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Roccabianca, domenica convegno
Esplorando il futuro del Po

Sul tema, di particolare attualità, si confronteranno il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del Po Meuccio Berselli; il direttore generale dell’Aipo Luigi Mille ed i sindaci dei Comuni rivieraschi del Po. A moderare sarà il professor Renzo Valloni, dell’Università degli studi di Parma

Domenica 10 luglio, alle 9.30, in località Le Scalette, a Stagno di Roccabianca, presso l’associazione Nautica, su iniziativa del circolo Aironi del Po di Legambiente, tavola rotonda dal titolo “Esplorando il futuro del Po. Gli interventi del PNRR- Rinaturazione del fiume, quali ricadute”. Sul tema, di particolare attualità, si confronteranno il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del Po Meuccio Berselli; il direttore generale dell’Aipo Luigi Mille ed i sindaci dei Comuni rivieraschi del Po. A moderare sarà il professor Renzo Valloni, dell’Università degli studi di Parma. La giornata è patrocinata da Mab Po Grande Unesco. Nel pomeriggio, e in serata, quindi appuntamenti tra fede, folclore, gastronomia e ambiente, come già anticipato su ogliponews.it. Sempre in località le Scalette, a Stagno Parmense, all’associazione Nautica si partirà alle 14.30 con l’imbarco per l’attraversamento del fiume. Alle 15.30 appuntamento col Big Jump 2022 (evento voluto e promosso dagli Aironi del Po di Legambiente) da spiaggia attrezzata. Questo appuntamento, conosciuto anche come “Grande tuffo” (con la speranza, ormai remota, che un giorno in Italia si riprenda a parlare la lingua di Dante e si lascino le inglesaggini alla cupa Londra, con chi scrive queste righe che resta in eterna attesa di sapere da qualche “sapientone” se il parlare inglese, in Italia, provochi godurie o moti libidinosi perché, diversamente, si può continuare a parlare la nostra bellissima lingua) rientra nell’ambito della 19esima edizione del “Big Jump”, Festa Europea per la vita e la balneabilità dei fiumi che ha lo scopo di riavvicinare le genti ai propri corsi d’acqua, dopo decenni in cui gli stessi sono stati considerati il recapito delle fogne e dei rifiuti delle città o una risorsa da utilizzare fino all’ultima goccia d’acqua. Su quest’ultimo aspetto ce ne sarebbero da dire tante, visto che il Po viene trattato come una cloaca da decenni, finisce al centro dell’attenzione solo quando è in secca o quando è in magra (con progetti, idee e proposte da paragonare, in larga parte, a nefandezze, come quelle che ultimamente stanno avanzando i digaioli, gente che generalmente non sa nemmeno dove nasce il Po) e, per quanto riguarda il fatto di riavvicinare la gente, anche questa continua a restare una bella speranza. Dal “Grande Tuffo” si rientrerà alle 16.30. Quindi, alle 18, , in riva al fiume, come ogni anno, celebrazione della messa presieduta dal vescovo di Fidenza monsignor Ovidio Vezzoli. Seguirà la benedizione del Po con tradizionale omaggio da parte del sindaco di Roccabianca, Alessandro Gattara. Alle 20, infine, serata gastronomica “Dal Po al Rio de La Plata” con torta fritta, salumi tipici e grigliata argentina. Come anticipato la giornata vede, tra i suoi principali promotori, il circolo Aironi del Po di Legambiente che, in questi giorni, è intervenuto anche sul problema siccità. Situazioni di questo tipo, del resto, anche a fronte dei cambiamenti climatici, purtroppo, non sono più una novità. “Sono più di vent’anni che assistiamo ad una continua crisi idrica una dietro l’altra – evidenzia il circolo Aironi del Po di Legambiente col suo presidente Massimo Gibertoni – In passato si vivevano queste crisi a cui seguivano situazioni di normalità. I cambiamenti climatici hanno creato grandi problemi per fronteggiare queste crisi. In particolare nel bacino del Po si sono registrate negli ultimi 30 anni temperature crescenti ad un ritmo elevato ( le massime sono aumentate di 2,5°), e precipitazioni in calo notevole (sino al 20%)”. Secondo Gibertoni il primo passo da compiere è quello di “fare un vero bilancio idrico (quanta risorsa acqua abbiamo, quanta ne possiamo usare). Per affrontare queste crisi – sostiene – si devono valutare diverse opzioni: il riuso delle acque reflue, la formazione di accumuli temporanei, la gestione della parte montana del bacino idrografico per aumentare la funzione di accumulo naturale delle acque, la conservazione dell’acqua. E anche attuare azioni per evitare le cause che hanno aggravato questa crisi: rivedere il sistema delle concessioni, di cui non si conoscono neanche i dati esatti di prelievo sia dal fiume Po sia dagli affluenti; ridurre gli sprechi idrici; riconsiderare le tipologie di culture come il mais destinato a utilizzo energetico che richiedo tantissima acqua; aumentare l’efficienza nell’uso della risorsa a livello consortile riprogettando la rete di distribuzione, come si sta iniziando a fare e a livello aziendale adottando sistemi più efficienti e limitando il prelievo dalle falde”. Per quanto riguarda più strettamente il Po, secondo il circolo di Legambiente “bisogna ripensare alla modalità di gestione del fiume indirizzata in modo anacronistico alla navigazione commerciale. Tutte le opere idrauliche sono in funzione di creare un canale navigabile per barche di grandi dimensioni provocando la canalizzazione del fiume con conseguente scorrimento veloce delle sue acque e senza che queste possano essere trattenute nelle lanche e nei rami secondari che sono scomparsi. Riteniamo che le opere previste dal Pnrr di abbassamento dei pennelli possano essere di grande aiuto”.

Eremita del Po, Paolo Panni

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