 20 all’ora?
Commercianti pronti
a incontrare il comune
Nella foto un momento dell’incontro
CASALMAGGIORE – La prima notizia è che i commercianti di Casalmaggiore si sono mossi. Tutto sommato anche compatti, pur con qualche distinguo e qualche voce fuori dal coro (poche in verità). Di sicuro numerosi, oltre una cinquantina: l’evento organizzato dai promotori di Slow Town, con Giancarlo Simoni in testa, presso la fioreria Sartori di via Vaghi nella serata di martedì mirava principalmente ad illustrare a chi prova a resistere, in trincea, nel centro storico di Casalmaggiore, che ha via via perso il suo appeal, possibili soluzioni, semplici, poco costose ma concrete. “Slow Town potrà avere qualche difetto o criticità, ma ha riscosso un buon consenso” ha spiegato Simoni “e può essere un modello applicabile anche al centro storico. Anzi, quando la prima volta, a Casa Lana a Vicomoscano, ne parlammo, l’idea era di pensare la zona 30 proprio su tutto il centro storico. Ora vogliamo incontrare commercianti e cittadini per avere il loro ok. Senza di questo siamo al palo: se otteniamo consenso, invece, possiamo andare dall’amministrazione e fare sentire la nostra voce”.
Visibilità, socialità e attrattività: queste le tre parole chiave per rilanciare un commercio che sta via via appassendo, secondo Simoni (e non solo) in modo inesorabile. “Colpa di scelte politiche durate decenni, che hanno puntato a dislocare il commercio fuori dal centro (si pensi al Centro Commerciale Padano, per fare un esempio, ndr): scelte” ha ribadito Simoni “che in periodo di vacche grasse nessuno ha subito, ma che ora in periodo di crisi fanno la differenza in negativo”. Una desertificazione del centro che parte da un dato: il 25% degli appartamenti di Casalmaggiore, 1500 unità, è sfitto. Soprattutto si alza l’età media di chi vive in centro storico, perché giovani o nuove famiglie “traslocano” lontano da piazza Garibaldi. Tutto questo si concretizza in un allarme: “Se chiude il commercio del centro, chiude anche Casalmaggiore”.
Non si è trattato dunque solo di fare la conta delle vetrine vuote o delle saracinesche abbassate – un allarme che Simoni ha lanciato tempo fa da Facebook, con un archivio fotografico che tristemente, ogni tanto, si aggiorna – ma di provare a rispondere. “Il centro deve rispondere con socializzazione e garanzia dei servizi minimi, altrimenti il cittadino è spinto ad andare fuori, dove ha più vantaggi. Purtroppo non ho visto da parte delle varie amministrazioni un progetto serio e concreto e non credo che nessuno di voi commercianti, pur in possesso di attività e negozi di qualità, sia mai stato contattato dai vari amministratori per chiedere un parare e avere il polso della situazione. Casalmaggiore vive nel degrado dei parchi pubblici ammalorati, di ciclabili fuorilegge perché contromano eppure inserite nel Put, di piazze chiuse al traffico. Abbiamo dunque l’occasione, come commercianti, di ricreare vivibilità nel centro”.
Da dove partire? Dalla creazione di sicurezza, per cominciare, almeno stradale. Con una postilla che Simoni ha voluto sottolineare: “Sento dire che Slow Town vuole chiudere il centro: è il contrario. Noi vogliamo aprire al traffico sia piazza Garibaldi che piazza Turati. Perché abbiamo una cultura diversa da quella dei paesi scandinavi, dove si viaggia volentieri a piedi o in bici, almeno in paese. Quindi è giusto che le auto possano entrare ma ad una condizione: devono andare piano. E’ una questione di sicurezza, appunto, ma anche di visibilità: se sfreccio a 100 all’ora una bella vetrina non la vedo nemmeno. Con più sicurezza, poi, la famiglia viene in centro molto più volentieri”. Due le soluzioni proposte: per piazza Garibaldi un limite di 20 all’ora, sulla scorta di quanto accade in Svizzera, con platee rialzate per costringere le auto a viaggiare piano. Per piazza Turati (“divenuta in poco tempo da salotto di Casalmaggiore a deserto dei Tartari”) o una riapertura al traffico, ma sempre in ottica slow con accorgimenti, o una chiusura con la possibilità di creare però una sorta di parco giochi per bambini, dove le famiglie possano andare a svagarsi magari dopo avere acquistato in centro.
Uno dei primi passi, è stato detto, dovrà essere la creazione di comitati delle varie vie, come già avvenuto per via Baldesio e via Cairoli. La discussione che è seguita, durata fino alla mezzanotte per tre ore totali di confronto, ha portato i commercianti a un’adesione di massima, con alcune precisazioni. Una voce univoca ha chiesto di non concedere più permessi commerciali fuori dal centro (anche se qualcosa del genere dovrebbe già essere previsto nel piano urbanistico del comune), mentre c’è chi ha sostenuto che è difficile fare la guerra ai supermercati se decidono di venire in città (e già si parla di un ritorno della Lidl o di un’altra catena) e allora bisogna puntare sulla qualità e sulla creazione di un comfort anche ambientale. E’ stata analizzata anche la situazione, definita “tragica”, di via Cairoli, specie nella seconda metà della via che passa dal Vecchio Ospedale, mentre la signora Rosangela Manfredi, che ha portato avanti una battaglia per garantire al figlio disabile residente in via Baldesio un passaggio sicuro che la zona 30 non gli garantirebbe, ha chiarito di essere favorevole alla zona 30 ma senza chicane. “Le chicane vanno pensate dove sono possibili” ha risposto Simoni “e in via Baldesio, in presenza di slarghi, sono possibili. In alcune strade più strette vanno pensate altre soluzioni”.
E’ stato sottolineato anche il problema dell’Asolana, che per la verità tocca solo di riflesso il centro storico, mentre da qualche parte è stato chiesto anche un miglioramento dei servizi offerti. Due però le rassicurazioni da ricordare, in un incontro che ha visto anche la presenza dei consiglieri comunali Giuseppina Mussetola, Pierfrancesco Ruberti e Carlo Gardani, oltre che di Andrea Devicenzi, testimonial di zona 30. La prima, da parte di Giulio Predaroli, responsabile di zona di Ascom: “Vogliamo patrocinare questi eventi e tutto ciò che può rilanciare il commercio cittadino e anche proseguire la sinergia con Amici di Casalmaggiore e Pro Loco, già attiva da tempo”. La seconda dallo stesso Simoni: “Per fare questa rivoluzione non servono molto soldi. Ma dobbiamo partire dal vostro sostegno”. Ecco perché al termine della serata sono state raccolte le firme dei commercianti, che si sono anche detti disponibili a incontrare, prossimamente, l’amministrazione comunale. La prossima tappa di un percorso che promette di essere tutto fuorché slow.
Giovanni Gardani
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