Matteo Maria Zuppi e don Primo
Mazzolari: un legame profondo
Il Cardinale Zuppi era stato proprio a Bozzolo, nel 2019, celebrando la messa in occasione del 60esimo della morte di Don Mazzolari ed anche in quella occasione, con parole magistrali, aveva esaltato la straordinarietà del messaggio lasciato dallo stesso Don Mazzolari
Una breve ma intensa lezione di pace, citando apertamente il Servo di Dio Don Primo Mazzolari. A pronunciarla, anzi a scriverla, proprio in questi giorni, è stato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo metropolita di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Regionale dell’Emilia Romagna. Non è la prima volta che il porporato manifesta la sua profonda stima nei confronti del grande “Parroco di Bozzolo”.
Il Cardinale Zuppi era stato proprio a Bozzolo, nel 2019, celebrando la messa in occasione del 60esimo della morte di Don Mazzolari ed anche in quella occasione, con parole magistrali, aveva esaltato la straordinarietà del messaggio lasciato dallo stesso Don Mazzolari. Questa volta l’arcivescovo di Bologna ha invece risposto agli auguri pasquali ricevuti dalla comunità parrocchiale di Samboseto, frazione di Busseto (Parma) presso la quale si era recato nel settembre scorso per commemorare il suo predecessore, il cardinale Carlo Caffarra. Nel biglietto d’augurio l’arcivescovo di Bologna cita alcune frasi di don Primo Mazzolari circa la guerra e la pace evidenziando che per il “parroco di Bozzolo”, fare pace “è prima di tutto fare posto a tutti gli uomini, vicini e lontani, e riconoscere che Cristo è l’unico fratello di tutti. C’è guerra – aggiunge – quando non c’è spirito di fraternità, quando non c’è tolleranza, quando c’è invidia, quando c’è incompatibilità a vivere insieme. Tutte le volte che ci portiamo via un po’ di terra in più, un po’ di pane in più, un po’ di mare in più, un po’ di sole in più, questa è la guerra”.
La pace insomma non si concilia con gli egoismi individuali, familiari e nazionali, e neppure con lo spirito di supremazia sia di nazione come di popolo, sia di classe come di razza perchè la pace non può crescere dove il desiderio di star bene e di far bella mostra di sè è l’unico desiderio. Una vera catechesi sulla pace quella scelta dal cardinale come augurio pasquale, in un tempo in cui la guerra turba i cuori. e il futuro del nostro Paese. A darne pubblicamente lettura è stato il parroco di Samboseto e di Busseto don Luigi Guglielmoni, teologo, grande estimatore, a sua volta, di Don Mazzolari che ha citato durante l’omelia del 25 Aprile in collegiata a Busseto.
Il cardinale Zuppi aveva citato Don Mazzolari anche in occasione dei recenti funerali di David Sassoli dicendo “Ci stringiamo ad Alessandra, che con David ha camminato mano nella mano dai banchi di scuola, Livia e Giulio, ai suoi fratelli e sorelle e ai tanti che lo consideravano “uno di noi”, quasi istintivamente, per quell’aria priva di supponenza, di alterità, empatica, insomma un po’ per tutti un compagno di classe! David ci aiuta a guardare il cielo, a volte così grande da spaventare, che mette le vertigini, lui che lo ha cercato sempre, da cristiano in ricerca eppure convinto, che ha respirato la fede e l’impegno cattolico democratico e civile a casa, con i tanti amici del papà e poi suoi, credenti impetuosi e appassionati come Giorgio La Pira o Mazzolari, come Davide Maria Turoldo, del quale porta il nome”.
Inoltre, durante la messa crismale a Bologna del 2021 aveva detto: “Dio non è un prestigiatore che fa comparire le cose fatte, ma le prepara attraverso la concorrenza di tutte le forze. Dio semina sempre. Ci sono stagioni e tempi più adatti. Io credo che la nostra sia un’epoca di grande semina”. Parole, queste, prese direttamente da Don Primo Mazzolari e risuonate nella Cattedrale di Bologna idi fronte a decine di sacerdoti e religiosi dell’arcidiocesi felsinea. “Anche io credo – aveva commentato il cardinale Zuppi – che oggi sia un’epoca di una grande semina. Non ci serve trovare tutte le risposte ma scrollarci la tristezza che indebolisce, che non fa gustare il tanto che pure abbiamo e non ci fa accorgere dell’oggi nel quale il Signore continua a parlare. Lasciamoci riempire, in questo tempo difficile per tutti, dall’entusiasmo spirituale, cioè lasciamoci trasportare dal vento di Dio, essere pieni di Lui, ben diverso da eccesso o stravaganza. L’entusiasmo spirituale è l’illuminazione interiore che ci porta ad affrontare con fiducia la prova, pieni di un amore incondizionato che dilata il cuore e ci rende capaci di guardare l’oggi e di costruire il futuro, liberi non solo di registrare le difficoltà, ma di affrontarle con nuova passione. E mai da soli, ma sempre con l’umile e paziente comunione”.
Ma non è finita perché il porporato ne aveva parlato anche a Manerbio, solo pochi mesi fa, durante il Festival Filosofi lungo l’Oglio, affermando (e citando quindi una espressione di Don Primo Mazzolari) che “la Chiesa è un ospedale da campo” alludendo a chi non sente perché non vede, a chi sta nei salotti e si accorge di qualche filo di fumo, laggiù sull’orizzonte e basta portando una ricetta finale molto semplice: scegliere, accrescere il valore della responsabilità, risentirci, normalmente, fragili, bisognosi di pace con l’altro e dunque, in quel momento, meno fragili. Infine, anche nel volume “Dilexit Ecclesiam. Servitore della comunione” realizzato nel 2021, in occasione del 75.mo compleanno di monsignor Massimo Camisasca, vescovo emerito di Reggio Emilia, il cardinale Zuppi ha scritto un contributo citando don Mazzolari, confermando la sua ammirazione per il “parroco di Bozzolo”. Con la speranza che, questo, possa salite presto alla Gloria degli Altari. A questo riguardo va ricordato che da cinque anni il vescovo di Cremona monsignor Antonio Napolioni ha ufficialmente introdotto la causa di canonizzazione di don Primo Mazzolari ordinando che si apra il processo sulla vita, le virtù e la fama di santità del servo di Dio.
Eremita del Po, Paolo Panni