Politica

Luciano Pizzetti chiarisce l'iter dello Stato di Emergenza e il testo dell'emendamento

Nel caso in cui Regione Lombardia e la Protezione civile ritengano fondata la richiesta iniziale, allora il Consiglio dei Ministri valuta ed eventualmente procede con una delibera dichiarando lo stato d’emergenza

CASALMAGGIORE – Non sarà presente il sottosegretario Luciano Pizzetti al Consiglio comunale di Casalmaggiore di giovedì, quello in cui verrà approvata la mozione per la richiesta dello stato di emergenza a seguito della chiusura di Ponte Po. Sarà impegnato a Roma nell’approvazione del decreto fiscale in cui è inserito l’emendamento che destina 35 milioni immediati per i ponti (non solo quello di Casalmaggiore) in sofferenza sull’asta del Po. Il politico cremonese ha comunque voluto mandare un suo contributo che fa chiarezza sulla richiesta dello Stato di Emergenza e sull’iter che giocoforza dovrà seguire. L’intervento lo proponiamo integralmente.

La richiesta dovrà passare alla Regione e, in seconda istanza, alla Protezione Civile che valuteranno se sussitono i presupposti affinche la domanda possa essere accolta. Se entrambi diranno sì, sarà il Consiglio dei ministri a sancire lo ‘Stato di Emergenza’ che, tra le altre cose, consentirebbe di accelerare tutte le pratiche burocratiche.

“Il Consiglio comunale di Casalmaggiore – spiega il sottosegretario – si riunirà domani, 16 novembre, per discutere una mozione con la quale valutare se procedere o meno alla richiesta di dichiarazione di stato d’emergenza per la messa in sicurezza del Ponte sul Po. Non potendo parteciparvi perché impegnato nell’approvazione del Decreto Fiscale, in cui è stato inserito l’emendamento che destina da subito 35 milioni € per la messa in sicurezza dei ponti sul Po che allego, su cui il Governo pone la questione di fiducia, vorrei contribuire al dibattito portando alcuni elementi di valutazione. L’obiettivo di velocizzare i tempi e le procedure necessarie alla messa in sicurezza dell’infrastruttura è totalmente condivisibile. Occorre comprendere quale sia la via migliore.

Con riferimento specifico al Ponte di Casalmaggiore la normativa di riferimento per procedure e tempi per la dichiarazione di stato d’emergenza è la Legge 24 febbraio 1992 n. 225, che istituisce lo stesso Servizio nazionale della protezione civile.

Su questa base normativa, in estrema sintesi, la procedura che si prefigura in caso di approvazione della richiesta di stato d’emergenza in Consiglio comunale potrebbe essere la seguente. Se il 16 novembre la mozione sarà approvata, la richiesta verrà inviata alla Regione, che procederà allora con una prima istruttoria e ne valuterà la ragione d’essere. Qualora questo filtro regionale venisse superato, la Regione invierà l’istruttoria a Palazzo Chigi e al Dipartimento centrale della Protezione civile, che procederà a sua volta con una seconda istruttoria (in concreto un sopralluogo per verificare la natura e l’effettiva validità della richiesta). Il criterio di valutazione fondamentale sarà la verifica della presenza di un evento imprevisto e imprevedibile, come stabilito dagli articoli 2 e 5 della Legge 225/92, che motivi un successivo intervento della Protezione civile, cioè una calamità di origine naturale o causata dall’uomo che, per intensità ed estensione, debba essere fronteggiata con mezzi e poteri straordinari.

Tornando alle due istruttorie, quella regionale e quella nazionale, di norma non dovrebbero richiedere più di 15-20 giorni. Nel caso in cui Regione Lombardia e la Protezione civile ritengano fondata la richiesta iniziale, allora il Consiglio dei Ministri valuta ed eventualmente procede con una delibera dichiarando lo stato d’emergenza. In quella delibera, sulla base delle istruttorie pregresse, il Consiglio dei Ministri indicherebbe le risorse da allocare con urgenza e proporrebbe la nomina di un Commissario. L’individuazione del Commissario avviene d’intesa con la Regione poiché, di norma, il Commissario è di nomina del Presidente della Regione. A questo punto, e solo allora, inizia il lavoro del Commissario che, di concerto con tutti gli attori lombardi ed emiliani interessati alla messa in sicurezza del Ponte e in un massimo di 30 giorni, procede alla ricognizione del danno e della situazione d’emergenza e predispone un piano in cui si definiscono tempi, interventi e risorse necessarie per portarli a termine”.

Nell’immagine sopra viene riportato anche l’emendamento dei 35 milioni di euro. Emendamento che dovrebbe passare indenne all’esame del parlamento in quanto dovrebbe essere posta la fiducia su tutta la materia.

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