Covid e colori: Lombardia,
nessuna speranza arancione
La data in cui confidava il territorio era quella del 26 marzo, giorno del monitoraggio settimanale dell’Iss. Ma i dati non sembrerebbero portare a un cambio di colore: sebbene ci siano segnali di miglioramento resta ancora molto forte la pressione sugli ospedali.
“Siamo in zona rossa fino a Pasqua, in questo momento abbiamo una stabilità dell’Rt ma non abbiamo elementi per poter dire che torniamo indietro” in zona arancione”.
Lo ha detto il direttore generale del Welfare di Regione Lombardia, Giovanni Pavesi, nel corso di un’audizione alla Commissione Sanità del Consiglio Regionale lombardo.
La data in cui confidava il territorio era quella del 26 marzo, giorno del monitoraggio settimanale dell’Iss. Ma i dati non sembrerebbero portare a un cambio di colore: sebbene ci siano segnali di miglioramento resta ancora molto forte la pressione sugli ospedali.Nei report lombardi c’è un elemento di estrema fiducia: riguarda il trend dei contagi. Una frenata importante della diffusione confermata dagli andamenti dell’Rt: tutte le curve provinciali flettono, in particolare a Brescia (0.83), dove il delta è più ampio vista la crescita altissima di casi nello scorso mese. Rt sopra l’1, anche se di poco, solo a Sondrio, Mantova, Cremona e Lodi. Con il caso particolarmente incoraggiante di Milano, a 0,91. Ma l’indice racconta una tendenza, quello che sta per succedere.Il problema della Lombardia resta il presente, spinto dai pessimi numeri del recente passato. Per questo verrà conservata in fascia rossa, proprio perché l’incidenza dei casi resta alta: la media regionale, per quanto in lieve calo, è a 299, per la prima volta però sotto il tetto psicologico di 300. Brescia (435) e Mantova (390), dove si registrano i dati più alti, sono comunque in calo, intorno al 15 per cento.
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