Pontirolo, lunedì messa a dimora
della Madonna del Coronavirus
Anche quest’anno la processione sarà rinnovata, con la fede e l’impegno di sempre. Dando ancora lustro a un luogo profondamente caro al cuore di tanta gente. Ad anticipare l’appuntamento di lunedì sera, ecco invece, domenica 1 maggio, un’altra ricca giornata di appuntamenti

Una speciale sorpresa è prevista per lunedì sera, 2 maggio, a Pontirolo Capredoni. In occasione della fiaccolata (prevista per le 20.30 con partenza dalla chiesa di San Rocco) e della celebrazione alla cappelletta votiva di Santa Maria di Lamo sarà inaugurata e benedetta, all’interno della stessa “bomboniera” mariana, una immagine in terracotta dedicata alla Madonna del Coronavirus. Tutto questo grazie all’iniziativa e all’impegno, ancora una volta, della famiglia Griffini Capelletti che, con grande dedizione e amore, si prende cura della cappella mariana. L’opera è stata realizzata dall’artista Luciano Marini di Isola Dovarese (lo stesso che ha realizzato la meridiana della Cascina Pontirolo) e, con lui, ha collaborato Mario Margotti, astrofilo che ha realizzato i calcoli per la stessa meridiana con l’ora locale di Pontirolo.
Una iniziativa ricca di significato che la famiglia Griffini Capelletti, conscia di quanto sia radicata localmente la fede nella Beata Vergine Maria, ha voluto (anche con l’inizio del mese mariano di maggio) per pregare a chiedere la protezione di Maria sul territorio dopo la pandemia. Un’altra Madonna del Coronavirus, per la cronaca, è stata realizzata a Venezia, nel sottoportego della Peste (che contiene quadri e ricordi della terribile pestilenza del 1630), a pochi passi da San Francesco della Vigna. L’opera, dell’artista veneziana Maria Terzi, prende spunto dalle raffigurazioni materne tipiche dell’arte africana. Al tempo stesso è un chiaro richiamo alle speranza di guarigione dalla malattia.
Dopo Venezia, quindi, ecco un’altra iniziativa analoga che sbarca nel “cuore” delle nostre terre, ed abbraccia la fede mariana di tanti. L’appuntamento, come anticipato, è per lunedì sera, 2 maggio, alle 20.30, partendo dalla chiesa di San Rocco per la cappelletta di Santa Maria di Lamo, detta anche dei morti di Pontirolo, un luogo in cui fede, storia e mistero si fondono in modo superlativo. Un baluardo di grazia, in mezzo alla campagna, dedicato a Maria. In una terra in cui chiese, oratori e cappelle dedicate alla Madre di Gesù si moltiplicano, a dimostrare la fecondità di una fede mariana che, nel casalasco, da secoli, è sempre stata viva e fiorente.
Una bomboniera mariana, la cappelletta di Pontirolo, dalla storia importante. Basta attingere alle fonti storiche per scoprire che, di fatto, si tratta dell’ultimo segno rimasto di un luogo in cui si trovavano almeno un’altra chiesa e diversi edifici, ormai scomparsi. Il nome prende origine dai Lamo, nobile famiglia decurionale cremonese (1100-1628) di cui faceva parte anche Alessandro Lamo, frate cappuccino, storico e poeta nato in Spagna nel 1555 e morto nel convento di Milano nel 1612 (ricorre quindi il 410° anniversario della scomparsa). Fu segretario del Nunzio Apostolico Ludovico Taverna, vescovo di Lodi ed entrò nell’ordine dei frati cappuccini col nome di Padre Ignazio. Fu inviato in Svizzera a fondare l’ordine dei cappuccini esercitando le funzioni di guardiano e di maestro dei novizi. I Lamo erano, tra l’altro, imparentati coi Picenardi. La cappelletta sorge sul Campo dei Morti che, nel Catasto teresiano, apparteneva al marchese Cesare Francesco Soresina della non lontana Villa Medici del Vascello di San Giovanni in Croce.
Il sacro edificio, come anticipato, è definito anche dei Morti di Pontirolo. Lamo, per la prima volta, appare in un documento legato alla donazione fatta nel 1164 dall’imperatore Federico Barbarossa al vescovo di Cremona Presbitero da Medolago. A proposito del Barbarossa, a margine è doveroso ricordare che, non lontano da Pontirolo, fu anche fondatore del nucleo originario di San Pietro in Mendicate. Tornando al documento del 1164, questo fa dedurre che Lamo era un aggregato di edifici e di fondi e che, fin da allora, esisteva una chiesa dedicata a Santa Maria con tanto di cimitero. Sempre nel medesimo documento è citata anche una “ecclesia” vecchia che sorgeva lungo la strada che da Lamo portava “Ad domo de Sachis”. E’ altresì certo che già all’inizio del XIII secolo la località “De Lamo”, insieme a quella “de Gatariolo” faceva parte del distretto della Pieve di San Maurizio: nell’atto del 1211 in cui i fratelli Guiscardo, Egidio e Tedisio de casali dichiarano di essere vassalli del vescovo Sicardo per la pievania di San Maurizio si parla del territorio di Lamo Un altro documento datato 30 marzo 1464 cita Giacomo dè Crotti come rettore della chiesa di Santa Maria di Lamo mentre il 15 marzo del 1499 don G.Battista Crotti viene investito del beneficio della chiesa semplice di Santa Maria di Lamo.
E’ assai probabile che i due sacerdoti fossero imparentati tra loro visto che, specie in quelle epoche, accadeva di frequente che, come successori alla guida di una determinata chiesa, oratorio o cappella venissero designati membri di una stessa famiglia. Passando al XVI secolo ed esattamente al 1518 ecco che nel Census Ecclesiarum è elencata, tra le chiese oltre Porta S.Michele, come ecclesia di Santa Maria di Lamo mentre un rogito del 1526 del notaio Sfondrati parla di don Guidangelo Rossi come chierico beneficiario della chiesa “Sine cura” di Santa Maria di Lamo.
Passando al 1575 ecco che Alfonso Picenardi, a nome degli uomini e delle donne di Pontirolo, con Anselmo da Laglio di Colombarolo e Benedetto Bolzeri delle Canove domandano a San Carlo Borromeo, allora visitatore apostolico di Cremona, di dare ordine di restaurare la chiesa ormai in rovina. Una supplica in cui non si fa alcun cenno degli abitanti di Lamo. Un particolare, questo, tutt’altro che irrilevante, che lascia dedurre che il villaggio fosse già scomparso. Cosa lo ha “cancellato”? Probabilmente una delle tante guerre che all’epoca si combattevano o, perché no, la possibilità che sia stato abbandonato dagli abitanti che potrebbero essersi trasferiti nei vicini centri di Pontirolo, Colombarolo e Canove, dove esistevano con ogni probabilità terreni qualitativamente migliori da lavorare, visto che “Lama” significa luogo paludoso.
Andando avanti di quasi un paio di secoli, nel 1708 la nobile famiglia Settala prese possesso del chiericato di Santa Maria di Lamo e Ronca nel luogo di Pontirolo, nel quale si vede che la chiesa di quel beneficio, altre volte parrocchiale, era distrutta ed era rimasto un solo muro a forma di cappella col dipinto della beata Vergine Immacolata. Sempre i Settala presero anche possesso di un oratorio dello stesso luogo di Pontirolo spettante alla famiglia Capredoni. Il 16 dicembre 1801, con tanto di atto ufficiale, l’edificio cessò di essere un beneficio della chiesa e divenne di proprietà privata passando a Giovanni Gerelli, fu Giuseppe, per poi subire nel corso del tempo numerosi passaggi di proprietà. Se da una parte perse importanza ufficiale e giuridica, dall’altra continuò ad essere un luogo molto caro alla fede e alle pietà di tante persone del territorio. Nel tempo, anche attualmente, tanti devoti vi si sono fermati in preghiera, portando anche offerte, ex voto, chiedendo grazie o portandosi via un pizzico di terra ritenuta benedetta. Ogni anno, e sarà così anche tra qualche settimana, il lunedì dopo la prima domenica di maggio, tanti fedeli vi si radunano in processione, e in preghiera, con stendardi, ceri e fiaccole, intonando litanie, giaculatorie e invocando la benedizione celeste sulle campagne.
Anche quest’anno la processione sarà rinnovata, con la fede e l’impegno di sempre. Dando ancora lustro a un luogo profondamente caro al cuore di tanta gente. Ad anticipare l’appuntamento di lunedì sera, ecco invece, domenica 1 maggio, un’altra ricca giornata di appuntamenti, alla Cascina Pontirolo, patrocinati dal Comune di Piadena Drizzona e dall’Unità Pastorale di Piadena, Vho e Drizzona, Qui, dalle 10 alle 18, i madonnari dipingeranno a terra e su tavola, gli artigiani presenteranno le loro creazioni e sarà possibile visitare la mostra fotografica “Il Po ieri e oggi” con gli scatti di Michele Mendi (delegato provinciale della Lipu di Parma e membro del direttivo nazionale della stessa Lipu) e di chi scrive queste righe. Per quanto riguarda i madonnari hanno già dato la loro adesione Michela Vicini (autrice delle opere d’arte che impreziosiscono i silos e altri angoli della Cascina), Federico Pillan, Michela Bogoni e Mariano Bottoli. Interverranno anche Laura Righi con le sue poesie, i maestri casari Giampaolo Stanga e Marino Bergamaschi con i loro formaggi, Alcide Zapponi con le sue creazioni artistiche in ferro battuto; Katarzyna Brzezinska e Marzena Rafacz con le loro saponette artigianali naturali (nell’occasione presenteranno anche la Radice di luce illustrandone i benefici) mentre Marianne Sierra presenterà lampade, saponette e candele.
Eremita del Po, Paolo Panni