Cronaca

Addio a Emilio Bandini, una vita tra Casalmaggiore e Colorno. "Allevatore e artista: tracce di lui in ogni angolo della casa"

"Ci rattristiamo di non averlo potuto salutare, di non poterlo vedere da tanto tempo. Questo è ingiusto, ma come tutti accettiamo ciò che è ineluttabile e che accomuna moltissime persone. Sappiamo dove andarlo a cercare e sappiamo che è stato un grande uomo e un nonno meraviglioso" lo ricorda la nipote Ilaria.

COLORNO/CASALMAGGIORE – Una vita sospesa tra Colorno e Casalmaggiore, tanto che il dramma più pesante, per lui, fu la chiusura del ponte, nei 21 mesi senza collegamenti diretti tra la sponda parmense e quella cremonese dal settembre 2017 al giugno 2019. Se n’è andato Emilio Bandini, avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 14 aprile. Ha sempre lavorato nel settore primario: prima in cascina a coltivare, poi allevatore di tori fino agli anni ’70, quando con il fratello decise a malincuore di lasciare la terra per cambiare mestiere. Si occupò a Colorno della fonderia per la Caggiati arte funeraria. Era, in quella speciale mansione, un vero artista.

“Mio papà – la ricorda Paola Bandini, unica figlia e stimata commerciante di Casalmaggiore – è sempre stato un socialista, craxiano e partigiano della sezione Anpi di Colorno. Di questa grande famiglia di 14 fratelli, alcuni scomparsi in giovane età, lui era il piccolo. Era rimasto solo lui e uno stuolo di nipoti (i miei cugini), alcuni dei quali scomparsi negli ultimi 7-8 anni. La nostra a Sacchetta era la casa dove tutti prima o poi venivano a trovarci, perché era la casa della “famiglia madre”: i cugini abitavano altrove ma quella era la base di ritrovo per tutti la domenica pomeriggio. Era conosciuta come la cascina dei bambini biondi, perché io e molti dei miei cugini eravamo accomunati dal colore dei capelli. Quando sono nata io nel 1955 ricordo che eravamo a tavola sempre in 17 persone. I nipoti più grandi (uno ha adesso 80 anni) e la cognata del papà, rimasta vedova molto presto con tre figli a carico, lo adoravano ed erano sempre i primi a chiedere notizie dello zio. Era ben voluto, aveva amici di qua e di là dal ponte, perché aveva fatto le elementari a Casalmaggiore e dunque era stato facile legare, in particolare ricordo l’amicizia con Faita e Negri”.

Traccia un ritratto anche Ilaria Sartori, figlia di Paola Bandini e Patrizio Sartori e nipote di Emilio. “Emilio era prima di tutto il nonno. Papà di mia mamma, figlia unica, lui e la nonna sono stati una presenza costante e praticamente quotidiana nelle nostre vite, accompagnando, assecondando e mettendo tutti loro stessi nei cambiamenti che abbiamo affrontato negli anni. Era un grandissimo lavoratore, umile e modesto, testone, faceva sempre a modo suo, ma quel “modo suo” ci ha sempre risolto un sacco di problemi. Aveva una sensibilità a tratti malinconica che lui teneva a bada col fare. Fare scaffali per il magazzino, fare cordoli, fare il giardino, fare il pollaio, fare tutti i serramenti della casa, fare l’orto, fare piccoli ingegnosi attrezzi per i più svariati usi. Per ogni problema c’era sempre Emilio con la soluzione pronta”.

“E poi fare il nonno – ricorda con affetto Ilaria -. Io e Nicola da piccoli gli eravamo sempre dietro emulando i suoi gesti, con in mano un rastrello o un badile. Aveva una tempra forte, un fisico incredibile. Da piccoli andavamo in bicicletta sull’argine e facevamo le sfide, ma io mi ricordo anche che spesso era lui che mi lavava i capelli e me li asciugava. Quando dormivamo a Colorno dai nonni ci raccontava la favola di Gianferro, frutto della sua fantasia, che noi dovevamo ogni volta risentire e che ogni volta si arricchiva di sorprese. È stato indipendente finché la sua fibra gliel’ha permesso, e con noi finché è stato possibile. Sarà con noi ancora perché ha lasciato tracce, oltre che nei nostri cuori, in ogni piccolo pezzo della casa, del giardino, del magazzino. Ne abbiamo passate tante insieme, e ci ha lasciati mercoledì sera. Ci rattristiamo di non averlo potuto salutare, di non poterlo vedere da tanto tempo. Questo è ingiusto, ma come tutti accettiamo ciò che è ineluttabile e che accomuna moltissime persone. Sappiamo dove andarlo a cercare e sappiamo che è stato un grande uomo e un nonno meraviglioso”.

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