Rotary e Lions tra le stelle, una serata speciale a Gazzuolo con Gilles e Costa
Gilles e Costa del Centro Spaziale Europeo si sono alternati nella descrizioni delle meraviglie celesti e dell’importantissimo effetto delle loro ricerche sulla nostra vita di tutti i giorni, dalle previsioni meteo alla ricerca col telefonino del ristorante più vicino a noi, sfruttando appunto i satelliti in orbita.

GAZZUOLO – Una serata tra le stelle. E’ quel che è capitato ai tanti soci di ben 4 club Rotary del territorio casalasco-piadenese oltre al Lions Sabbioneta Nova Civitas e all’Inner Wheel. La relazione di due ingegneri dell’Esa, l’Agenzia Europea Aerospaziale, che si è tenuta presso Arte e Gusto di Gazzuolo ha spaziato dall’astronomia alle tante ricadute delle ricerche: meteorologia e cambiamenti climatici, ricerca sui pianeti, storia delle missioni spaziali, geolocalizzazione, onde gravitazionali, sicurezza informatica. Ad esporre attraverso una serie di slide i contenuti erano Pascal Gilles e Gabriella Costa, del Centro Spaziale Europeo di Roma.
Pascal Gilles è francese e ha iniziato a lavorare per l’Agenzia Spaziale Europea nel 1984, ed oggi è Capo della divisione responsabile dei dati dei satelliti di osservazione della Terra dell’Esa. Gabriella Costa, laureata alla Sapienza a Roma, è Capo dell’Ufficio responsabile dei dati per tutte le missioni di osservazione, lavorando così a stretto contatto col collega transalpino. L’Esa, la Nasa europea, ha 22 stati membri e si propone di promuovere la cooperazione tra gli stati europei per scopi esclusivamente pacifici. Gilles e Costa si sono alternati nella descrizioni delle meraviglie celesti e dell’importantissimo effetto delle loro ricerche sulla nostra vita di tutti i giorni, dalle previsioni meteo alla ricerca col telefonino del ristorante più vicino a noi, sfruttando appunto i satelliti in orbita. Dopo una breve panoramica sulla descrizione delle attività dell’Esa, si è passati all’esplorazione dello spazio grazie all’uso di satelliti, quindi i lanciatori dell’Esa (Arianne e Vega), il nuovo sistema di navigazione europeo Galileo, i satelliti di telecomunicazione, le operazioni di missioni, gli astronauti dell’Esa nello spazio. Quindi l’osservazione della terra dallo spazio e i risultati pratici.
L’idea di un’organizzazione spaziale indipendente nacque all’inizio degli anni ’60, l’Esa fu fondata nel 1975 il che consente oggi all’Europa una certa indipendenza dagli Stati Uniti. In Europa sono presenti 8 siti che ospitano le strutture dell’Agenzia (Frascati in Italia, mentre la sede è a Parigi), in cui operano 2300 dipendenti, e il budget annuo a disposizione è di quasi 6 miliardi di euro (la quota dell’Italia è di 550 milioni). Sono ben 80 i satelliti progettati testati ed operativi in volo. I due ingegneri hanno illustrato i pionieri Esa: Hipparcos (1989-1993), il primo mappatore satellitare globale; Iue (1978- 1996), l’osservatorio in orbita ad ultravioletto più leggero; Giotto (1986), il primo passaggio ravvicinato al nucleo di una cometa (di Halley); Ulysses (1990-2008), prima sonda a volare sopra i poli del Sole; Iso (1995-1998), primo osservatorio europeo ad infrarosso; Smart-1 (2003-2006), prima missione europea sulla Luna.
A seguire, uno sguardo sulle galassie e sui satelliti in questo momento in orbita, per poi passare ai lanciatori e alle tecnologie del futuro: Galileo fornirà un servizio di posizionamento globale altamente accurato e garantito. Suggestiva anche l’immagine della cosiddetta spazzatura spaziale, un problema sempre più evidente provocato dai detriti di oggetti lanciati dall’uomo nello spazio. Applausi all’immagine che mostrava il gruppo degli astronauti italiani di base al Centro Astronauti Europeo di Colonia: Paolo Nespoli, Umberto Guidoni, Franco Malerba, Roberto Vittori, Walter Villadei, Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti. Proprio ieri mattina i quotidiani nazionali riportavano l’immagine di Papa Francesco collegato in diretta audio e video col gruppo di Nespoli che si trovava nella stazione spaziale internazionale, che si trova a 400 km di altitudine e completa 15,5 orbite al giorno, abitata continuativamente da 17 anni.
Ma perché osservare la terra dallo spazio? Per osservare simultaneamente aree molto vaste ma anche soffermarsi su piccoli oggetti, al fine di simulare interventi e valutare l’impatto sul territorio, verificare insomma le conseguenze di un evento. Un esempio fatto riguarda l’enorme danno provocato dalla petroliera Prestige, che affondò nel 2002 al largo della Spagna. Il governo iberico minimizzò, ma si dovette arrendere di fronte alla fotografia impietosa fatta dal satellite, il che contribuì alle dimissioni del primo ministro Aznar. Impietose anche le immagini ben note dell’inquinamento da biossido di azoto, con la pianura padana contrassegnata da un sinistro colore rosso vivo. Le immagini dall’alto consentono anche di verificare la presenza sotto il suolo di antiche costruzioni, così come la loro distruzione, come nel caso di Palmira. Quasi due ore di relazione, poi tutti a casa, ovviamente in auto impostando il navigatore. Grazie a qualcosa lassù che può valutare all’istante dove siamo, il nostro punto di arrivo e quale sia il percorso migliore per raggiungerlo.
V.R.