Politica

Daina risponde a Fava: "Abbia il coraggio di confrontarsi su un territorio dissanguato"

"Io credo che il politico vero - prosegue Daina - debba sempre trovare una occasione per confrontarsi e dire per quale progetto si è candidato e quali sono stati i risultati concreti che lui come assessore e come esponente di un centrodestra che governa, non scordiamocelo, da 23 anni in Regione, ha ottenuto".

CASALMAGGIORE – Non ci sta Mario Daina, segretario del Pd di Casalmaggiore. Non ci sta dopo le dichiarazioni di Gianni Fava, assessore regionale all’Agricoltura in quota Lega Nord e legato al territorio Oglio Po del quale è originario. Fava difende il suo operato e parla di un comprensorio mai così considerato in Regione. Secondo Daina, però, la realtà è molto diversa. “Io capisco tutto e capisco che le elezioni abbiano una loro liturgia, ma per fortuna in democrazia, per citare il Presidente Mattarella, le elezioni sono una pagina bianca, il cui esito non è scontato. Quello che Fava ha detto, pur nella logica del tirare acqua al proprio mulino, è demagogico e senza pudore. Lo dico perché sui fatti concreti, la cosiddetta prova del budino, le cose che ha detto non hanno né capo né coda. Vedo una ignoranza di carattere culturale e di visione rispetto al territorio in cui vive”.

“Io credo che il politico vero – prosegue Daina – debba sempre trovare una occasione per confrontarsi e dire per quale progetto si è candidato e quali sono stati i risultati concreti che lui – come assessore e come esponente di un centrodestra che governa, non scordiamocelo, da 23 anni in Regione – ha ottenuto. Non può dunque dire, il nostro Fava, che questa zona non è mai stata rappresentata come se fosse una colpa della stessa, perché da 23 anni al governo della Lombardia ci sono loro. Ma il vero problema è che, come ha dimostrato anche l’amministrazione comunale insediatasi a Casalmaggiore nel 2014, l’unica visione che ha sotteso l’operato politico del centrodestra è quella di distruggere tutto ciò che è stato costruito negli anni a livello territoriale e comunale”.

Il primo riferimento, secondo Daina, è al Gal Oglio Po. “Storia e cultura tengono uniti due territori, partendo da una scambio culturale che inizia dalla scuola. Pensiamo a quanti ragazzi di Casalmaggiore studiano a Viadana, e viceversa. La prima scelta di uscire dal Gal Oglio Po, certificata dal comune di Casalmaggiore sotto la regia della Regione, è la dimostrazione della volontà di imporre un disegno per cui ognuno dovesse tornare a casa propria. Ognuno è padrone, cioè, a casa propria, e manca un progetto comune rispetto ai servizi: siamo così tornati al vecchio modo di fare per cui ogni Provincia fa capo a se stessa e ciascuno sbriga i propri affari. Il Gal Oglio Po è stato messo da parte per favorire un altro Gal che per identità culturale nulla ha a che fare con la nostra storia. E’ una scelta: Fava non deve vergognarsi di questa politica, ci mancherebbe, ma deve ammettere che c’è stato un disegno sotto, senza dare la colpa alla mancanza di una classe dirigente e di una rappresentanza. Perché quella che c’è è quella attuale che lui rappresenta e anche lui, assieme alla giunta, ha responsabilità in Regione rispetto a infrastrutture, sanità, ambiente: loro hanno deleghe e di queste devono rispondere”.

Daina affonda poi il colpo su alcune tematiche toccate da Gori nella campagna elettorale. “Quando ha parlato di ponte e ferrovia, Gori ha parlato di un territorio dimenticato. Io aggiunto che siamo stati dimenticati ad arte. Questo territorio, grazie ai nostri padri politici – e mi riferisco alla stagione dei Rotelli e dei Baroni tra Casalmaggiore e Viadana, quella del compromesso storico per rilanciare una zona depressa – viveva dell’unione tra casalesi e viadanesi. E su questo percorso ha impostato il rilancio di scuola, sanità e infrastrutture, per toglierci dall’isolamento che ci ha sempre contraddistinto: la creazione dell’ospedale Oglio Po è stato il manifesto più forte di questa volontà. L’istituzione dell’Ats Valpadana, frutto della convenzione tra Asst di Cremona e di Mantova, doveva prevedere processi e impegni anche economici, che integrassero servizi socio-sanitari sui due territori, ma la realtà dei fatti regista confusioni e gravi ritardi nella realizzazione concreta della legge 23/2015. Manca un piano di zona e i sindaci non sono uniti in questo: di chi è la responsabilità? Di una Regione la cui spesa è per l’80% destinata proprio alla Sanità”.

Manca lo spessore della classe dirigente, secondo Daina. “Ricordo anche che la Lega Nord, che si poneva come grande novità, è ormai diventato il partito più vecchio d’Italia e noto che dimenticano di essere al governo regionale da 23 anni, come ho detto, scaricando le responsabilità su altri: sull’Emilia per le infrastrutture. E intanto però in Emilia i treni nuovi stanno arrivando, mentre noi a Casalmaggiore viviamo una situazione da terzo mondo. Perché la Regione Lombardia non ha il coraggio di fare un bando di gara che assegni il servizio a chi oggettivamente garantisce una qualità superiore? Con l’asse Trenord e Regione controllato e controllore sono la stessa persona, e questo non va bene. E ancora, sul Tibre ferroviario, Fava spiega che non è stato programmato in tempo. Ma chi doveva farlo? La Regione, ovviamente, che per il 50% è a capo del sistema. Sul ponte, poi, continuano a dire di aver messo i soldi, che in realtà sono i fondi che il Governo assegnò alla stessa Lombardia nel confronto Regione-Stato. E sono sempre i soliti 3 milioni di euro che ballano: Malvezzi li promette a San Daniele quando va a San Daniele, poi viene a Casalmaggiore e vengono promessi a Casalmaggiore. Mi sembra accada come con le vacche di Mussolini. In realtà gli unici impegni concreti sul tavolo, gli unici fatti, li ha portati avanti il sottosegretario Pizzetti”.

Daina infine lancia un’ultima accusa a Fava, che contiene in sé pure un invito. “Il problema vero è che Fava deve confrontarsi dal vivo, e non dietro una tastiera di un computer. E non deve farlo con me, ma con i comitati apolitici e di cittadini, perché capisca che rappresenta un territorio completamente dissanguato. Lo invito a un confronto con Alessandro Rosa, candidato per Gori Presidente, che non è un politico navigato essendo un giovane e che non ha la tessera del Pd essendo civico, del Listone. Sia però un confronto non ideologico ma sui temi più concreti e su tutto ciò di cui l’Oglio Po ha realmente bisogno, senza avere avuto risposte, se non negative, in questi 23 anni”.

Giovanni Gardani

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