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Fondazione Gonzaga, Malagola si dimette. La seguono Bocchi e Boroni: il Cda ora è azzerato

"Mi auguro che questo gesto sia colto con il giusto spirito, ossia quello di consentire alla Fondazione di non perdere altro tempo ed effettuare, quindi, rapidamente le nomine dei nuovi consiglieri. La Fondazione che ho presieduto merita la possibilità di sopravvivere" spiega Malagola dopo la cronistoria della vicenda.

Nella foto la Casa di riposo Serini

SABBIONETA – Sara Malagola non è più la presidente della Fondazione Isabella Gonzaga a Sabbioneta. Lo ha comunicata martedì con una lettera indirizzata ai vertici dell’ATS Valpadana: nella missiva non si parla ancora delle dimissioni contestuali dei consiglieri Galeazzo Bocchi e Guido Boroni, che però sono in realtà attese a breve. Di fatto, a ore, il Cda della Fondazione risulterà azzerato.

“Brevemente vorrei ricordare l’avvicendamento che ha portato la scrivente alla Presidenza – scrive Malagola – ossia le dimissioni record del mio predecessore, il Prof. Stefano Prandini, esponente di fiducia del Sindaco di Sabbioneta (Aldo Vincenzi, ndr), a meno di due mesi dalla sua elezione. All’epoca delle sue dimissioni già appariva molto chiaro come la situazione della Fondazione fosse di equilibrio economico-finanziario molto precario, pertanto, dopo numerosi solleciti da parte da parte del CdA, al Sindaco al quale era in capo la nomina del consigliere mancante, temendo il tracollo della situazione il CdA stesso nominò a Presidente la scrivente, già vice-presidente del dimissionario”.

“Durante la mia Presidenza sono stati apportati profondi e importanti cambiamenti – precisa Malagola – che hanno avuto come unico scopo quello di ripianare la situazione economico-finanziaria della Fondazione la quale versava, e versa tutt’ora, in una situazione disperata. Ogni mio sforzo è stato rivolto al mantenimento del patrimonio artistico-storico donato alla Comunità sabbionetana dalla Famiglia Serini e dai molti Benefattori che si sono susseguiti per anni nella Fondazione, nonché a ripianare quelle situazioni di mala gestione più che annosa che hanno portato la Fondazione alla grave situazione economica che oggi la attanaglia. Durante la mia attività, supportata in ogni passo dal CdA tutto, si sono verificate progressive resistenze e frizioni da parte dell’amministrazione comunale, acuite particolarmente dall’assessore al bilancio, il Sig. Balestreri. Dopo numerosi incontri avvenuti con il Sindaco e tale assessore presso gli uffici comunali e dopo aver illustrato dettagliatamente lo stato economico-finanziario della Fondazione, anche avvalendoci delle valutazioni di consulenti esterni, si era giunti alla proposta di valutare la vendita di un immobile per ripianare i debiti della Fondazione in modo tale da consentirle nuova linfa per ripartire con l’attività assistenziale che da sempre la stessa svolge ed ha svolto nei confronti di minori e categorie sociali particolarmente svantaggiate. Dopo attente valutazioni, e con il parere favorevole dello stesso revisore dei conti della Fondazione, si comunicava al Sindaco prima verbalmente e poi con uno scambio epistolare via posta elettronica, la volontà di intraprendere una valutazione in merito alla possibile vendita dell’unico immobile che in quel momento avrebbe avuto una possibilità di vendita, ossia la Casa di riposo,il cui ramo d’azienda oggi è affittato alla CSA”.

Di fatto Malagola ripropone la vicenda per filo e per segno, in una sorta di cronistoria. “In questo scambio epistolare, di cui conservo traccia, il Sindaco esplicitamente mi comunicava la sua volontà di non interferire in alcun modo sulle decisioni che l’organo dirigente della Fondazione avrebbe preso al fine di mantenere in vita la stessa. In effetti, di conseguenza, nessuno avrebbe potuto muovere alcun rimprovero all’amministrazione per il suo fermo rifiuto nella volontà di aiutare la Fondazione negandole qualsivoglia supporto di carattere economico, fosse esso stato l’acquisto di un immobile, come da noi proposto, che così sarebbe rimasto di proprietà di Sabbioneta e dei sabbionetani, o uno sgravo fiscale in un evidente momento di difficoltà economica in cui versava la stessa. Dopo questo scambio epistolare è avvenuto un incontro negli uffici comunali alla presenza della sottoscritta, in qualità di Presidente, i consiglieri Bocchi e Boroni, il Sindaco, l’assessore Balestreri, e il presunto assessore ai servizi sociali, per la prima volta incontrata in quella occasione, ossia a distanza di circa 8 mesi dall’insediamento del nuovo Presidente. Durante questo incontro, avvenuto poche decine di ore dopo lo scambio epistolare, il Sindaco comunicava la ferma volontà della amministrazione di impedire qualsiasi azione volta alla vendita dell’immobile per il quale ancora erano in corso tutte la valutazioni circa la fattibilità dell’operazione.

Sempre durante tale incontro, più volte il sindaco e i suoi assessori hanno accusato ingiustamente e immotivatamente il CdA di non aver approntato alcuna soluzione fattiva per la Fondazione, invitandoci per l’ennesima volta, a partecipare a bandi per i quali la Fondazione non aveva chiaramente la disponibilità economica indispensabile per sostenere un investimento così oneroso come la compartecipazione al 50% dell’offerta del bando. Pertanto, di fronte ad un totale atteggiamento di chiusura, dopo mesi di stallo durante i quali l’amministrazione non ha contribuito minimamente ad apportare soluzioni positive e perseguibili per la Fondazione e dopo un inspiegabile quanto repentino cambio di atteggiamento della amministrazione nei confronti di un ente di diritto privato e del suo organo esecutivo, dopo attenta valutazione decisi di convocare un CdA straordinario per decidere se proseguire nell’iter di valutazione legale e dell’opportunità economico finanziaria della vendita della Casa di riposo di cui sopra”.

“Prontamente il Sindaco provvedeva a richiedere ai consiglieri di sua nomina le loro dimissioni dal CdA – ricorda poi Malagola – . Nella mattinata precedente, convocato CdA per il primo pomeriggio, giunsero le dimissioni della consigliera Pincella. Al CdA si presentarono i consiglieri Bocchi e Boroni, assente non giustificata la consigliera Flisi: a quel punto è parso opportuno sospendere la votazione dell’odg previsto per quel consiglio e di rinviarla a data da definirsi. Nei giorni successivi arrivarono le formali dimissioni della consigliera prima assente non giustificata e successivamente il Sindaco, con un suo decreto, sanciva la revoca della nomina fiduciaria al consigliere Bocchi, dimostrando non solo un atteggiamento autoritario degno del regime sovietico del dopoguerra ma anche di non conoscere minimamente le norme del codice civile in materia di Enti di diritto privato. Questa rappresenta una richiesta inopportuna, immotivata, e non giustificabile nè per la correttezza dimostrata dal consigliere Bocchi, nè per il merito specifico della richiesta. Da quel momento è stata mia premura sollecitare prontamente e ripetutamente il ripristino del CdA al completo in modo che la Fondazione potesse affrontare nel pieno delle sue forze le questioni urgenti che la riguardano, con il fine unico di evitare il commissariamento della stessa”.

Malagola infine spiega il perché del suo gesto forte. “Non ricevendo risposta alcuna, dopo aver interessato anche l’organo di controllo, l’ATS Valpadana, in merito alla vicenda, consapevole della gravità della situazione in cui versa la Fondazione e della necessità per la stessa che le decisioni vengano prese più rapidamente possibile al fine di evitare la liquidazione del patrimonio della stessa, rassegno le mie dimissioni da Presidente della Fondazione Isabella Gonzaga Onlus, nella speranza che questo gesto spinga il Sindaco ad un più rapido ripristino dei componenti del CdA di sua spettanza. Mi auguro che questo gesto sia colto con il giusto spirito, ossia quello di consentire alla Fondazione di non perdere altro tempo ed effettuare, quindi, rapidamente le nomine dei nuovi consiglieri. La Fondazione che ho presieduto merita la possibilità di sopravvivere: è un dovere nei confronti di ogni benefattore, di ogni sabbionetano e di ogni persona che ad essa ha donato tempo, risorse e passione. Non è più tempo di tutelare interessi particolari, di lotte paesane e posizioni aprioristicamente contrarie in virtù delle appartenenza politica del Presidente di turno: serve il coraggio di decisioni forti ma inevitabili”.

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