Casalmattori, a Cingia il
teatro per (e con) gli anziani
I Casalmattori ringraziano profondamente Il Presidente della Fondazione Dott. Riccardo Piccioni e il direttore sanitario Isabella Salimbeni per questa opportunità: “Siamo stati bene, ci siamo sentiti a casa, ci siamo commossi e inteneriti"
Dopo il 22 settembre e l’11 dicembre sabato prossimo, 18 dicembre, si concludono, per quest’anno, gli incontri tra i Casalmattori e gli ospiti della Fondazione Elisabetta Germani di Cingia dè Botti, incontri con tre reparti differenti durante i quali la compagnia amatoriale ha rappresentato la loro richiestissima pantomima sulle note della Rapsodhy in Blue di Gershwin. Diciamo richiestissima perché in effetti chi l’ha vista una volta di solito la richiede nuovamente tanto è bella. Totalmente ideata da Arianna Novelli, racconta di una sala d’attesa di una stazione ferroviaria dove si aspetta un treno, che un po’ come Godot, sembra non arrivare, favorendo nervosismo ulteriore alle vite già frenetiche delle varie persone che son lì in attesa. Ma a differenza della pièce di Beckett questa scioglie le tensioni e le frustrazioni con l’arrivo inaspettato di un clown e di una strana valigia contente parrucche, nasi e palloncini che volano in alto ad indicare la sorpresa, lo stupore la speranza. Il clown, con la sua euforia, spazza via ogni tristezza, ogni disagio, ogni rigidità e riconduce tutti all’infanzia, alla spensieratezza, alla leggerezza, all’amore. Il treno di fatto non arriva, ma non è più importante, i personaggi hanno subito una benefica trasformazione, non c’è più fretta, non c’è più ansia, non c’è più solitudine. E questa atmosfera allegra e affettuosa ben si sposa con l’animo degli anziani e dei malati, ospiti della struttura, ben si sposa con la loro voglia di giocare, di ridere e di stare insieme. Momenti di scambio intensi, scambi di gioia e di tenerezza durante i quali non è mancata anche qualche lacrimuccia. I Casalmattori ringraziano profondamente Il Presidente della Fondazione Dott. Riccardo Piccioni e il direttore sanitario Isabella Salimbeni per questa opportunità: “Siamo stati bene, ci siamo sentiti a casa, ci siamo commossi e inteneriti; siamo felicissimi per questo scambio di amorosi sensi, per avere regalato sorrisi, per avere trascorso momenti davvero intensi. Crediamo che la fusione, la rete e l’unione che si sono create tra noi, gli ospiti e tutti gli operatori della fondazione faranno sì che la collaborazione continui. Un sentito grazie lo rivolgiamo anche a Don Arrigo, che molto gentilmente, ci ha permesso di usufruire di una delle stanze dell’oratorio di San Leonardo per fare le prove togliendoci un bel problema”.
N.C.