Ambiente

PFAS, Marco Degli Angeli (M5S): “Fondamentale tenere alta l’attenzione”

Per le acque superficiali, nel 75% dei casi le concentrazioni sono inferiori ai limiti di rilevabilità analitica, nel 25% sono concentrazioni apprezzabili e nel 7% delle determinazioni si sono superati i limiti di legge.

Ha ricevuto risposta l’Interrogazione del Consigliere regionale del M5S Marco Degli Angeli sulla presenza di PFAS (sostanze perfluoro-archiliche) nelle acque del fiume Po. Ad aprile, il responsabile dell’ARPA Veneto aveva comunicato ai colleghi di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna i risultati dei controlli effettuati dall’ARPAV sulle acque del fiume Po; controlli che avevano registrato la presenza di C604, sostanza che appartiene alla famiglia dei composti delle sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS).

Regione Lombardia ha avviato, a partire dal 2017, uno specifico filone di attività per il monitoraggio di queste sostanze sulle acque superficiali e sotterranee. Nel 2018 sono stati effettuati 1020 controlli sulle acque sotterranee e 2124 su quelle superficiali; nel 10 % delle acque sotterranee sono stati riscontrati valori superiori ai limiti di legge imposti dal D.M. 6 luglio 2014. Per le acque superficiali, nel 75 % dei casi le concentrazioni sono inferiori ai limiti di rilevabilità analitica, nel 25 % sono concentrazioni apprezzabili e nel 7 % delle determinazioni si sono superati i limiti di legge relativi al valore medio annuale (fissato a 0,65 nanogrammi/litro). Per il 2019 l’ARPA Lombardia ha avviato una campagna di monitoraggio che verrà completata e resa disponibile entro luglio.

Dagli studi effettuati si è evinto che le principali fonti emissive di tali sostanze sono l’azienda Miteni di Trissino, in Provincia di Vicenza e una ditta di Spinetta Marengo in provincia di Alessandria, la Lombardia quindi rimane al centro di queste fonti inquinanti e diventa una sorta di punto di confluenza.

Dice il Consigliere Degli Angeli: “La questione è molto seria e riguarda sia l’ambiente che la salute dei cittadini. Il Distretto idrografico del Po abbraccia ben 4 regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) ed un bacino di centinaia di migliaia di cittadini, è quindi  necessaria una maggiore sinergia e cooperazione tra le agenzie regionali ambientali di queste quattro regioni. Serve moltissima attenzione perché, anche se da un lato i dati che ci sono stati forniti sembrano rassicuranti (solo nel 7 % delle determinazioni sono stati superati i limiti di legge relativi al valore medio annuale -fissato a 0,65 nanogrammi/litro-), dall’altro non possiamo non essere preoccupati per il fatto che la famiglia di queste sostanze chimiche sia in continua evoluzione e che attorno a tali sostanze ci sia un ampio dibattito a livello scientifico. Vogliamo dunque vigilare sulla questione poiché è molto difficoltoso avere certezze e sicurezze inoppugnabili. Ci sono in corso degli studi scientifici per verificare la cancerogenità e la pericolosità per una serie di malattie che compromettono crescita e fertilità. È dunque di fondamentale importanza tenere alta l’attenzione e che vi sia la massima sinergia e collaborazione tra le quattro regioni del Distretto idrografico del Po ed un costruttivo confronto anche con il Ministero dell’Ambiente”.

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