Interviste

Api, si sta per chiudere l'era Griffini:
"Un'esperienza entusiasmante"

“In questo momento la maggior parte delle aziende ha tante commesse, ma non nascondo la preoccupazione perché, a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime, potrebbe esserci a breve un contraccolpo negativo con un calo dei consumi”.

Anche Apindustria Confimi Cremona, come numerose associazioni di categoria del territorio, si sta preparando al rinnovo delle cariche. Abbiamo incontrato Alberto Griffini, presidente uscente, al timone dell’organizzazione territoriale da quasi dodici anni.

Presidente Griffini, Apindustria fa parte di Confimi, Confederazione dell’industria manifatturiera italiana. “Esattamente: si tratta di un’associazione delle imprese manifatturiere che riunisce circa 50mila aziende in Italia, per un fatturato complessivo di 70 miliardi di euro. Il nostro obiettivo è salvaguardare la piccola industria nel paese, ossia il settore economico che produce la quota più rilevante del Pil nazionale. Crediamo che i servizi ma anche le iniziative di carattere sociale siano possibili solo grazie alla presenza dell’industria manifatturiera. Ecco perché pensiamo di dover essere ascoltati dalla politica: difendere l’industria significa tutelare anche il resto”.

Quante imprese aderiscono ad Apindustria Cremona e quale è il ruolo dell’associazione sul nostro territorio? “Apindustria Cremona associa più di 250 imprese medio piccole. In questi anni, grazie ad un consiglio molto unito e molto propositivo, sono state numerose le iniziative intraprese. In particolare, abbiamo lavorato molto bene con le altre associazioni territoriali, ad esempio per salvaguardare il polo fieristico cremonese, secondo in Lombardia per spazio espositivo e tra i pochi in Italia ad avere un bilancio in attivo”.

Lo spostamento della mostra della Frisona da Cremona a Montichiari rappresenta però un duro colpo per il polo cremonese. “Sì, ma dobbiamo evidenziare come sia solo l’associazione della razza Frisona ad aver effettuato questa scelta. Cremona resta comunque il vero centro del bovino da latte. Certo non possiamo sederci sugli allori del passato, ma dobbiamo dare nuovo impulso alla fiera: questo tuttavia dipenderà anche dalle scelte della politica che spero possa ascoltarci”.

A Cremona si parla spesso di deficit infrastrutturale per questo territorio. Lei cosa ne pensa? “Ritengo che sia importante, se allarghiamo lo sguardo, non fossilizzarci solo sulle autostrade, perché i costi di trasporto sono altissimi. Le navi portacontainer possono trasportare 20mila container con 26 membri dell’equipaggio, mentre noi portiamo un container su un camion con un autista che si deve fermare ogni due ore. Dobbiamo pensare di portare la merce sull’acqua dove possibile. Il trasporto di gomma va bene per le piccole tratte, ma pensare oggi ad un camion che dalla Romania va a Lisbona è anacronistico”.

Quindi lei è contrario alla realizzazione dell’autostrada tra Cremona e Mantova? “Sono un ingegnere e sono abituato a fare i conti. Tra Cremona e Mantova passano oggi 10mila autoveicoli al giorno: nessuna autostrada si sostiene con questi numeri. Meglio quindi riqualificare la statale numero 10 e potenziare la rete ferroviaria per il trasporto delle merci, in modo che le strade si liberino dai tir. Dobbiamo avere una visione del futuro, le merci devono seguire altre rotte, guardiamo avanti con la tecnologia oggi a disposizione”

Quale è stato di salute delle piccole e medie imprese manifatturiere cremonesi dopo la pandemia? “In questo momento la maggior parte delle aziende ha tante commesse, ma non nascondo la preoccupazione perché, a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime, potrebbe esserci a breve un contraccolpo negativo con un calo dei consumi”.

Quando finirà il blocco dei licenziamenti ci sarà un’emergenza occupazionale? “Questo problema esiste ma devo dire anche che oggi gli imprenditori stanno facendo fatica a trovare personale, anche non qualificato. Troppa protezione infatti non apre il mercato. Credo sia stato un errore ad esempio elargire il reddito di cittadinanza in modo indiscriminato”.

Cosa chiedete principalmente al governo nazionale e a quello regionale? “Secondo noi è fondamentale ridurre la burocrazia che per le pmi è devastante: a differenza delle grandi aziende, non abbiamo all’interno esperti a tempo indeterminato; affrontare la burocrazia italiana può essere molto critico per una piccola impresa”.

Si sta concludendo la sua esperienza alla guida di Apindustria Cremona. Può tracciare un bilancio di questi anni? “Sono stato presidente per tre mandati e credo quindi che ora sia giusto l’avvento di nuove persone con idee innovative. Io posso solo dire che è stata una bellissima esperienza e che ho cercato di dare il mio contributo per il bene delle imprese. L’associazione in questi anni è certamente cresciuta, anche grazie al lavoro del direttore Paola Daina. Abbiamo proposto corsi di formazione di alto livello e servizi innovativi per gli associati. Spero che il nuovo consiglio e il nuovo presidente, che saranno eletti in settembre, possano continuare a rappresentare al meglio la piccola industria manifatturiera cremonese”.

Guido Lombardi

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