Cultura

Per Sbolzani e il suo "viaggio nella Bassa" anche il plauso del critico di Brera Cerritelli

Curioso per natura come si conviene a chi fa questo mestiere, il critico, prima di lasciare la firma con dedica sul registro delle presenze, ha chiesto informazioni, soffermandosi spesso sugli oggetti agresti.

CASALMAGGIORE – La storia della Bassa raccontata dall’installazione di Franco Sbolzani nella chiesa di San Francesco ha avuto un ospite molto particolare nei giorni scorsi. Claudio Cerritelli, docente dell’Accademia di Belle Arti di Brera e laureato in Storia dell’Arte Moderna e Bologna, è uno dei critici più apprezzati del panorama italiana in particolare per quel che concerne l’arte contemporanea.

Vive a lavora a Milano, ma si è detto sorpreso e affascinato dalla storia della nostra pianura, così come Sbolzani l’ha raccontata. “Non è più soltanto una mostra d’arte ma una ricerca iconografica a tutto tondo, che guarda al passato, ma aspira al futuro” ha spiegato Cerritelli. Non una mostra d’arte in senso stretto, dunque, ma un percorso che passa da scritti, oggetti, collegamenti a volte arditi e scenograficamente d’impatto, come quello del tronco morto dal quale rinasce il verde che sfonda il soffitto. Ai piedi di quell’albero anche un drappo rosso che rappresenta il sangue, simbolo della potenza della natura, che l’uomo non può spesso contenere.

Oggetti in qualche caso anche curiosi, come un rastrello, i cui denti sono stati inseriti in modo perfetto con un incastro difficile da spiegare, che ha sorpreso lo stesso Sbolzani. “Probabilmente hanno usato come base il legno quando ancora era verde, incastrandovi i vari denti a distanza regolare e aspettando poi che il legno si seccasse, fissando la sua forma definitiva”. Cerritelli ha avuto modo di visionare anche il vecchio oratorio, attiguo alla chiesa di San Francesco, ricevendo una gradita sorpresa, ossia la visita di una sua studentessa e Brera, che vive a Casatico di Marcaria e che in passato già contribuì all’allestimento delle installazioni di Sbolzani.

Curioso per natura come si conviene a chi fa questo mestiere, il critico – prima di lasciare la firma con dedica sul registro delle presenze – ha chiesto informazioni, soffermandosi spesso sugli oggetti agresti, simboli di un’epoca che appare perduta e che invece, pur con lo sviluppo tecnologico giunto con gli anni, sono sempre attuali.

G.G.

 

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