"L'Australia si rialzerà, ma non distogliamo l'attenzione": la testimonianza di Angelo Negri, casalese a Melbourne
"La speranza è che la situazione possa normalizzarsi, ma sarebbe un grave errore pensare che, essendosi trattato di una parentesi per quanto grave e prolungata, tutto sia finito. Episodi come questi devono riportare al centro il tema dell’ambiente e dei cambiamenti climatici".
MELBOURNE – Sui media italiani adesso la notizia principale per la sezione Esteri è il nuovo e pericoloso virus che arriva dalla Cina e nessuno più parla della situazione in Australia. A farlo è, accettando di farsi intervistare dalla nostra testata, un ragazzo di Vicobellignano, frazione di Casalmaggiore, che ha deciso di cambiare vita, una volta conclusa l’università a 27 anni, spostandosi a Melbourne. Per Angelo Negri una scelta definitiva, dato che poi in Australia ha incontrato il lavoro e pure l’amore.
“Parlando con persone che avevano fatto questo tipo di esperienza – spiega – non ho mai avuto riscontri negativi. Ho scelto subito Melbourne, città dove tuttora convivo con la mia fidanzata. Volevo fare esperienza nel mondo del lavoro, in Italia la situazione non era prospera e così sono partito. Dopo due anni, dopo un po’ di gavetta come operaio nell’unica azienda australiana che produce salviettine per neonati, sono stato assunto come ingegnere chimico di produzione per una multinazionale farmaceutica”.
Com’è oggi la questione incendi? “Vivendo in città, appunto a Melbourne, non ho percepito disagi particolari, ma chiaramente abbiamo avuto sentore di quello che stava avvenendo nelle zone agricole. Noi abbiamo vissuto un problema di riflesso, quello della coltre di fumo che, portata dai venti, ha inghiottito la città per giorni. Finalmente adesso le piogge sono arrivate e così centinaia di focolai sono stati spenti grazie alla natura stessa. Comunque molti altri incendi sono tuttora accesi e rimangono pericolosi. L’allerta non può chiaramente essere abbassata”.
In Italia abbiamo ricevuto veri e propri bollettini di guerra. Corrisponde tutto a realtà? “La situazione è oggettivamente drammatica: abbiamo un’area vasta complessivamente come l’intero Belgio, sommando le varie zone, interessata da fuoco e fiamme. Ai raccolti distrutti, agli animali morti, si sommano le case devastate e persone che – siano esse residenti o volontari che hanno dato una mano – hanno perso la vita. Come voi in Italia, pure io seguo molto i telegiornali locali e posso confermare che quanto sta accadendo è purtroppo grave”.
L’Italia si ritrova unita nella solidarietà. C’è stata una corsa a darsi una mano anche lì, dall’altra parte del mondo? “Direi di sì, sotto vari punti di vista: dalla gente comune che ha aiutato come poteva, mettendosi a disposizione; alle associazioni benefiche che hanno raccolto fondi, beni di prima necessità e vestiti; a personaggi famosi, come Chris Hemsworth (l’attore che ha interpretato Thor al cinema, ndr), stelle del football australiano o ad esempio Elton John”.
Quale è il rischio reale oggi? “Anzitutto devo dire che c’è molta attenzione da parte delle autorità, che hanno distribuito mascherine e ovviamente consigliato di non uscire, se possibile, per evitare il gran caldo e il fumo, con particolare riguardo per donne incinta e persone asmatiche. A rischiare di più sono gli agricoltori e gli allevatori, anche nel futuro prossimo, dato che vivono e lavorano in zone che risentono di lunghi periodo di siccità, in cui la temperatura può toccare nel quotidiano i 45° e arrivare oltre. Ma avendo lavorato in “farm” nei primi mesi dal mio trasferimento e avendo conosciuto diversi allevatori, posso dire che sono persone davvero forti e tenaci, che non mollano mai. Si rialzeranno e lotteranno finché potranno: il rischio è che tra qualche anno le “zone rosse” o ad alto rischio diventino inospitali e dunque non sia più possibile vivere e lavorare lì”.
Si parla di incendi dolosi… “Ci sono diverse letture, in tal senso: alcuni dicono che i fuochi sono stati accesi – come fuochi di base controllati che poi però hanno dato il via alla catastrofe – per permettere alle bacche dei gumtrees (alberi gommiferi) di aprirsi col calore generato e di riprodursi. Altri effettivamente parlano di piromani in azione. Ma il dato ancora più preoccupante e confermato da diversi scienziati è l’assodato fenomeno del surriscaldamento globale. Come ho detto, si toccano e a volte si superano i 45°: non sono temperature normali, nemmeno per l’Australia”.
Come hai vissuto i giorni più difficili? “Con un senso di impotenza e di tristezza. Per quello che mi ha dato e mi sta dando questa terra, e assieme tutto il popolo australiano, è normale provare grande dispiacere per quanto avvenuto. La speranza è che la situazione possa normalizzarsi, ma sarebbe un grave errore pensare che, essendosi trattato di una parentesi per quanto grave e prolungata, tutto sia finito. Episodi come questi devono riportare al centro il tema dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, altrimenti il rischio è di scordarsene non appena si spengono i riflettori, come forse già sta succedendo”.
Giovanni Gardani