Salute

Punto Nascite, mercoledì il Tar decide. Intanto a Roma interrogazione parlamentare 5 Stelle

"Così - spiegano i deputati 5 Stelle - sarebbe opportuno promuovere un confronto in sede di Conferenza Stato-Regioni allo scopo di correggere la situazione di disuguaglianza dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali in tali aree".

La campagna elettorale non deve mettere tra parentesi una sfida che deve restare bipartisan e che deve impegnare tutte le forze politiche, quella per provare a riaprire il Punto Nascite dell’ospedale Oglio Po di Vicomoscano. E mentre è fissata per l’8 maggio, mercoledì, la discussione nel merito da parte del Tar del ricorso presentato contro la chiusura da parte di una ventina di comuni del Casalasco-Viadanese (il ricorso sulla sospensiva era stato rigettato), ecco che anche a Roma qualcosa si muove.

Parliamo dell’interrogazione parlamentare al Ministero della Salute, la numero 4/02662, presentata dai deputati del Movimento 5 Stelle Chiara Gagnarli e Luciano Cillis. Non si parla, nello specifico, solo dell’Oglio Po e del suo ospedale e Punto Nascita ma in generale della situazione di diversi altri ospedali che si trovano in territorio di confine (come l’Oglio Po), oppure in condizioni geografiche e orografiche non semplici (come gli ospedali di montagna). “Vista la discrezionalità regionale – ha spiegato Gagnarli – che ha creato macroscopiche diversità di organizzazione e di offerta dei servizi sanitari di emergenza urgenza, punti nascita, servizi territoriali, pronto soccorso, punti di primo intervento, servizi ospedalieri in aree periferiche e disagiate anche di stesse regioni, determinando di fatto disparità di trattamento che fanno venire meno l’uguaglianza sancita dall’articolo 32 della Costituzione, abbiamo pensato di presentare la nostra interrogazione”.

Detto che il Ministro della Salute, Giulia Grillo, fa parte proprio del Movimento 5 Stelle, il che potrebbe fare sperare in una più semplice intesa, il testo del documento prende in esame le aree disagiate e periferiche, guidate da un Coordinamento della Sanità che raggruppa i comitati che si battono per il diritto alla salute in queste aree della penisola. Tale coordinamento, si legge, ha sollevato perplessità sulla legge in merito, sostenendo che affronta in maniera lacunosa e generica la questione dei presidi ospedalieri, lasciando ampia possibilità di libera interpretazione alle singole regioni in merito agli standard qualitativi, strutturali e tecnologici degli ospedali in tali aree.

“Così – spiegano i deputati 5 Stelle – sarebbe opportuno promuovere un confronto in sede di Conferenza Stato-Regioni allo scopo di correggere la situazione di disuguaglianza dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali in tali aree, anche attraverso una revisione del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, che definisca puntualmente gli standard nazionali qualitativi, strutturali e tecnologici dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali in queste aree”.

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