Cronaca

Martignana, campo coltivato ad asparagina completamente devastato da cinghiali

I cinghiali, ci spiega uno degli agricoltori che conosce bene le manovre degli ungulati, cercano germogli e lombrichi, dei quali vanno ghiotti. In questo modo, ovviamente la coltura viene compromessa.

MARTIGNANA DI PO – A forza di abituarsi, sembra quasi di non avere più nemmeno a che fare con una notizia. In realtà i danni che i cinghiali continuano a causare all’ambiente golenale e, quel che è peggio, ai campi coltivati, sono sotto gli occhi di tutti e l’ennesimo caso emerge nel Casalasco, a Martignana di Po, forse la zona percentualmente più tartassata dalle scorribande degli ungulati selvatici, ormai spintisi a pochi passi anche dal centro abitato.

Il campo in cui le ultime devastazioni sono state segnalate è in realtà abbastanza distante dalla zona residenziale, anche se qualche cascina non manca: residenza di agricoltori, di chi quei terreni li coltiva seguendo il calendario delle stagioni. Il campo colpito, nel caso specifico, era coltivato ad asparagina, una pianta che serve essenzialmente a comporre e completare i mazzi di fiori freschi. I cinghiali sono arrivati da un capanno che peraltro, in piena golena casalasca, ha una storia molto particolare e a suo modo prestigiosa: fu una delle location scelte da Bernardo Bertolucci per il kolossal “Novecento”, come noto girato nella campagna del Casalasco tra Piadena, Bozzolo, San Giovanni in Croce, Rivarolo del Re e appunto Martignana.

I cinghiali, ci spiega uno degli agricoltori che conosce bene le manovre degli ungulati, suo malgrado, compiono continui giri a esse, quasi come in in circuito automobilistico, andando a cercare germogli e lombrichi, dei quali vanno ghiotti. In questo modo, ovviamente la coltura viene compromessa. Le foto mostrano un campo completamente devastato dall’incursione dei cinghiali. Non si hanno certezze assolute, dato che nessuno ha colto il branco in flagranza, per così dire, ma si suppone che a muoversi sia stato un gruppo di almeno 30-40 esemplari.

Giovanni Gardani

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