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Torricella per il 25 aprile
restaura l'epigrafe ai Caduti

“Il soldato di questo monumento ai Caduti - ha spiegato Bini - è colto nell’atto di camminare, sta andando avanti verso un nuovo futuro, invitandoci a seguirlo con coraggio. Questo monumento ci ricorda perché siamo liberi”. Il sindaco ha poi letto una poesia di Giuseppe Colzani dal titolo “Due paure”, chiudendo la breve ma sentita cerimonia. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

E’ stato un 25 aprile particolare a Torricella del Pizzo: interrompendo per qualche minuto la Festa del Pizzetto, infatti, il sindaco Sigrid Bini alle 15.30 di martedì ha scoperto una delle due epigrafi, che è stata restaurata, vicino al monumento ai Caduti di piazza Boldori. Un bersagliere ha suonato il Silenzio, mentre un organetto del Museo Amarcord ha suonato, attivato da Ernestino Marchetti, l’inno di Mameli. Anche i consiglieri comunali Francesco Galli e Gabriele Marchetti hanno affiancato il sindaco Bini.

“L’amministrazione ha deciso, nel ricordo di coloro che hanno combattuto per la Patria – ha detto il primo cittadino – di fare restaurare una delle due epigrafi. Questo monumento narra il travaglio di tutti gli italiani nella Seconda Guerra Mondiale: qui leggiamo i nomi dei nostri concittadini che hanno perso la vita combattendo sul fronte Nordafricano o Russo tra il 1940 e il 1943, ma anche i nomi dei deportati morti nei Campi di concentramento, o di coloro che sono morti nella guerra di Resistenza. Cito il nome di Mario Lupi, medaglia d’argento al valor militare, morto nella presa di Ancona nel luglio 1944. Era un soldato che l’8 settembre passò con gli americani, perché suo padre era morto nella Prima Guerra Mondiale, ucciso da mano tedesca”.

Nella foto l’epigrafe prima e dopo lo svelamento

“Il soldato di questo monumento ai Caduti – ha spiegato Bini – è colto nell’atto di camminare, sta andando avanti verso un nuovo futuro, invitandoci a seguirlo con coraggio. Questo monumento ci ricorda perché siamo liberi”. Il sindaco ha poi letto una poesia di Giuseppe Colzani dal titolo “Due paure”, chiudendo la breve ma sentita cerimonia.

G.G.

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