Beato Rolando Rivi, testimone della verità: presentata la mostra del giovane martire in S. Chiara
In Auditorium S. Giovanni Paolo II presentata la mostra sulla figura del giovanissimo seminarista ucciso durante la II Guerra Mondiale, a cura dell'Associazione Famiglie della parrocchia di Casalmaggiore, con la partecipazione del curatore Bonicelli: "un testimone innamoratissimo di Cristo"

CASALMAGGIORE – Un ragazzino innamorato della propria talare dal quale non se ne separava mai. Un giovanissimo esempio di testimonianza per gli altri suoi simili nel credere nella propria vocazione. Un ostacolo per chi, invece, vedeva soltanto un potenziale nemico sulla propria strada. “Io sono di Gesù”: questo diceva Rolando Rivi, seminarista martire a quattordici anni per mano di alcuni partigiani comunisti. Oggi è il titolo della mostra a lui dedicata, organizzata dall’Associazione Famiglie della parrocchia di Casalmaggiore e della Zona Pastorale V, visitabile dal 1 al 10 novembre alla chiesa di S. Chiara. “Una mostra che ripercorre la testimonianza di fede e il martirio di un ragazzo e ci invita a tornare all’essenziale”: così ha presentato la mostra il parroco Don Claudio Rubagotti, insieme al giornalista Emilio Bonicelli, curatore della mostra, e alla responsabile dell’Associazione Famiglie Giovanna Gardinazzi, nel pomeriggio di domenica 27 ottobre in Auditorium S. Giovanni Paolo II.
L’esposizione ripercorre la breve vita di Rivi e la sua testimonianza della propria sequela a Cristo in un periodo storico difficile quanto confuso, quello della II Guerra Mondiale e della Resistenza, sulle colline di Reggio Emilia. Un testimone del Vangelo tale da essere proclamato beato da papa Francesco come primo atto pubblico non appena eletto pontefice il 27 marzo 2013. “E’ la vittoria della fede”, ha spiegato Bonicelli nell’illustrare il senso e la dimensione della mostra. Una mostra risultato di un racconto biografico del curatore che s’intreccia in modo del tutto casuale con la figura di Rivi. “Vent’anni fa ero ammalato di leucemia – ha raccontato il giornalista – e tra i lanci d’agenzia da pubblicare fui colpito dalla notizia di un bambino leucemico guarito per la reliquia di un giovane seminarista di Reggio Emilia”. Un giovane martire “di cui non si era mai sentito parlare e di cui non si poteva non parlarne”, ha spiegato Bonicelli. Da lì il desiderio di farlo conoscere e l’inizio della ricostruzione biografica di Rivi, fino al processo di beatificazione.
Rolando Rivi – si legge nel sito a lui dedicato – nasce il 7 gennaio 1931, figlio di contadini cristiani, nella casa del Poggiolo, a San Valentino, nel Comune di Castellarano (Reggio Emilia). Il padre si chiama Roberto Rivi e la madre Albertina Canovi. Ragazzo intelligente e vivace, “il più scatenato nei giochi, il più assorto nella preghiera”, Rolando matura presto un’autentica vocazione al sacerdozio. A soli 11 anni, nel 1942, mentre l’Italia è già in guerra, il ragazzo entra nel seminario di Marola nel Comune di Carpineti (Reggio Emilia) e veste per la prima volta l’abito talare che non lascerà più sino al martirio.
Il desiderio di diventare “sacerdote e missionario” cresce guardando alla figura del suo parroco, don Olinto Marzocchini, “uomo di ricchissima vita interiore, attento alle cose che veramente contano”, che fu per il ragazzo una guida e un maestro.
Nell’estate del 1944 il seminario di Marola viene occupato dai soldati tedeschi. Rolando, tornato a casa, continua gli studi da seminarista, sotto la guida del parroco, e porta nel suo paese un’ardente testimonianza di fede e di carità, vestendo sempre l’abito talare.
Per questa sua testimonianza di amore a Gesù, così intensa da attirare gli altri ragazzi verso l’esperienza cristiana, Rolando, nel clima di odio contro i sacerdoti diffusosi in quel periodo, finisce nel mirino di un gruppo di partigiani comunisti. Il 10 aprile 1945, il seminarista viene sequestrato, portato prigioniero a Piane di Monchio, nel Comune di Palagano sull’Appennino modenese, rinchiuso in un casolare per tre giorni, brutalmente picchiato e torturato.
Venerdì 13 aprile 1945, alle tre del pomeriggio, il ragazzo innocente, a soli 14 anni, spogliato a forza della sua veste talare, viene trascinato in un bosco di Piane di Monchio e ucciso con due colpi di pistola. Quando Rolando capisce che i carnefici non avrebbero avuto pietà, chiede solo di poter pregare per il suo papà e per la sua mamma. Anche in quest’ultimo istante, nella preghiera, Rolando riafferma la sua appartenenza all’amico Gesù, al suo amore e alla sua misericordia.
Nel 1951 la Corte di Assise di Lucca condanna gli autori dell’efferato omicidio. La condanna viene confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e diventa definitiva in Cassazione.
La mostra sarà ad ingresso libero e visitabile dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19. E’ inoltre possibile prenotare visite per gruppi e scolaresche in altri ed orari telefonando al 3426620651.
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