Politica

Gruppi antiviolenza su donne: anche Mia di Casalmaggiore firma la lettera ai candidati

"Chiediamo il sostegno per salvaguardare alcuni principi inderogabili su cui si basano le attività portate avanti dai centri stessi: l’anonimato e la segretezza delle donne che accogliamo, oltre al rispetto dei loro tempi di decisione".

CASALMAGGIORE – I tre Centri Antiviolenza della Provincia di Cremona hanno presentato a tutti i candidati regionali la lettera aperta, preparata dalla Rete Regionale dei Centri Antiviolenza riguardo alcune criticità relative all’approccio dell’amministrazione regionale sul tema del contrasto alla violenza sulle donne.

“Al fine di migliorare le politiche di azione dei Centri e forti dell’esperienza decennale sul campo, come si legge nel documento allegato – scrivono l’Associazione Mia di Casalmaggiore, l’Associazione Donne contro la violenza onlus di Crema e l’Aida Cremona – chiediamo il sostegno per salvaguardare alcuni principi inderogabili su cui si basano le attività portate avanti dai centri stessi: l’anonimato e la segretezza delle donne che accogliamo, oltre al rispetto dei loro tempi di decisione. Sperando che questi temi vengano tenuti in considerazione dai candidati eletti, i Centri offrono la loro collaborazione al fine di attuare azioni condivise e concrete a favore della tutela di tali diritti”.

Di seguito ecco il contenuto integrale della lettera ai candidati regionali:
“Regione Lombardia è stata una delle ultime regioni a dotarsi di una legge di contrasto alla violenza domestica e di genere, e lo ha fatto solo grazie alla legge di iniziativa popolare presentata dalla Rete lombarda dei Centri Antiviolenza. Gli interventi predisposti a livello regionale e volti ad intervenire su questi temi, anziché valorizzare appieno la pratica politica dei Centri antiviolenza, che storicamente hanno costruito sul territorio una rete di sostegno alle donne, sono stati indirizzati ad un controllo del percorso delle donne che non è coerente con le loro necessità e con le richieste che la nostra esperienza ci riporta.

Abbiamo chiesto a Regione Lombardia di eliminare la pretesa di rilevare il codice fiscale delle donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza, come condizione per l’inserimento dei dati nel sistema ORA (Osservatorio Regionale Antiviolenza) e per il conseguente pagamento di contributi per il sostegno di quelle donne. Quale sistema di raccolta dati con funzioni statistiche e di studio del fenomeno, ORA non può essere utilizzato come strumento per la rendicontazione dei finanziamenti. Abbiamo chiesto a Regione Lombardia di non intralciare il lavoro politico dei Centri Antiviolenza, imponendo loro modalità di gestione (ad esempio la reperibilità e disponibilità 24h, che non possono essere garantite con il modesto contributo economico che proviene dalle istituzioni) o il pagamento delle sole figure professionali che la Regione ritiene utili per le donne (psicologhe e avvocate), il tutto in contrasto con l’impostazione del lavoro di relazione tra donne, che viene costruito attraverso le consulenti di accoglienza.

Il nostro lavoro politico ha dato ottimi risultati, dall’emersione della violenza domestica di cui vent’anni fa pochi parlavano, alla formazione di molti ruoli professionali, cui per prime le donne dei centri antiviolenza hanno spiegato la “spirale della violenza” e l’importanza di rispettare i tempi delle donne e di non giudicare le loro storie. Abbiamo messo in campo competenze di lavoro volontario e femminista per il rafforzamento delle donne dopo l’esperienza del maltrattamento, capacità e risorse che pretendiamo non vengano stravolte da imposizioni che non tengono conto della sicurezza delle donne che decidono di uscire dalla violenza. Sosterremo quei candidati che dichiareranno di voler rispettare questa esperienza e pratica politica, che di conseguenza si impegnano a chiedere il ritiro delle delibere di giunta contrarie alla politica dei Centri Antiviolenza, rispettando prima di tutto la segretezza e l’anonimato delle donne, oltre che i loro tempi di decisione sulle iniziative da assumere per le loro vite”.

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