Cronaca

Dagli antenati a Torricella al Brasile:
e adesso corre per Lula presidente

C’è un altro cremonese che era in corsa alle elezioni politiche, ma non in Italia, bensì in Brasile. Alessandro Antonioli (l’origine del nome non ammette discussioni) si è candidato in appoggio a Luiz Inàcio Lula da Silva, per tutti Lula, già presidente del Brasile dal 2003 al 2011. GUARDA LA FOTOGALLERY

C’è un altro cremonese che era in corsa alle elezioni politiche, ma non in Italia, bensì in Brasile. Alessandro Antonioli (l’origine del nome non ammette discussioni) si è candidato in appoggio a Luiz Inàcio Lula da Silva, per tutti Lula, già presidente del Brasile dal 2003 al 2011. Come noto, domenica scorsa le elezioni hanno dato un doppio segnale: il premier uscente di destra Jair Bolsonaro ha ottenuto la maggioranza dei seggi al Congresso (il Parlamento di Brasilia), ma nel primo turno delle presidenziali si è fermato al 43,2%, contro il 48,4% di Lula che ha sfiorato la vittoria prima del secondo turno.

Terza la candidata di centro Simone Tebet (4,2%). Domenica 30 ottobre si terrà dunque il ballottaggio, che vede favorito Lula, il quale però in caso di successo dovrebbe accordarsi con i deputati della parte avversa. Anche nel 2006 si fermò al 48%, ma nel ballottaggio stravinse col 60%. Antonioli non ce l’ha fatta, in quanto nello stato di Santa Catarina Bolsonaro ha avuto la meglio, così come in tutti gli stati più ricchi, che sono nel sud del Brasile.

Abbiamo contattato Alessandro Antonioli per un’intervista, e siamo partiti dalla sua storia personale, che è la storia di uno dei tanti figli degli immigrati cremonesi della fine dell’Ottocento.
«La mia famiglia – esordisce – proviene da Torricella del Pizzo. Mio bisnonno era Costantino Antonioli, e all’epoca del viaggio aveva solo 8 mesi. Partì con un folto gruppo di torricellesi (furono un centinaio a partire tutti assieme, correva l’anno 1886, ndr), accompagnato dal padre Francesco».

Fu una partenza alla quale partecipò l’intero paese, che salutò i tanti che si accingevano a emigrare con una Messa. Arrivarono nello stato del Rio Grande do Sul, dove combatté anni prima Garibaldi per l’indipendenza dal Brasile, e fondarono Veranopolis, una città che oggi conta decine di migliaia di abitanti.
«Anche i miei avi arrivarono a Veranopolis – conferma Antonioli -. Io vivo a Xanxeré, nel Stato limitrofo di Santa Catarina».

Il suo italiano è ottimo, come mai?
«Mi mancano spesso le parole, ma lo studio da 3-4 anni, è una lingua bellissima. Poi nel 2021 ho acquistato un appartamento in Italia, tra le province di Alessandria e Genova. Inoltre lo scorso aprile ho visitato Torricella del Pizzo assieme a mia madre. Siamo stati in chiesa, in piazza e abbiamo visto la cascina dalla quale partirono i nostri avi».

Come mai ha scelto un’altra parte d’Italia per comprare casa?
«In primo luogo il prezzo era buono, poi è una zona ben servita dai treni che per me significano libertà di spostarsi. A Torricella manca la stazione del treno». Meglio non parlare poi dello stato delle nostre linee ferroviarie.

Veniamo alla politica. Come sono andate le elezioni dal suo punto di vista?
«Nello Stato di Santa Catarina il voto è conservatore ed è andato a Bolsonaro. Il nostro è uno Stato piccolo, e i politici non si mostrano granché interessati. Dal governo centrale arrivano poche risorse, soprattutto negli ultimi tempi, ma nonostante questo il voto è andato a destra. Non capisco bene il motivo, forse è una questione di tradizione, di cultura, di ricchezza da difendere. Gli stati del sud sono più ricchi rispetto al nord che ha votato per Lula, ma anche da noi il Ministero del Lavoro ha scoperto diversi casi di schiavitù moderna e lavoro minorile. Il reddito è diviso tra poche persone, ma la maggioranza della popolazione non vuole contribuire a risolvere questo problema, che perdura da troppo tempo».

Per lei dunque era un’impresa difficile.
«Nel nostro stato Lula vinse nel 2002 con un grande vantaggio, ma in quelle del 2006 perse. Quest’anno è andata ancor peggio, anche se nella mia città, Xanxeré, abbiamo ottenuto un buon risultato. C’era anche un numero maggiore di candidati, il 30% in più rispetto al 2018».

Se Lula vincesse il ballottaggio dovrebbe confrontarsi con un Parlamento a maggioranza Bolsonaro. Cosa pensa che possa succedere?
«Al contrario di quel che accade in Italia, qui c’è la negoziazione col Congresso federale, e credo che il 30-35% dei deputati di Bolsonaro possano essere coinvolti formare il governo. Non potrà essere in forma tranquilla, ma sono fiducioso. D’altra parte Bolsonaro nell’ultimo mandato aveva anche la maggioranza al Congresso ma sono state poche le riforme approvate».

Il Movimento Democratico Brasiliano della Tebet ha il 4,2%. Come si schiereranno i suoi elettori?
«Credo che di quel 4% circa, solo l’1% sceglierà Bolsonaro, gli altri Lula. Anche nella mia città i politici del MDB non sono bolsonaristi; almeno, quelli che lo sono lo hanno già votato al primo turno».

Insomma, si aspettava un risultato del genere?
«Stimavo per Lula un risultato attorno al 50%, mi ha piuttosto sorpreso Bolsonaro che ha saputo catturare voti già al primo turno di piccoli partiti. La speranza della sinistra era che migrassero verso di noi, invece sono andati a lui».

In Italia il tema più seguito in merito alle elezioni brasiliane è l’Amazzonia: è stato evidenziato come il disboscamento si fosse fermato ai tempi di Lula e abbia ripreso la sua marcia con Bolsonaro. È sentito anche da voi il tema ambientale?
«Anche da noi è un tema spinoso, e mi riguarda direttamente: io lavoro nel settore pubblico, per l’Istituto Ambientale di Santa Catarina. Tutti sanno qui che Bolsonaro è favorevole al disboscamento, considerando che il Brasile ha ampi spazi, e lo stesso candidato governatore di Santa Catarina del partito di Bolsonaro è coinvolto nello schema di corruzione e disboscamento. Ci accorgiamo anche del cambiamento climatico: siamo in ottobre, l’inverno è in arrivo ma fa più freddo del solito. Al contrario Lula riusciva a intercettare anche diversi fondi internazionali che servivano per mantenere la vegetazione in Amazzonia e anche in altri luoghi boschivi del Brasile».

Anche in Italia abbiamo appena votato. Ha seguito le nostre elezioni?
«Ho visto qualcosa, ma devo dire la verità: sono stato assorbito da quelle che mi riguardavano. In ogni caso si conferma anche in Italia la tendenza mondiale che va verso la destra: assistiamo ovunque a comportamenti di rifiuto verso gli immigrati, verso i costumi e le tradizioni degli altri. Anche chi non ha niente e soffre la fame sembra si preoccupi più che altro dei “diversi”. È uno strano problema, e mi sembra che l’Italia non ne sia immune».

Beh, dunque arrivederci a Torricella.
«Certamente. È un paese che ha bisogno di nuove idee per svilupparsi, e ho pensato a tante cose che si potrebbero fare. Dobbiamo cambiare cultura, non accettando lo spopolamento ma pensando a costruire le condizioni affinché la gente venga. Nei paesi piccoli si può avere una qualità della vita migliore».

Per tirargli un po’ su il morale (si fa per dire) gli annunciamo che anche Torricella la rossa (alle prime elezioni dopo la scissione col Pds, Rifondazione Comunista qui segnò il record italiano con oltre il 37%) ha svoltato, tanto che i 4 partiti della coalizione di centrodestra hanno raccolto il 63%. Tentativo inutile.

V.R.

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