Cronaca

Il dramma di Elena, l'infermiera dell'Oglio Po morta lontana da casa dopo settimane di lotta al virus

Si tratta dell'ennesima vittima tra il personale medico o infermieristico, quello che sta pagando - a livello di categoria professionale - il dazio più alto, essendo sovraesposto al rischio: un particolare che nessuno dovrebbe mai scordare.

CASALMAGGIORE – Si è spenta da sola a Milano. Tutti muoiono un po’ soli, in questo periodo, è vero, perché a chi se ne va non viene concessa la possibilità di un funerale cristiano. La storia di Elena Nitu Rodica è però ancora più drammatica, perché lei è una di quelle che ha combattuto in prima linea il Coronavirus prima di arrendersi. Quarant’anni appena, originaria della Romania, da 15 anni era in Italia e lavorava come infermiera: all’Oglio Po era arrivata molto presto, nel reparto di Dialisi dell’ospedale, dove si curano situazioni spesso molto delicate e occorre come sempre la massima professionalità, ed è qui che quasi certamente ha contratto il virus.

E’ accaduto un mese fa, dopo di che le condizioni di Elena si sono presto aggravate e la donna è stata trasferita a Milano, continuando a lottare per riuscire a guarire o quantomeno a migliorare. Questo non è accaduto: se n’è andata martedì e lo ha fatto purtroppo senza un famigliare vicino, perché Elena in Italia viveva da sola, da quando si era trasferita dalla sua Romania. I genitori e il fratello sono infatti rimasti in patria e hanno preso contatti con l’Ambasciata rumena in Italia per poter riavere la salma. E’ un’amica di Elena a tenere i rapporti, per così dire, diplomatici, sperando di fare in modo che il blocco delle frontiere di queste settimane possa essere superato, quantomeno per poter fare tornare il corpo della 40enne a casa. “Era una ragazza simpatica e allegra, sempre ligia al lavoro, che amava davvero: si dedicava infatti anima e corpo ai suoi pazienti, non si fermava mai” la ricordano i suoi colleghi e le sue colleghe infermiere dell’Oglio Po, che hanno rappresentato, di fatto, la sua famiglia in Italia. Si tratta dell’ennesima vittima tra il personale medico o infermieristico, quello che sta pagando – a livello di categoria professionale – il dazio più alto, essendo sovraesposto al rischio: un particolare che nessuno dovrebbe mai scordare.

Giovanni Gardani

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