Inquinamento Cremona, Degli Angeli
(M5S): "Anni che chiedo interventi"
Degli Angeli: “Eppure ci sono politici locali che hanno ricoperto anche incarichi di prestigio che continuano a girarsi dall'altra parte, a negare il problema e minimizzano il problema negando l’ufficialità del dato".
“L’Istat boccia la qualità dell’aria dell’intero bacino padano, compreso tutto il cremonese con il capoluogo capofila come seconda città più inquinata d’Europa”. Lo spiega Marco Degli Angeli, consigliere pentastellato di Regione Lombardia il quale aggiunge: “Le maggiori concentrazioni di PM2,5 avvengono proprio in Lombardia. Dove il limite dovrebbe essere quello di 25 μg/m3 recenti dati Arpa attestano come a Cremona, Soresina e Spinadesco la media annua risulti rispettivamente pari a 26 μg/m3, 27 μg/m3 e 28 μg/m3”.
Aggiunge Degli Angeli: “Eppure ci sono politici locali che hanno ricoperto anche incarichi di prestigio che continuano a girarsi dall’altra parte, a negare il problema e minimizzano il problema negando l’ufficialità del dato o meglio, asserendo durante delle interviste che non si tratta di dati ufficiali. Peccato che adesso anche dall’ISTAT, dopo lo studio dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea) confermi l’allarme per Cremona e per tutta la Lombardia”. Dati alla mano, lo studio epidemiologico già avviato a Cremona evidenzia come nel solo comune capoluogo ci sia stato un incremento delle ospedalizzazioni a causa di patologie respiratorie. Si parla di un +14 % per Cremona e di un +33 % nei comuni limitrofi.
E se sempre l’AEA ha stimato che, per il solo 2018 ci sono stati 59.500 decessi in Italia legati agli inquinanti atmosferici collegati al Pm2,5, guardando il dettaglio regionale fornito dalla stessa Agenzia sul Pm 2.5, è possibile apprendere che quasi la metà dei decessi, oltre 24mila, avviene nel bacino padano. Conclude Degli Angeli: “Questi dati preoccupanti evidenziano la cogente necessità di agire in modo tempestivo e soprattutto evidenziano come, nella nuova legge sulla riforma sanitaria, Regione Lombardia dovrà mettere particolare attenzione all’epidemiologia, unico strumento utile e pianificare strategie sanitarie coese. Altrettanto chiaro è come, assieme a Regione, dovranno anche essere i sindaci dei territori a maturare una maggior consapevolezza. Finora, infatti, c’è stata troppa inerzia”.
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