Arte

Rotary POC, con Gianluca Bocchi un affascinante viaggio nel mondo dell'arte

A fine Settecento il quadro cambia, e la natura morta sopravvive in alcune eccezioni impressionistiche (Cézanne, Van Gogh) poi sporadicamente col cubismo di Picasso e la metafisica di Morandi e De Chirico. Fino a oggi, con l’omaggio iperrealistico a Caravaggio da parte di Luciano Ventrone

PIADENA – Gianluca Bocchi, titolare della Galleria d’arte D’Orlane di piazza Turati a Casalmaggiore, è uno studioso affermato nel mondo dell’arte, in particolare con riferimento alle Nature Morte italiane del Seicento e Settecento, per le quali è ritenuto esperto di fama internazionale. E’ autore di pubblicazioni varie, di prestigio e detenute dalle migliori biblioteche internazionali. Giovedì sera ha esposto una relazione molto seguita al ristorante Satén di Piadena, organizzato dal Rotary Club Piadena Oglio Chiese. Il titolo: “La natura morta: storia e fortuna di un genere pittorico del XVII e XVIII secolo”.

Il presidente del Club ha introdotto l’ospite, pure rotariano già presidente del Club Casalmaggiore Viadana Sabbioneta, ribadendo il tema centrale della cultura nel suo mandato. Come dimostrano anche le testimonianze di altri due presenti, il sindaco di Piadena Matteo Priori e la direttrice dell’Accademia di Asola Roberta Bambace, i due partner con cui il club ha organizzato il Platina International Music Festival, che hanno sottolineato l’importanza dell’evento che vedrà la luce il 4 dicembre. A tal proposito, Tripodi ha fatto un lieto annuncio: in uno degli appuntamenti del Festival sarà presente Luciana Savignano, che prima presenterà il suo ultimo libro in una conviviale del club.

Quindi spazio alla relazione di Gianluca Bocchi, “storico dell’arte, mercante e consulente” come si è definito lui stesso, che si occupa di natura morta da 30 anni. Bocchi ha iniziato dal dipinto emblematico della natura morta, la Canestra di frutta di Caravaggio di fine ‘500: la prima vera natura morta che rimarrà il simbolo del genere. Non ha mancato però di ricordare le antiche origini greche e romane, prima del vuoto interrotto nel ‘500 grazie alle catalogazioni enciclopediche in quel periodo di grandi scoperte geografiche. I secoli d’oro della natura morta (o still life, per intendere il diverso e forse più corretto termine nord-europeo) sono il 17° e 18°, ma solo nella seconda metà del Novecento verrà rivalutata. Un genere nato nel Nord Europa dove la committenza è la borghesia che si sta arricchendo, e non nobiltà e clero che dominano le richieste nel sud. Contempla molti sottosettori come i mercati che vedono impegnato Vincenzo Campi. A fine Settecento il quadro cambia, e la natura morta sopravvive in alcune eccezioni impressionistiche (Cézanne, Van Gogh) poi sporadicamente col cubismo di Picasso e la metafisica di Morandi e De Chirico. Fino a oggi, con l’omaggio iperrealistico a Caravaggio da parte di Luciano Ventrone.

V.R.

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