Politica

Lorenzin: "La decisione sul punto nascite spetta a Maroni, lui lo sa bene"

“Il presidente Roberto Maroni sa bene che il ministero della Salute non può imporre alcuna chiusura dei punti nascita - spiega il ministro della Salute Beatrice Lorenzin - Il Comitato nazionale ha espresso un parere tecnico sulla scorta della documentazione fornita"

CASALMAGGIORE – Il Ministero della Salute smentisce l’inderogabilità della scelta nazionale e lo fa con un comunicato perentorio, nel quale viene citato in causa lo stesso presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni. La conferma che il parere del Comitato nazionale relativo ai punti nascita è solo consultivo e soprattutto non è inderogabile. “Il presidente Roberto Maroni sa bene che il ministero della Salute non può imporre alcuna chiusura dei punti nascita – spiega il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – Il Comitato nazionale percorso nascite ha espresso un parere tecnico sulla scorta della documentazione fornita dalla Regione Lombardia, e con un confronto con i tecnici della Regione in base a quei documenti. Il Comitato ha ritenuto, con nota dello scorso 21 novembre, di mantenere in attività il Punto Nascita di Sondalo, in quanto esiste una reale situazione di ”disagio orografico”; e che almeno uno dei due punti nascita di Gravedona e Chiavenna può proseguire l’attività in quanto l’uno esclude il “disagio orografico” per l’altro. Il Governatore Maroni, che negli ultimi tre anni e mezzo ha goduto di una interlocuzione costante col Ministero, avrebbe potuto tranquillamente usare i canali di dialogo che è solito percorrere e che hanno consegnato risultati importanti per i cittadini lombardi. Aspettiamo, disponibili,  ulteriore documentazione e nuovi elementi istruttori da parte della Regione Lombardia per investire tempestivamente il Comitato per una nuova valutazione. Per il Ministero l’unico interesse è la tutela della salute dei cittadini e la loro sicurezza”. La palla dunque passa alla Regione, unica deputata a prendere decisioni in tema Sanità. L’Oglio Po ha già presentato tutta la documentazione necessaria a testimoniare il fatto che – potenzialmente – è struttura che può far fronte ad un numero di parti maggiore e soprattutto farlo con sicurezza. Tutto dipenderà dalla volontà politica di direzioni generali e regione: investire sulla struttura a cavallo tra due regioni (un potenziale non indifferente) o lasciare tutto così com’è. Ma cade il presupposto della perentorietà della decisione a livello nazionale. E cade soprattutto il tentativo di far ricadere le scelte su Roma: le scelte dipendono da Regione Lombardia, come le politiche sulla sanità. E su nessun altro. “E’ quello che dicevamo dall’inizio – spiega Pierluigi Pasotto (CNC) – ed è per questo che abbiamo richiesto tutta la documentazione inoltrata dalla Regione per la richiesta di deroga. Mi sorge il dubbio che o a Roma non abbiano fatto altro che fare una valutazione sui soli numeri o che la documentazione inoltrata per la richiesta della deroga sia stata solo parziale. Comunque sia la decisione spetta solo alla Regione, mentre la Lega sta raccogliendo firme contro se stessa”.

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