Addio a Enrico Cirani,
Casalmaggiore perde
un gigante della cultura
Nella foto Enrico Cirani durante una conferenza e il Duomo di Casalmaggiore
CASALMAGGIORE – Con Enrico Cirani, scomparso nel primo pomeriggio di sabato, Casalmaggiore perde una colonna della sua storia recente. Personalità poliedrica e uomo di grande cultura, Enrico Cirani aveva compiuto i 91 anni lo scorso 13 gennaio. Se n’è andato soltanto tre settimane dopo la morte della moglie Teresina Negri, insegnante di matematica molto apprezzata e che ha cresciuto diverse generazioni di casalesi.
Ingegnere di professione, Cirani aveva guidato in qualità di direttore il Consorzio di Bonifica del Navarolo, struttura molto importante che, anche sotto la sua guida, mantenne il ruolo cardine di riferimento per la gestione della bonifica e dell’irrigazione di oltre venti comuni del comprensorio Oglio Po. Ma oltre al lavoro di ingegnere, Cirani fu anche un uomo di profonda cultura, legando il suo nome e la sua attività, oltre alla sua grande passione, all’ambiente della parrocchia di Santo Stefano.
Cirani fu infatti maestro della Corale di Santo Stefano per diversi anni, ma oltre alla musica, si dimostrò sempre attivamente un appassionato di storia locale: anche per questo, in forma assolutamente gratuita e generosa, si occupò in prima persona di un lavoro mastodontico, ovvero della sistemazione dell’archivio (non solo fotografico) del Duomo di Santo Stefano, che venne catalogato e riordinato grazie proprio a Cirani e al collega-amico Mario Gardini. Di fatto, se l’archivio del Duomo è come lo conosciamo oggi, il merito va senza dubbio a questi due grandi personaggi, che insieme scrissero peraltro un libro rimasto nella storia di Casalmaggiore: “Al dialèt di magiurèn”, che studia, approfondisce, svela e tralascia anche ai posteri il dialetto tipico della città di Casalmaggiore, ovvero dei cosiddetti “maggiorini”, gli abitanti del centro storico. A Cirani si devono anche pubblicazioni storiche sulle chiese di Santo Stefano, appunto, e di San Francesco. Peraltro, a conferma della sua incessante attività, un’altra sua grande opera di ricerca consentì di iniziare e completare il restauro del prezioso organo presente in Duomo, tutt’oggi molto utilizzato durante le celebrazioni, ossia il Serassi Bossi, vera e propria opera d’arte.
Molto conosciuto e apprezzato, viene ricordato, nel giorno della sua morte, anche dall’ex parroco di Santo Stefano don Alberto Franzini, che ebbe modo di collaborare con lui e di vederlo all’opera. “Era instancabile: lavorò fino a due anni fa, fino a quando la malattia sopraggiunse e non gli consentì di esercitare la sua passione. Era una persona riservata e schietta, ma molto generosa. Amava la cultura ed era un profondo studioso di storia locale. Non lo faceva mai per sé o per il vil denaro, ma per lasciare una traccia ai posteri e per regalare qualcosa di importante alla sua comunità. Da ex parroco di Santo Stefano, mi permetto di dire che il grazie deve sì essere quello della nostra parrocchia, ma più in generale quello di tutta la cittadinanza di Casalmaggiore, che perde un vero e proprio gigante di cultura”.
Giovanni Gardani
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