Cattiveria e ignoranza umana: non
serve andare troppo lontano
Caro direttore,
Oggi mi trovavo, come ogni giorno, in aperta campagna, in silenzio, a osservare (cosa diversa dal guardare) la natura, i suoi spazi, le sue meraviglie (che sono tali in ogni tempo e in ogni stagione), lontano dalla presenza dell’uomo, visto che ogni giorno mi sento (con fierezza) sempre più selvaggio. Il silenzio, ad un tratto, viene rotto dal miagolio disperato e continuo di un gattino ormai stremato, rifugiato in aperta campagna sotto ad un piccolo ponte, isolato e distante da qualsiasi abitazione. Evidentemente abbandonato ma abituato all’uomo (diversamente non si sarebbe lasciato avvicinare facilmente), pieno di pulci, affamato e chiaramente disperato. Non esito un istante, lo recupero, faccio in modo che capisca che non ho alcuna brutta intenzione e mi faccio un paio di chilometri a piedi per portarlo a casa e rifocillarlo. Annullo ogni impegno e faccio in modo che possa avere, nell’immediato, le cure necessarie e una casa (entrambe le cose vanno in porto).
Purtroppo è la seconda volta che mi accade un fatto simile nel giro di poche settimane. In precedenza mi era successo di sabato sera, in piena estate, nella immediata periferia di Fidenza ed in quel caso un altro gattino era stato salvato grazie al pronto intervento (giusto ribadire di sabato sera, cosa tutt’altro che scontata) dei servizi comunali e della polizia locale. In quel caso, tra una parola e l’altra, mi era stato riferito che ormai si stava perdendo il conto degli animali d’affezione (soprattutto gatti) abbandonati.
Ormai non trovo più le offese con cui poter definire quei soggetti che si divertono, evidentemente, a fare queste azioni del tutto senza cuore. A loro rivolgo un solo augurio, di tutto cuore: quello di trovarsi presto, a loro volta, a trovare riparo sotto ad un ponte (cosa che, con i tempi che corrono, e grazie anche alle scelte di buonisti e buontemponi vari in giacca e cravatta, non è affatto difficile che accada). Con una differenza: quella di essere ignorati da tutti.
Qualcuno, sentendomi dire queste cose (assolutamente sentite, non ritirerei una sola parola) mi ha risposto che sotto ad un ponte potrei finirci anche io. Il qualcuno può stare tranquillo: ho già individuato un posticino in mezzo ai monti, un paesello dove non abita nessuno da almeno trent’anni. Il luogo ideale per le esigenze del sottoscritto, il posto migliore in cui poter vivere, solo se il sindaco del luogo mi darà il permesso di poter distruggere la strada che arriva al paesello (così da evitare visite sgradite). Naturalmente non rivelerò mai il nome del luogo, proprio per evitare rotture che sarebbero scontate.
Infine, qualcuno mi ha anche chiesto se preferisco gli animali all’uomo. La risposta è Certamente sì. Dagli animali ho sempre avuto lezioni di dolcezza,
fiducia, bontà, vicinanza e verità (sì, verità). Dall’uomo ho avuto un numero incalcolabile di esempi di superficialità, ignoranza, banalità, disonestà e opportunismo in nome sempre e solo del dio denaro (attenzione che quello non ve lo porterete nella tomba e nemmeno sotto i ponti). Lezioni che mi sono bastate.
Eremita del Po, Paolo Panni