Ex Zuccherificio,
iniziata la demolizione
delle due palazzine

Nella foto le ruspe in azione
CASALMAGGIORE – E’ un pezzo storico di Casalmaggiore che se ne va. E’ questo il refrain, ripetuto da tutti i cittadini che passavano martedì mattina da via don Paolo Antonini, via dello Zuccherificio e via Matteotti, alla vista delle ruspe della ditta F.lli Aroldi di Casalmaggiore impegnata nella demolizione di due palazzine. Non due edifici qualunque, bensì quelli che furono gli appartamenti e le abitazioni dei dirigenti del fu Zuccherificio Eridania, una potenza a Casalmaggiore e una fonte di reddito per decenni di molte famiglie, al pari del Fabbricone del Bijou di via Roma.
Sì, è proprio un pezzo di storia che se ne va, dopo che nelle scorse settimane l’azienda privata che ha acquistato il terreno, e con esso le due palazzine in stile tardo Liberty, ha presentato regolare Denuncia di Inizio Lavori al comune di Casalmaggiore: l’intenzione, anche se al momento non vi sono conferme ufficiali, è quella di liberare il grande spiazzo per potervi poi costruire quattro ville di discrete dimensioni. Del resto quella è zona residenziale e, al di là del discorso affettivo, come ha spiegato anche il vicesindaco Vanni Leoni, nel Piano di Governo del Territorio non si parla di vincoli storici, dunque i lavori sono partiti regolarmente senza necessità di permessi o lungaggini burocratiche.
Le ruspe della ditta F.lli Aroldi hanno iniziato martedì di prima mattina la propria opera, demolendo la seconda palazzina osservando la struttura da via don Antonini, e nei prossimi 3-4 giorni dovrebbero completare i lavori, che comprendono anche la pulizia e una prima bonifica del terreno. A quel punto la zona sarà pronta per nuove costruzioni, che sostituiranno un orizzonte e una skyline che a Casalmaggiore reggevano praticamente da inizio secolo, da quando cioè, nel 1911, la storia dello Zuccherificio Eridania iniziò, alimentata poi dalla costruzione delle palazzine a metà anni ’20 e cresciuta fino allo stop del 1968, anche se in verità quegli appartamenti restarono abitati fino agli anni ’80.
Giovanni Gardani
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