Cultura

"Il migliore International Festival di sempre". Angelo Porzani spiega perché

Il presidente evidenzia la capacità di trovare la giusta dimensione tra l’esigenza di un numero consistente di concerti e la disponibilità di spazi, che non riguardano soltanto vitto e alloggio, tra Fondazione Santa Chiara e alberghi del circondario, ma anche luoghi idonei per i concerti e per le varie prove. E non è l'unica qualità.

CASALMAGGIORE – “La migliore edizione di sempre”: con queste parole il presidente del Casalmaggiore International Festival Angelo Porzani ha chiuso domenica sera la ventesima edizione della kermesse che dal 1997, ininterrottamente, porta talenti musicali di primissimo piano a livello mondiale nel Casalasco e nelle province limitrofe.

E chiunque pensi che il giudizio di Porzani possa essere stato inficiato dall’entusiasmo del momento, beh, deve ricredersi. “Lo confermo in pieno – spiega Porzani – perché abbiamo affinato il giusto mix tra qualità e quantità: il livello della musica e dei concerti offerti, il numero crescente di presenze tra il pubblico, con appassionati giunti da Crema quasi tutte le sere, altri arrivati da Alessandria e la colonia parmigiana e pure casalasca che cresce notevolmente, come dimostrano le iscrizioni alla mailing list”. Soprattutto, evidenzia Porzani, la capacità di trovare la giusta dimensione tra l’esigenza di un numero consistente di concerti e la disponibilità di spazi, che non riguardano soltanto vitto e alloggio, tra Fondazione Santa Chiara e alberghi del circondario, ma anche luoghi idonei per i concerti e per le varie prove.

A proposito di quest’ultimo passaggio, Porzani intende una volta di più sottolineare la bellezza dei luoghi prescelti, con le novità significative del Labirinto di Fontanellato, rivelatosi assolutamente ad hoc per l’acustica nonostante fosse un luogo all’aperto, e la Chiesa Castello di San Martino dall’Argine, forse un po’ calda, vista la stagione, ma stipata di pubblico, tanto che molte persone sono rimaste fuori dall’edificio cercando di captare le melodie provenienti dall’interno. “Siamo andati forte sui concerti evento, come quello all’Auditorium Arvedi di Cremona o nel cortile del Palazzo della Congregazione di Casalmaggiore – spiega Porzani – ma anche i concerti meno pubblicizzati hanno sempre garantito un grande colpo d’occhio”. Una media altissima di spettatori, con il picco finale di 400 persone per due sere consecutive nel cortile di Palazzo Melzi: numeri decisamente significativi se si parla di musica classica, arte da sempre considerata, a torto o a ragione, d’élite.

Tra i luoghi più sorprendenti il cortile dell’Oratorio Maffei, davanti al Duomo, “dove chiederemo sicuramente di tornare al parroco don Cesare Nisoli” precisa Porzani: lì l’acustica ha rivelato vibrazioni inattese, così come nel cortile dell’ex Turati che non a caso ha ospitato l’ouverture del festival più altre esibizioni. I ragazzi intanto sono ripartiti, quattro di loro con significativi riconoscimenti: la violinista Alison Kim, la violoncellista Yoosin Park e la pianista Tamila Salimdijanova con i premi Taras Gabora ordinari; la violinista Agnes Langer, invece, con il premio speciale per una particolare esecuzione.

Giovanni Gardani

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