Cronaca

Velox di Martignana, primi ricorsi: ecco due motivi per cui potrebbero vincere

Autovelox per evitare i sinistri o per rimpinguare la cassa? Siamo al solito dilemma. Intanto i primi ricorsi davanti al giudice di pace sono ormai pronti. Interessante è vedere su cosa si appelleranno stavolta gli automobilisti sanzionati.

Nella foto il velox di Martignana

MARTIGNANA DI PO – Da qualche giorno è stato messo in funzione dalla Polizia Provinciale un nuovo dispositivo che misura la velocità delle auto, tra San Giovanni in Croce e Casalmaggiore, in territorio di Martignana di Po. E non c’è voluto troppo tempo per veder fioccare le prime sanzioni pesanti. Dopo l’attesa per vedere scattare la pioggia di multe, questi sono i tempi più “prolifici”, come sempre accade nei primi mesi, quando automobilisti disattenti e disinformati pagano dazio ai propri difetti. Poi le sanzioni scemeranno per la consapevolezza di chi transita.

Autovelox per evitare i sinistri o per rimpinguare la cassa? Siamo al solito dilemma. Giustamente il comandante provinciale Mauro Barborini aveva sottolineato che conta la prima delle due ipotesi. Intanto diciamo che si tratta di un dispositivo che funziona in entrambi i sensi di marcia e che avvalendosi di una doppia telecamera scatterà immagini da una distanza di 14 metri, fotografando la targa posteriore ma senza riprendere l’abitacolo per motivi di privacy. In questo modo si è ritenuto di porsi al riparo di eventuali ricorsi.

Ma non è quel che sta avvenendo. I primi ricorsi davanti al giudice di pace sono ormai pronti. Interessante è vedere su cosa si appelleranno stavolta gli automobilisti sanzionati. Si parte come spesso accade dall’art. 97 della Costituzione, che difende il “buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”, ma scendiamo nei dettagli.

Sono soprattutto due i binari in cui si muove chi prepara le carte bollate. Il primo riporta l’art. 142, comma 6 bis, del Codice della strada, che dispone: “Le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità devono essere preventivamente segnalate e ben visibili, ricorrendo all’impiego di cartelli o di dispositivi di segnalazione luminosi, conformemente alle norme stabilite nel regolamento di esecuzione del presente codice…”.

Ecco dunque il primo appiglio. Gli apparecchi sono presegnalati, ma non proprio ben visibili, in particolare di notte, quando, sempre secondo una disposizione del Ministero, si deve far ricorso a segnali luminosi. Questo sempre per il principio che la legge funziona come prevenzione più che come punizione. La scarsa illuminazione farebbe venir meno il principio della prevenzione, cioè non viene data al pubblico la necessaria pubblicità prevista.

Il secondo aspetto su cui si lavora fa risalire al decreto legge 121 del 2002, poi trasformato in legge, e precisamente parte dell’art. 4, quando recita: “Sulle autostrade, sulle strade extraurbane principali, nonché sulle altre strade, individuate con apposito decreto dal prefetto… possono impiegare od installare dispositivi o mezzi tecnici di controllo del traffico finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni alle norme di comportamento… Il prefetto, sentiti gli organi locali di polizia stradale, e su conforme parere degli enti proprietari, individua le strade di cui al comma 1, tenendo conto del tasso di incidentalità, delle condizioni strutturali e plano-altimetriche, di traffico o di altre cause per le quali non è possibile il fermo di un veicolo senza recare pregiudizio alla sicurezza della circolazione, alla fluidità del traffico o all’incolumità degli agenti operanti e dei soggetti controllati”.

Il punto sta nel tasso di incidentalità. Solitamente si considera indicativo un arco di due anni, e ad esempio nel caso di Martignana Po sembra che nel tratto interessato dalla misurazione non siano avvenuti incidenti. Il principio che si vuole fissare è che lo Stato ha il dovere di tutelare i cittadini nel caso di intervento continuo (come nel caso dei dispositivi fissi), nel qual caso decide il prefetto. Se non ci sono stati incidenti stradali negli ultimi anni, a quale titolo e con quale indagine preventiva viene messo l’autovelox? Forse, si lascia intuire, gli scopi erano diversi dalla prevenzione.

Un’interpretazione che, presa alla lettera, può toccare anche impianti più vecchi. Ad esempio quello di Sospiro, posato 4 anni fa. Vero che prima di incidenti ce n’erano stati, ma anche lì negli ultimi due anni non è accaduto, grazie proprio al dispositivo. Dunque perché autorizzare ancora il suo utilizzo? Va tenuto presente, si ribadisce, che l’obiettivo finale è la sicurezza del cittadino, e lo Stato interviene di volta in volta a seconda delle necessità. A Martignana l’autovelox è posto su un rettilineo, da qui l’ipotesi di accanimento. Inoltre siamo in aperta campagna, in assenza di insediamenti industriali con entrata e uscita di operai.

Vanni Raineri

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