Un casalese a Manchester: "Notte irreale, temiamo per il nostro cameriere Adam"
Daniele, portiere di notte, dopo l'attentato: "Pensate che al Bradbury abbiamo 140 stanze: lunedì notte in pochi, per non dire nessuno, hanno dormite. Eravamo tutti incollati davanti alla televisione, che nella nostra reception è accesa 24 ore su 24 e ovviamente ha aggiornato continuamente su quanto era accaduto alla Manchester Arena".
MANCHESTER – Non è stato testimone diretto, ma ha vissuto da dentro il dramma dell’attentato a Manchester. E’ un casalese, originario di Cappella di Casalmaggiore per la precisione, a raccontare da una prospettiva per così dire “privilegiata” (aggettivo infelice, viste le circostanze) quanto accaduto nella serata di lunedì al concerto di Ariana Grande, alla Manchester Arena, con l’attacco terroristico costato la vita a 22 persone, molte delle quali giovanissime, e che ha causato pure 59 feriti. Daniele Somenzi è un autentico giramondo, ma da cinque anni vive e lavora a Manchester con la compagna Federica. “Faccio il portiere notturno al Bradbury Hall Hotel, in periferia, vicino a Stockport, altra cittadina della cosiddetta Grande Manchester – racconta Daniele – e il teatro in linea d’aria sarà distante circa 4 chilometri. Lunedì sera è stato il caos, ma non poteva essere altrimenti”.
Come avete appreso la notizia? “Avevo da poco iniziato il mio turno, che parte alle 23 e termina alle 7 del mattino dopo, quando un taxista è entrato tutto trafelato: la televisione britannica non aveva ancora dato la notizia e così abbiamo appreso da lui qualche piccolo dettaglio, anche se sommario. In poco più di due ore mi saranno arrivato una ventina di messaggi da tutto il mondo, da amici australiani, canadesi e ovviamente anche italiani. Lì ho capito la gravità dell’accaduto, mentre la televisione iniziava a confermare quello che tutti, purtroppo, abbiamo pensato: si trattava davvero di un attentato”.
La zona colpita è molto frequentata. “Sicuramente lunedì sera lo era per il concerto, ma in generale è comunque una zona di Manchester molto commerciale, dove i turisti passeggiano volentieri. Si trova, peraltro, a pochi metri da una grande stazione ferroviaria di Manchester, la stazione Victoria, seconda solo a Picadilly. Federica era al lavoro, io anche, poi ci siamo sentiti per telefono. Tutti e due stiamo bene, ma la preoccupazione ora è per Adam, un ragazzo che fa il cameriere qui al Bradbury e che ci aveva annunciato proprio pochi giorni fa che sarebbe andato al concerto di Ariana Grande. Era molto soddisfatto per essere riuscito a prendere i biglietti, di lui ora non abbiamo notizie”.
Che clima c’è a Manchester? “Credo, perché fortunatamente non mi è mai capitato di vivere una situazione del genere e dunque non ho metri di paragone, quello che sempre si vive dopo un attentato: città spettrale, con polizia e ambulanze e pochi altri rumori. Io andrò al lavoro come sempre, provando a vivere la normalità, ma non è chiaramente facile. Pensate che al Bradbury abbiamo 140 stanze: lunedì notte in pochi, per non dire nessuno, hanno dormito. Eravamo tutti incollati davanti alla televisione, che nella nostra reception è accesa 24 ore su 24 e ovviamente ha aggiornato continuamente su quanto era accaduto alla Manchester Arena”.
Giovanni Gardani