Cronaca

Da Cappella al Belgio, dal 1879 ad oggi: l'epopea dei Goi (o Guà) sembra proprio un romanzo

Giuliano Braga - dopo un primo incontro dell’agosto 2012 - si appassiona, realizza l’albero genealogico dei Goi, ma nel 2013 dovrà aggiornarlo: Jean Luc, che abita a Passavant-la-Rochere, sta scrivendo a tutti i Goi d’Italia per risalire alle sue origini. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

CAPPELLA (CASALMAGGIORE) – Un lungo discorso in francese, dal quale ad un certo punto emergono distintamente le parole “Cappella” (pur con l’accento finale sulla “a”) e Casalmaggiore. Perché è lì, a Cappella, che Jean Luc dice di avere trovato 16 diverse persone con il cognome Goi, o meglio “Guà”, pronunciato sempre alla francese. Da quel discorso scaturisce, indagando e andando a ritroso, una storia che sembra un romanzo e che in fin dei conti in un romanzo ci è pure finita: il titolo del volume in questione è “Casalmaggiore”, appunto, l’ha scritto proprio Jean Luc, anima artistica e poliedrico personaggio, il cui cognome è appunto Guà, pronunciato alla francese, che però si scrive Goi. E che svela chiare origini casalesi.

Una storia che unisce Cappella, Passavant-la-Rochere (piccolo borgo della Borgogna-Franca Contea) e ancora Parigi e le Fiandre: in sostanza Italia, Francia e Belgio, ruotando sempre attorno a quel cognome. Nell’agosto 2012 due cugini – Freddy Goi (pronunciato Guà) e Michel Gobicchi (la cui mamma è Goi, o Guà che dir si voglia) – provenienti l’uno dalle terre fiamminghe e l’altro dalla capitale francese vengono ricevuti dall’allora sindaco di Casalmaggiore Claudio Silla e accompagnati da Giuliano Braga, ideatore dello Spaventacappella residente nella frazione di Casalmaggiore, e da sua moglie (imparentata con i Goi anche se di cognome fa Scaglioni), oltre che da Lucio Godi, che in quella occasione fa da interprete.

I due cugini hanno scoperto, soltanto l’anno prima, di avere antenati comuni, i Goi appunto: nel 1924 infatti Andrea Goi e la moglie Innocenta Delvaro Rossi, sorella di Angelo – al quale si deve a Phil de Villerupt, in Francia, la fondazione qualche anno dopo il suo arrivo della “Casa degli Italiani” per i tanti migranti dal Belpaese – fuggono dal Fascismo e crescono la loro famiglia in Belgio, nelle Fiandre: in casa sarà per molti anni proibito parlare di Italia, proprio per dimenticare il paese che, di fatto, li aveva costretti a scappare via. Così solo con l’età matura delle generazioni a venire, e solo grazie a Freddy Goi e a Michel Gobicchi, il legame con Casalmaggiore, e per la precisione con Cappella, viene alla luce, alimentato dalla voglia di rivivere le proprie origini.

Giuliano Braga – dopo questo primo incontro dell’agosto 2012 – si appassiona, realizza l’albero genealogico dei Goi, ma nel 2013 dovrà aggiornarlo: Jean Luc, appunto, che abita a Passavant-la-Rochere, in Borgogna-Franca Contea, sta scrivendo a tutti i Goi d’Italia per risalire alle sue origini. Non sa nulla dei suoi parenti, non sa che sono giunti fino a Cappella soltanto l’anno prima. E’ ignaro di tutto e si muove in parallelo. Ma ad un certo punto quelle due rette parallele, per un caso nemmeno troppo fortuito, si incontrano. Jean Luc, i suoi due cugini Freddy e Michel, li conoscerà presto, perché la sua lettera giunge a Giuliano Braga, che prende contatti con l’uomo. Scopre che lo stesso ha scritto un romanzo, intitolato appunto “Casalmaggiore”, pur senza esservi mai stato. Lo firma “Jean Luc Goi”, rinunciando all’accento sulla “i” che avrebbe comportato, nella fonetica francese, la sostituzione con una “j” nel cognome, proprio per rispettare le sue origini italiane. E poco importa se la pronuncia rimane tuttora diversa dalla nostra, ossia “Guà”.

Quel romanzo riporta sin dalle prime pagine diverse date, una di queste è il 1879, anno in cui Cesare – il fratello di Andrea Goi, che come ricorderete era partito più tardi, nel 1924 – lasciò con la famiglia l’Italia, mediante un “Certificato di Miserabilità”, che motivava con la povertà la sua necessità di cambiare aria. L’albero genealogico, il cui capostipite è sempre Giovanni Goi, si allarga con una nuova ramificazione. Intanto in questi anni i contatti sono proseguiti con una rimpatriata ogni cinque estati.

L’ultima è stata poco prima di Ferragosto: Giuliano Braga ha scoperto nel frattempo, in un incrocio di foto e documenti spesso risalenti a inizio secolo scorso e che pure hanno il potere di confermare tutto, che Michel Gobicchi, a Parigi, ha creato software niente meno che per l’Aeronautica Militare Francese, che un legame di parentela del ramo Goi rimanda al comico francese scomparso nel 2008 Michel Modo (molto noto sul suolo nazionale transalpino) e che l’altro cugino Jean Luc, oltre a scrivere romanzi, fa pure l’attore. Vicino a Passavant-la-Rochere va in scena in estate uno spettacolo teatrale che raccoglie 500 persone ogni sera. Jean Luc Goi recita in quella compagnia. La storia narrata? Quella tutta nostrana di don Camillo e Peppone, personaggi che in Francia venerano, nati dalla fantasia di Giovanni Guareschi a Brescello, 20 chilometri da Casalmaggiore: se non è destino questo…

Giovanni Gardani

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