Vittoria alata di Calvatone, ecco come è stato scoperto l'originale dell'Hermitage
Non sappiamo ancora se e quando tornerà da noi, anche se per poco, intanto però tra le iniziative allo studio per celebrare quella che comunque per tutti resta la Vittoria alata di Calvatone, anche un convegno in programma nel 2017 in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano.
CALVATONE – Finalmente, dopo oltre settant’anni di oblio, settant’anni di mistero, studi e ricerche, è riemersa dal passato. La Vittoria alata di Calvatone, tra le più belle sculture bronzee dell’antichità romana, di cui si erano perse le tracce almeno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, si trova a San Pietroburgo, ritrovata in uno dei depositi del museo Hermitage. Una notizia che già avevamo fornito nei giorni scorsi e che ora è stata in un certo senso ufficializzata dalla conferenza appositamente convocata a Calvatone in sala consiliare nella mattinata di giovedì.
E’ lei dunque l’originale, e non la copia di Berlino o di Mosca, che per molto tempo si erano contese il riconoscimento. Un percorso, come’è stato raccontato a Calvatone, lungo e non facile, quello che ha portato alla definitiva conferma, il 4 ottobre scorso. Una certezza raggiunta grazie alle ricerche, e alla volontà del regista e documentarista Ezio Alovisi, il cui trisnonno aveva ritrovato la statua proprio qui, tra le campagne di Calvatone, l’antica Bedriacum, nel 1836. Proprio Alovisi ha spiegato le tappe che hanno portato a questa ricostruzione. “Io quasi me l’aspettavo che ci fosse una risposta positiva perché erano difficili le altre ipotesi, ovvero era molto complesso che questa opera fosse stata trafugata da un soldato tedesco in fuga o che si trovasse in un museo americano dopo avere viaggiato per chissà quali canali nel dopoguerra. La risposta più logica era quella che si è rivelata vera, ovvero che nelle migliaia di opere prese dall’Armata Rossa a Berlino e in tutta Germaia ci potesse essere pure la Vittoria Alata. Solo non sapevamo dove fosse finita e perché non se ne fosse parlato per 70 anni”.
Maria Teresa Grassi, l’archeologa che da più tempo sta lavorando al sito Bedriacum, ha illustrato perché la statua dell’Heritage può essere considerata, senza dubbio alcuno, l’originale autentico. “Anzitutto è una scultura in bronzo, mentre molte delle copie che si trovano in altri musei sono dei gessi. Inoltre la qualità rispetto alle coppie è superiore e raffinata, quindi sicuramente siamo certi grazie all’analisi dei documenti e alle varie fonti che questa Vittoria Alata è l’originale. Va detto che la scultura è stata nel tempo divisa in alcuni frammenti, poi restaurati, integrati, con l’aggiunta ad esempio delle ali, senza dimenticare una serie di rimaneggiamenti anche moderni. Su tutti questi aspetti sta lavorando il laboratorio di restauro in Russia”.
Tornando ad Alovisi, questi sta anche preparando un film documento sulla vicenda della vittoria alata, a metà tra storia, racconto e fantasia. Una sorta di documentario romanzata, che però ha radici nella realtà e nei recenti sviluppi, certificati dalla conferenza di Calvatone. “Vi sarà un riferimento alla realtà e alla verità storica, ma immaginerò anche una visione onirica, con questa fanciulla che va alla ricerca del suo corpo”. Sempre Alovisi non ha nascosto una grande emozione. “L’ho trovata indubbiamente fragile, con fratture, con tutta la sua vita vissuta a prescindere dai duemila anni sulle spalle. E’ stato molto emozionante, anche perché l’ho potuta toccare e facendolo ho pensato al mio trisnonno che nel 1836 l’aveva tirata su dai campi di Calvatone. C’era un collegamento, anche tattile, mediante la Storia e le generazioni, che si riproduceva. La commozione è stata percepita anche da archeologi e restauratori: tutti hanno capito che la Storia svelava un mistero”.
Ma non finisce qui. Non sappiamo ancora se e quando tornerà da noi, anche se per poco, intanto però tra le iniziative allo studio per celebrare quella che comunque per tutti resta la Vittoria alata di Calvatone, anche un convegno in programma nel 2017 in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. Forse questa statua non è stata sempre così, sembra sia nata come danzatrice dionisiaca trasformata poi in vittoria alata. Quel che è certo è che, dopo essere rimasta nascosta per più di settant’anni, la Vittoria alata di Calvatone non tornerà più con le sue risposte nell’oblio.
Dario Murri