Cronaca

Canneto: la panchina rossa Per non dimenticare Jessica e le vittime di femminicidio

Commozione e lacrime questa mattina alla partecipata cerimonia per l'installazione della panchina rossa in ricordo di Jessica Poli. FOTOGALLERY

CANNETO SULL’OGLIO – Folla e commozione questa mattina a Canneto per la cerimonia che ha accompagnato l’installazione nei giardinetti di Piazza Eroi e Martiri della panchina rossa contro il femminicidio in memoria di Jessica Poli, la 32enne uccisa a coltellate nel 2007 dal marito tunisino Ziadi Moncef che poi ne gettò il cadavere nell’Oglio. Una vicenda atroce, vissuta con partecipazione dal paese già ai tempi del delitto e che questa mattina è tornata a scuotere gli animi. I cannetesi si sono stretti intorno alla madre della ragazza Renza Volpini, con grande partecipazione, come nel tentativo di renderle più sopportabile quel fardello di dolore e tormento che il tempo non ha alleggerito. Ad un anno di distanza dalla richiesta, l’Amministrazione Comunale con l’associazione “MIA”, l’Ic di Canneto, l’Associazione 8 marzo e la Parrocchia hanno splendidamente organizzato una cerimonia toccante, scandita da molti “quadri”, momenti toccanti in modo diverso e tutti ugualmente significativi. A partire dal ritrovo iniziale nel Teatrino parrocchiale in cui la mamma di Jessica e le autorità presenti, dal sindaco Raffaella Zecchina al suo vice Diego Redini all’assessore all’istruzione Alessia Gilberti, al maresciallo della locale stazione dei carabinieri Marco Casula a don Alfredo Rocca fino ad Annise Grandi dell’Associazione MIA hanno parlato ai tanti giovanissimi presenti in sala. Dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno contribuito ad organizzare l’iniziativa il sindaco Raffaella Zecchina, nel suo sentito intervento si è rivolta ai ragazzi: “Grazie alla parrocchia che dà sempre il Teatrino, a tutti i presenti, agli insegnanti e gli studenti. A voi – ha detto – parlo da mamma. Siete voi che dovete fare in modo che la violenza non ci sia” e poi la voce le si è rotta nella commozione.Il maresciallo Casula ha posto l’accento sul fondamentale lavoro svolto ai tempi del femminicidio di Jessica dai carabinieri che si occuparono delle indagini, come il luogotenente Claudio Zanon e l’appuntato scelto Massimiliano Sacchetti, presenti alla cerimonia. “Li ringrazio per quanto hanno fatto. Oggi avrei preferito non essere qui, perché avrebbe voluto dire che Jessica era ancora viva. Lei comunque ci sta guardando”.E’ arrivato quindi il momento di Renza Volpini: “Voi come ha detto il sindaco – rivolgendosi ai ragazzi – siete il nostro futuro. Voi dovete capire che la violenza è solo male. Non avremmo mai voluto avere nel vocabolario la parola femminicidio eppure non solo è entrata nel dizionario ma l’abbiamo conosciuta anche qui a Canneto. Alle ragazze dico: non fatevi stritolare dall’eccessiva gelosia del vostro ragazzo. Non pensate che uno schiaffo dato per amore sia la cosa giusta, è sempre sbagliato. Se vi dice non frequentate quell’amica, non mettere quel vestito. Non è amore, ma con quelle parole vi vuole fare schiave. E qui Renza s’interrompe..ammettendo: “non ce la faccio più..”Quando dopo una pausa poi riprende dice: “Quando molti di noi vedono un uomo che urla contro o picchia una donna non è che non vogliono intervenire è che non sanno cosa fare. Perché è difficile muoversi in questo campo. Si ha paura di fare ancora più male alla persona che sta subendo. Ebbene ci sono le associazioni come il Centro di Ascolto qui oggi. Rivolgetevi alle associazioni, senza timore, perché con riservatezza vi aiutano.”Ringrazio Renza da parte di tutte le volontarie di Mia, averla conosciuta è stato un insegnamento – ha commentato Annise Grandi di MIA. Non è venuta da noi per piangere il suo dolore ma per chiedere un aiuto per fare qualcosa per la sua comunità e con le scuole. La violenza non è un problema privato, riguarda tutti e ognuno di noi nel suo piccolo può fare qualcosa”.”La violenza comincia con una parola crudele, un messaggio cattivo su whats app, una foto sbagliata in rete – ha ricordato agli studenti l’assessore comunale all’istruzione Alessia Gilberti – . Ragazzi e ragazze come voi devono affrontare il loro percorso di socializzazione in modo corretto e rispettoso fin dall’inizio. Perché già nella vostra fascia d’età si verificano comportamenti a rischio che poi possono sfociare con il tempo in episodi gravissimi. Jessica non era solo una moglie, era anche una madre. C’è un ragazzo della vostra età che non ha più la mamma perché gli è stata uccisa dal papà. E un papà che uccide, che uccide la mamma, non è più un papà” – ha concluso, ricordando le migliaia di bimbi e ragazzi rimasti orfani dopo un femminicidio. Da qui poi lo spostamento ai giardinetti dove con tanta dedizione Maria Rosa Beretta e le altre donne dell’Associazione 8 marzo hanno srotolato fino alla panchina un tappeto rosso/coperta con la scritta nera NO realizzato cucendo insieme le tante pezze di stoffa donate dalle associazioni locali e da un nutrito numero di volontarie.Renza Volpini ha tolto insieme al vice sindaco Redini il telo bianco che copriva la panchina rossa e quindi deposto su di essa un mazzo di fiori con un nastro bianco e la scritta “Giù le mani”. L’attesa è finita. Applauso.A dir poco struggente il momento musicale. In molti durante l’esecuzione di “Sally” di Vasco Rossi cantata da Alessandra Giorgi ed Elena Favaretto hanno lasciato correre i propri pensieri a “quando la vita era più facile. E si potevano mangiare anche le fragole”.  Dura è stata nuovamente per Renza Volpini, sostenuta da Annise Grandi, arginare ricordi, sofferenza e traumi. E mentre la musica e le parole di “Sally” si perdevano nell’aria è come se lei si fosse trovata al centro di un corale abbraccio, di una impalpabile “candida carezza”.  Al termine del brano don Alfredo Rocca ha benedetto la panchina. “Non esistono formule preconfezionate per un caso come questo – ha detto anch’egli emozionato – possiamo solo invocare l’aiuto del Signore e pregare perché possiamo essere persone buone, che rifiutano ogni forma di violenza, verbale o fisica e pronte a costruire relazioni utili per la crescita di tutta la comunità umana”.Dopo il ringraziamento finale del vice sindaco Redini, la piazzetta ha faticato a svuotarsi. Come avvolti nella bolla del “Perché la vita è un brivido che vola via. È tutto un equilibrio sopra la follia”, molti cannetesi sono parsi vogliosi di rimanere un po’ insieme, di scacciare i brutti pensieri e di asciugare al sole quelle lacrime che, 11 anni dopo la sua brutale uccisione, Jessica ha saputo nuovamente strappare loro. Insieme alla promessa di non dimenticare. Né lei, né le altre vittime, anche solo potenziali, di femminicidio. Maria Luisa Rancati 

 

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